Amazon ha deciso di alzare considerevolmente il salario minimo dei suoi dipendenti statunitensi e britannici. Un aumento che porterà i dipendenti Amazon in USA, circa 250mila, a guadagnare fino a 15 dollari l’ora, una media di circa tre dollari in più. Un aumento che probabilmente arriva in risposta alle numerosissime critiche rivolte al CEO di Amazon Jeff Bezos, accusato più volte di aver creato una macchina che viaggia perfettamente spedita, ma spesso sulle spalle (e la fatica non adeguatamente retribuita) dei propri dipendenti.
Critiche che arrivavano anche dai piani più alti della politica statunitense, il senatore liberale Bernie Sanders infatti ha già impugnato una legge per penalizzare pesantemente tutti i colossi che costringono i loro dipendenti, pagandoli una miseria, ad appoggiarsi sui programmi statali di welfare: “Le paghe che vengono date sono così basse che molti devono ricorrere ai buoni pasto, all’assistenza sanitaria per i poveri, agli aiuti per la casa ed altri programmi di sostegno federale”.
Oggi lo stesso Sanders plaude all’iniziativa di Amazon: “Quello che oggi ha fatto Bezos è molto importante non solo per le centinaia di migliaia di dipendenti, ma potrebbe, e credo sarà, essere un colpo che verrà ascoltato in tutto il mondo”. E Bezos lo ammette senza problemi: “Abbiamo ascoltato i nostri critici, riflettuto a fondo riguardo a ciò che volevamo fare e abbiamo deciso che volevamo indicare la strada. Siamo felici per questo cambiamento ed esortiamo i nostri competitor ed altre aziende con un elevato numero di dipendenti ad unirsi a noi”. Un aumento che arriva in tempi non sospetti considerato che a brevissimo giro inizierà il walzer di assunzioni temporanee (120mila l’anno scorso) in vista del grande lavoro previsto durante le vacanze natalizie.
Ma ha ragione il senatore Sander quando parla di colpo sentito in tutto il mondo; anche i 40mila dipendenti Amazon inglesi infatti saranno investiti da questa felice ondata di aumenti salariali. Chi lavora per il più grosso colosso di e-commerce vedrà salire il proprio stipendio da 8 a 10,5 sterline l’ora; un aumento fondamentale considerato che qualche tempo fa la Living Wage Foundation, aveva calcolato in 10,20 sterline la quota per vivere una vita dignitosa nella costosissima Londra.
E in Italia? Era luglio scorso quando l'azienda annunciò l’intenzione dell’azienda di creare, entro il 2018, 1700 nuovi posti di lavoro. “Siamo impegnati a investire in Italia – diceva allora Mariangela Marseglia, Country Manager Amazon.it e Amazon.es - per migliorare continuamente i servizi che offriamo ai nostri clienti e per portare innovazione, in tutta Europa e in Italia, attraverso la ricerca e lo sviluppo in particolare negli ambiti del Machine Learning e della Robotica. Nel 2018 - conclude Marseglia - 1.700 nuovi dipendenti rafforzeranno i nostri team italiani per assicurare ai nostri clienti consegne più veloci, una selezione più ampia e maggiore convenienza”.
Ma per quanto riguarda gli stipendi la lotta era stata già fatta nel 2017 quando i lavoratori dello stabilimento Amazon di Castel San Giovanni avevano incrociato le braccia durante il Black Friday e minacciavano di farlo anche durante il periodo natalizio. Ai tempi, sul tavolo della trattativa tra azienda e sindacati, c’erano più che altro i turni di lavoro, il premio produttività e la gestione dei periodi di malattia.
Ma Amazon, tramite Fred Pattje, Amazon Operations Director per l'Italia e la Spagna, aveva risposto che l’azienda si sarebbe impegnata “a garantire un ambiente di lavoro ottimale per i dipendenti, con opportunità di sviluppo professionale, retribuzioni competitive e benefit” e ricordando che “tutti i dipendenti Amazon che lavorano nei centri di distribuzione, nel customer service o negli uffici corporate ricevono una retribuzione competitiva e un pacchetto completo di benefit, compresa l'assicurazione medica privata dal primo giorno di lavoro, assicurazione sulla vita, uno sconto per acquisti su Amazon e un piano pensionistico aziendale.
Amazon offre inoltre ai dipendenti dei centri di distribuzione un programma innovativo chiamato Career Choice che copre per quattro anni fino al 95% dei costi della retta e dei libri per corsi di formazione scelti dal personale, fino ad un massimo di 8.000 euro”.