"Dieci anni fa abbiamo dato vita ad Airbnb. Non riuscivamo a pagare l'affitto così abbiamo deciso di creare il nostro primo AirBed & Breakfast invitando 3 sconosciuti a passare la notte nella nostra casa. Tutti ci dicevano che la nostra idea non avrebbe mai funzionato: 'Sconosciuti non si fideranno mai l'uno dell'altro!'.
Dieci anni dopo, i viaggiatori hanno soggiornato in Airbnb più di 300 milioni di volte. Oggi ci troviamo a riflettere su come l'idea di far soggiornare milioni di persone a casa di sconosciuti si sia rivelata così di successo". Le parole sono di Brian Chesky e Joe Gebbia, ideatori e fondatori di Airbnb, in occasione dei festeggiamenti per il decimo anniversario del portale che anno dopo anno in questi ultimi felici dieci ha rivoluzionato il mercato turistico mondiale.
Cosa offre
Una semplice piattaforma che prevede, a prezzi spesso nettamente più bassi, di trovare alloggio in 4,5 milioni di alloggi distribuiti in 81.000 città. Praticamente ovunque. Si può scegliere se affittare solo una stanza o un intero appartamento, o anche una villa, una baita, un castello, e poi, perché no, una casa su un albero, una galleggiante o addirittura un igloo o un’intera isola privata. Qualsiasi sistemazione è valida. L’esperienza garantita da questi alloggi è al 100% realistica, local, forse per questo la corsa è stata così veloce, l’ascesa così rapida.
In 10 anni 300 milioni di ospiti
Anche rapidissima potremmo dire se considerate che alla fine del 2010 gli affitti tramite Airbnb sono stati 700 mila, alla soglia dei 10 anni, solo tra l’1 giugno e il 31 agosto gli alloggi registrati sulla piattaforma hanno ospitato 60 milioni di viaggiatori; 3,5 soltanto l’11 agosto, giorno del compleanno della società. In questi 10 anni gli host registrati hanno portato a casa 41 miliardi di dollari e i viaggiatori totali che hanno prenotato tramite sito hanno raggiunto quota 300 milioni. Se tanto mi da tanto, un numero che non accennerà a diminuire, anzi, scuoterà ancora più forte il mondo dei viaggi nel mondo, considerati i passi avanti che Airbnb è disposta ed ha in programma di fare, primo tra tutti consolidarsi nella specificità del viaggio.
Offerte ad hoc
Gli analisti, per esempio, si sono accorti che dei 60 milioni di arrivi totali registrati durante l'estate, 15 milioni di ospiti viaggiavano in famiglia, il cosiddetto Family Travel, come viene chiamato in gergo, ecco allora che viene lanciato dalla piattaforma il Family Collection, un nuovo filtro che permette di individuare le case family friendly. Ma lo stesso è possibile fare per qualsiasi altra esigenza di viaggio. Con Airbnb è possibile programmare una sistemazione perfetta rispetto a ciò che desideriamo. Sono lontani i tempi durante i quali si cliccava sulla prenotazione e si incrociavano le dita sperando che tutto quadrasse.
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Numeri da capogiro quindi quelli registrati da Airbnb, che non possiamo dire non siano stati raggiunti anche grazie alle bellezze offerte dall’Italia, che risulta essere dopo dieci anni nella top 3 delle mete preferite dai viaggiatori di tutta Europa. Il nostro Paese "si conferma una delle mete estive preferite per la community, con uno score di qualità fra i migliori d'Europa (4,7 su 5)", ha dichiarato Matteo Frigerio, Country Manager Italia di Airbnb.
Il turismo esperenziale
"Oltre al mare e alle città d'arte, - continua Frigerio - la vera novità di quest'anno è rappresentata dal turismo esperienziale. Enogastronomia e artigianato guidano il pubblico internazionale alla scoperta di borghi e piccole realtà poco conosciute ma ricche di storia e tradizioni. Con le 1.500 esperienze già disponibili sulla piattaforma, l'impegno di Airbnb è quello di trasformare la vacanza in un'occasione di promozione del Made in Italy". E d’altra parte i dati parlano chiaro: 3,7 milioni sono stati i viaggiatori che, pagando una media di 94 euro a notte, hanno scelto l'Italia come meta per le proprie vacanze, un dato in crescita del 14% rispetto ai 3,2 milioni registrati lo scorso anno tra giugno e agosto. Chiaramente le mete più gettonate, nonostante il solito tremendo caldo estivo, restano Roma, Firenze e Venezia.
I problemi legali
Tutto molto bello si, ma ovviamente non si poteva pensare di metter piede in un mercato così importante e competitivo senza essere messi alle strette riguardo determinate situazioni ancora oggi piuttosto oscure, come per esempio la proprietà di questi appartamenti che nella maggior parte dei casi non rispecchia quel sogno tanto romantico quanto legittimo ipotizzato dai fondatori di Airbnb, in Italia per esempio, e ce ne parla più approfonditamente un articolo del Sole 24 Ore, l’1% degli inserzionisti gestisce o possiede più di dieci alloggi, ciò cosa comporta, una gestione dei prezzi al ribasso che conviene ai clienti, è vero, ma molto meno a chi, seguendo la filosofia del sito, affitta un unico alloggio, mettendolo di fatto fuori dal mercato. Problema contro il quale, per esempio, molto duramente ha lottato il governo francese, che lo scorso giugno ha distribuito sanzioni per 1,3 milioni di euro a tutti coloro i quali operavano affitti illegali, ovvero multiproprietari, appunto, che sono in realtà dei professionisti mascherati da dilettanti.
In Francia
Nella battaglia contro l'illegalità, il Comune di Parigi ha rafforzato i controlli amministrativi sugli affitti turistici di appartamenti e case, obbligando i proprietari ad avere un numero di registrazione su ciascun annuncio. Ma qual è il problema che affligge realmente i nostri cugini francesi? Il fatto che Airbnb consente di aggirare facilmente la regolamentazione per quanto riguarda i limiti del mercato turistico, per intenderci, con le parole di Ian Brossat, vicesindaco comunista dell'amministrazione Hidalgo, “il 26% delle abitazioni non ospita più parigini” e se non si pone un rimedio la città dell’amore rischia di diventare “il parco giochi dei ricchi qatariani e dei milionari americani”; “Brossat - come riporta La Stampa - ha detto senza mezze misure di voler attuare “misure d'urto” per restituire Parigi ai parigini.
Come? Vietando l'affitto degli appartamenti nei primi quattro distretti di Parigi su Airbnb e piattaforme simili, e bloccare l'acquisto di seconde case in centro. Il vice di Anne Hidalgo, con la delega alle politiche per la casa, ha infatti dichiarato di voler “vietare l'affitto di interi appartamenti nei quartieri del centro di Parigi e autorizzare solo l'affitto di stanze. Inizialmente Airbnb si presentava come una bella compagnia che permetteva ai proprietari di affittare la loro casa qualche giorno all'anno, e ai turisti di trovare alloggi a prezzi inferiori a quelli degli hotel.
Ma oggi non siamo più nella cultura della condivisione ma nell'economia della predazione: la maggior parte dei proprietari ora affitta intere case e non una stanza singola. Ma soprattutto, sempre più professionisti acquistano appartamenti o addirittura interi edifici per trasformarli in macchine da soldi. Per cinque anni abbiamo assistito a una perdita di 20 mila abitazioni, principalmente nei quartieri del centro di Parigi. Sotto la pressione di Airbnb, interi quartieri stanno cambiando e la speculazione immobiliare sta prendendo sempre più piede. Airbnb minaccia l'anima e l'identità dei nostri quartieri. E non possiamo rimanere inerti davanti a questa situazione. Tutte le grandi città del mondo stanno affrontando questo problema. Se non regoliamo Airbnb, non avremo più abitanti nei nostri centri città”. Un problema che probabilmente Brian e Joe non avevano previsto.
In Italia
Anche in Italia ci si è posti il problema e il Ministro al Turismo Gian Marco Centinaio ha imposto controlli più ferrei, dice infatti a IlSole24Ore “Stiamo lavorando ad un progetto per fornire un codice identificativo per le strutture ricettive, per far sì che chi lavorerà in legalità avrà il codice identificativo e quindi potrà promuovere e vendere le proprie strutture anche sui siti on line, chi invece non avrà il codice identificativo vorrà dire che sarà un abusivo”. E dovrà pagare sanzioni salate: “L’obiettivo è dare le stesse multe dell'Inghilterra: 100mila euro a chi opera senza codice identificativo”.
Airbnb quindi rappresenta in qualche modo un pericolo, ma anche una salvezza in certi casi, come in quello per il recupero per l’imposta di soggiorno, contro la quale lo stesso Centinaio concettualmente si oppone “se proprio deve esserci, dovrà essere uniforme in tutta Italia e di scopo”, ma che non può negare l’aiuto di che la prenotazione online fornisce al recupero di un’imposta per lo Stato storicamente ostica da riscuotere, come scrive sempre Il Sole 24 Ore: “La nuova frontiera per semplificare il prelievo e abbattere l’evasione, però, sono le intese con cui i portali internet per affitti brevi e case vacanze si impegnano a riscuotere il tributo insieme al canone e lo versano al Comune.
Dalla sede italiana di Airbnb spiegano di aver "già stipulato accordi per semplificare la riscossione e il versamento del tributo con 15 città", tra cui Milano, Firenze, Torino, Napoli, Palermo, Genova, Bologna, Olbia, Bergamo, Lucca e Rimini. I risultati sono notevoli: a Milano, ad esempio, nei primi quattro mesi dell’anno il portale ha versato nelle casse municipali 2,2 milioni (se ne stimavano tre per tutto il 2018). E ci sono colloqui in corso con altri centri, tra cui Roma: "Siamo in contatto con gli uffici e speriamo di replicare gli accordi già operativi", confermano da Airbnb. Di certo, aggiungono, una standardizzazione del tributo potrebbe favorire la riscossione da parte del portale".
"La verità – continuano i fondatori di Airbnb nel loro comunicato in occasione dei dieci anni - è che la differenza non è stata fatta da Airbnb in quanto azienda, ma dalle persone, dai nostri host, dalla nostra community. Sono stati proprio loro a regalarci due insegnamenti davvero importanti: le persone sono buone, e siamo al 99% simili gli uni agli altri. Se questo è vero, allora, saremo in grado di offrire molto di più di case dove soggiornare.
Immaginiamo un mondo dove ognuno può sentirsi a casa ovunque. Un mondo dove le persone possano viaggiare negli angoli più remoti e sentirsi dire 'Benvenuto a casa'. Un mondo dove la casa non è solo l'abitazione, è una sensazione di appartenenza. Un mondo dove ogni città è un villaggio, ogni quartiere una comunità, ogni tavolo da pranzo una conversazione. Questo è il magico mondo di Airbnb. Non sappiamo se riusciremo a realizzare questa visione, ma sicuramente ci proveremo fino all'ultimo".
Una filosofia certamente ottimistica, idilliaca, quasi utopica, che si va a scontrare, come giustamente ricorda il vicesindaco di Parigi con una realtà certamente più cinica; ma mettendo da parte facili sentimentalismi da compleanno, si può comunque indubbiamente affermare che Airbnb sia una storia di successo alla pari di Spotify per quanto riguarda la musica e Netflix per quanto riguarda il cinema, un ingresso trionfale sul mercato che cambia le regole e va in direzione dell’utente.