"In Europa stiamo tagliando la produzione perché non facciamo soldi". Con questa affermazione Lakshmi N. Mittal, presidente e ceo di ArcelorMittal, ha risposto, nel corso della conference call sui dati trimestrali, a un analista che gli chiedeva aggiornamenti sulla strategia nel Vecchio Continente. Una dichiarazione che racchiude il motivo principale della volontà del gruppo siderurgico di abbandonare l'Italia.
Le stime di ArcelorMittal lasciano pochi dubbi: in Europa, la domanda dovrebbe contrarsi fino al 3% (rispetto al range -1,0%/-2,0% della guidance precedente) per la debolezza della domanda automobilistica e il rallentamento del settore delle costruzioni aggravato dalla riduzione della catena di approvvigionamento.
In Europa la produzione di acciaio nel periodo giugno-settembre è scesa del 13,6% a 10,4 milioni di tonnellate rispetto alle 12,1 milioni del secondo trimestre. Anche le spedizioni nel terzo trimestre sono diminuite del 17,9% a 9,7 milioni di tonnellate mentre le vendite sono state pari a 8,8 miliardi di dollari -15,4% rispetto ai 10,4 miliardi del secondo trimestre 2019.
Sul fronte finanziario, il gruppo ha chiuso il terzo trimestre con una perdita netta di 539 milioni di dollari, a fronte di un utile di 899 milioni di un anno fa. Il rosso è legato ai bassi prezzi dell'acciaio e agli alti costi delle materie prime. L'utile prima degli interessi, delle imposte e degli ammortamenti (Ebitda) è sceso a 1,06 miliardi di dollari, contro i 2,73 miliardi dell'anno precedente. Gli analisti si aspettavano un Ebitda di 930 milioni di dollari. I ricavi si sono attestati a 16,63 miliardi di dollari, in calo rispetto ai 18,52 miliardi del terzo trimestre del 2018.
La società stima che le spedizioni di acciaio saranno stabili nel 2019 rispetto al 2018, una previsione al ribasso rispetto alle precediti linee guide che prevedevano un incremento annuale. "Come previsto, nel terzo trimestre abbiamo continuato ad affrontare condizioni di mercato difficili, caratterizzate dai bassi prezzi dell'acciaio e dai costi elevati delle materie prime", ha commentato sempre Lakshmi N. Mittal.
"In questi mercati, rimaniamo concentrati sulle nostre iniziative per migliorare le prestazioni e la nostra priorità e' ridurre i costi, adattare la produzione e concentrarci per garantire che il flusso di cassa rimanga positivo. Continuiamo ad aspettarci una sostanziale liberazione di capitale circolante nel quarto trimestre, che dovrebbe permetterci di ridurre ulteriormente l'indebitamento netto anno dopo anno".
In calo la produzione d'acciaio italiana
A settembre 2019 la produzione siderurgica italiana ha fatto un passo indietro. Nel nono mese dell'anno l'output è stato di 2,208 milioni di tonnellate, con una riduzione dell'1,1% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente (2,185 milioni tn). Sui primi nove mesi dell'anno il calo è stato pari al 3,9% con un output di 17,620 milioni (contro 18,328 milioni tn). Sono i dati diffusi dalla World Steel Association, che analizza l'andamento della produzione in 64 Paesi del mondo.
Nell'Unione europea a 28 Paesi la produzione è scesa del 2% con un output di 13,386 milioni tonnellate (contro 13,656 milioni tn). Sui primi nove mesi la flessione è del 2,8% a 122,494 milioni tonnellate (contro 125,977 milioni dello stesso periodo del 2018).
La produzione mondiale si flette a settembre dello 0,3% (con un output di 151,499 milioni tonnellate contro 151,898) milioni ma tra gennaio e settembre segna un rialzo del 3,9% a 1,39 miliardi (contro 1,34 miliardi).
Significativo il dato della Cina in controtendenza: a settembre al produzione avanza del 2,2% a 82,773 milioni di tonnellate (contro 80,959 milioni) e sui nove mesi balza dell'8,4% a 747,824 milioni di tonnellate (contro 690,151 milioni). Secondo gli ultimi dati di Federacciai in Italia a luglio l'attività dei settori utilizzatori di acciaio si è confermata in sofferenza, con automotive (-7,5%) e meccanica (-6,9%) in marcato declino.