Torna l’appuntamento con la dichiarazione dei redditi e con esso anche l’opportunità di devolvere il 5X1000. Ma una parte degli italiani – circa 12 milioni - non lo prende in considerazione, forse perché su quest’ultima misura non ha ancora le idee chiare. Ecco allora una mini-guida al 5 per mille formulata dal Sole24Ore.
Cos’è il 5 per mille
Si tratta di una misura di sussidiarietà fiscale introdotta per la prima volta nella Legge Finanziaria per il 2006. In base a questo meccanismo il cittadino contribuente può devolvere il 5 per mille della propria Irpef a sostegno di enti che svolgono attività socialmente rilevanti.
Chi ne beneficia
Il 5 per mille può essere destinato a:
- Associazione di volontariato e altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale
- Enti di ricerca scientifica
- Enti di ricerca sanitaria
- Associazioni sportive dilettantistiche riconosciute ai fini sportivi dal Coni
- Attività sciali svolte nel comune di residenza
- Enti esercenti attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici
Quanto costa?
Non costa nulla al contribuente. In ogni caso chiunque percepisca un reddito imponibile è tenuto a pagare l’Imposta sul Reddito allo Stato. Semplicemente, con questo meccanismo le finanze pubbliche “rinunciano” a una parte delle imposte per “girarle” agli enti beneficiari.
Che differenza c’è tra il 5 e l’8 per mille?
Sono diversi sia per numero sia per tipologia. Del 5 per mille beneficiano decine di migliaia di organizzazioni private, mentre dell’8 per mille godono solo lo Stato e sei confessioni religiose.
La seconda differenza sta nella destinazione della parte dei fondi non assegnati ad alcun soggetto, il cosiddetto “inoptato”. Nel caso dell’8 per mille la quota viene trattenuta dallo Stato per la spesa corrente; la parte inoptata del 5 per mille invece viene comunque distribuita tra i partecipanti.
Va considerata una donazione?
No: il 5 per mille non è una donazione, ma un’indicazione allo Stato per indirizzare una quota delle proprie tasse.
C’era bisogno di una revisione del 5X1000?
Si, per due ragioni. La prima è che questo strumento nato da oltre 10 anni non aveva mai avuto un’effettiva verifica e c’era bisogno di una messa a punto dell’efficacia e della finalizzazione. Il secondo motivo è che una volta reso strutturale il finanziamento con la legge di bilancio approvata nel 2015 per il 2016 si rendeva ancora più necessaria una verifica sull’efficienza e sulle modalità con cui utilizzare questa originale forma di sostegno finanziario delle organizzazioni non profit a favore di progetti che realizzano nel campo delle attività in cui sono nate.
Come cambia il 5X1000
In 10 anni il 5 per mille ha fatto registrare un tasso di crescita del 46%. Ma i dati segnalano uno stallo della crescita negli ultimi anni. Come risolvere il problema? Attraverso una revisione. Il rilancio del 5X1000 passava per un tagliando che tecnicamente ha preso il nome di decreto legislativo III, uno dei 4 DL che ha dato corpo alla legge delega di riforma del Terzo settore (la n. 106 del 2006). A quel decreto seguirà poi nelle prossime settimane un Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Quattro i target prefissati:
- Rendere coerenti le norme sul 5X1000 rispetto al nuovo codice del Terzo settore
- Garantire la massima trasparenza sia sul lato dell’amministrazione che di quello degli enti
- Ridurre i tempi di erogazione del beneficio
- Destinare in modo più efficiente le risorse
“Resta il nodo ancora aperto del limite minimo per vedersi assegnato il beneficio. Oggi è fissato a 12 euro, ma sicuramente sarà alzato”, ha spiegato al Sole Gabriele Sepio, coordinatore del tavolo tecnico-fiscale per la riforma del Terzo settore.