La legge sulle liberalizzazioni è in dirittura d’arrivo. Qualche giorno e dopo due anni e mezzo di spola tra Camera e Senato dovrebbe essere approvato il testo che rimette mano alla concorrenza di alcuni settori in Italia. Sul Corriere della Sera Alberto Alesina e Francesco Giavazzi parlano di “testo ulteriormente annacquato dal Parlamento”, invocando un Regan, un Clinton (o un Macron) che abbia il coraggio di fregarsene delle lobby e fare quella “rivoluzione” liberale che all’Italia ancora manca.
Ma c'è una parte che addirittura peggiora
Ma se il testo (di per sé poco ‘poco ambizioso’) è stato ulteriormente "smorzato dalle camere", una sua parte, spiegano gli economisti, addirittura peggiora la situazione. Si tratta della norma che produrrà l’effetto “di far scomparire dall’Italia servizi online per prenotare un albergo, come Booking.com, Trivago, Tripadvisor [...]. Un bel risultato per un Paese in cui il turismo è così importante!”, denunciano gli economisti. Non è la prima volta che alcuni campioni dell’economia digitale vedono messi a rischi i loro affari in Italia per colpa di norme, spesso spinte da azioni di lobbing. Uber e Taxi, Flixbus e bus di linea, e ora servizi online e Federalberghi.
Comunque la si pensi, per capire perché questi servizi sono a rischio bisogna introdurre il concetto di ‘Parity Rate’: una clausola inserita nei contratti che le agenzie turisti online e gli alberghi siglano e che vieta agli alberghi di pubblicizzare prezzi inferiori a quelli esposti dai grandi portali (Il Sole 24 Ore, 3 maggio 2016). Questa clausola per Federalberghi, l’associazione di categoria degli alberghi italiani, è ‘vessatoria’ perché ‘blocca la concorrenza e impedisce ai consumatori di scegliere prezzi più convenienti. Questa clausola sarà cancellata.Trivago e Tripadvisor però non dovrebbero essere colpite dal ddl Liberalizzaioni, come ha precisato ad Agi Domenico Palladino del sito Webitmag, specializzato sul turismo. Contrariamente a quanto scritto dai due editorialisti del Corriere, più colpite saranno Booking e Expedia.
L'antitrust europeo vuole la Parity Rate
La Parity Rate è una norma voluta dall’antitrust europeo. Serviva, nelle intenzioni, a dare la possibilità ai consumatori di avere un’offerta chiara sulle prenotazioni in albergo, dando la possibilità alle aziende online di avere una vasta offerta di alberghi, indicizzarli in rete in maniera ottimale (cercando il nome di qualsiasi albergo italiano in rete spesso troverete tra i primi risultati non il sito dell’albergo, ma quello degli operatori come Booking o Trivago) e aggiornare le pagine con le migliori offerte degli alberghi stessi.
Il meccanismo funzionava bene, fino a quando gli albergatori di mezza Europa hanno cominciato a premere sui governi nazionali per abolire la clausola. E’ successo in Francia, in Germania e in Austria, finora (tutte richiamate dall’Ue). In Italia l’abolizione della Parity Rate è stata di fatto già approvata nel 2015, fortemente discussa, molto criticata, ma rimasta indenne nel testo fino alla sua ultima versione.
Booking: "Italia terzo mercato, non chiuderemo"
Ora tocca all’Italia. In qualche giorno sarà ufficiale. “E’ chiaro che è una norma fatta per favorire Federalberghi”, ha commentato ad Agi un portavoce di Booking.com, “Loro sono una corporazione, noi ci muoviamo sul libero mercato e la nostra forza è negli investimenti che facciamo per avere una forte presenza online”. La norma li danneggerà, ma è difficile quantificare ora quanto. Quanto all’ipotesi avanzata da Alesina e Giavazzi che l’azienda possa chiudere (insieme agli altri competitor online), per ora è davvero molto difficile: “L’Italia è il terzo mercato per Booking, direi che è quasi impossibile che l’azienda possa chiudere i battenti qui. Rivedremo il nostro business, cambieremo qualcosa, ci adegueremo. Noi non abbiamo mai fatto un’opposizione dura alle istituzioni italiane, abbiamo cercato di far valere le nostre ragioni con il ministero dei Beni culturali (quello che più fortemente ha voluto la cancellazione del Parity Rate, ndr), di guadagnare tempo, ma il tempo non ci è stato concesso”.
Il Parity Rate nasce in Francia con l’esplosione dei servizi di prenotazione online. Lì serviva soprattutto per permettere agli operatori online di potersi giocare la partita del mercato alberghiero con le grandi catene di hotel. In Francia il mercato degli alberghi è appannaggio di una ventina di catene alberghiere più molti ‘indipendenti’. In Italia la situazione è opposta, con circa 33mila alberghi diffusi sul territorio nazionale, il 46% a tre stelle e oltre la metà sono piccole imprese, spesso a conduzione familiare (un classico del nostro tessuto produttivo, in ogni settore: dalla manifattura, alla ristorazione, agli alberghi appunto).
Cosa succederà con le cancellazioni anticipate?
“La forza dei servizi online e la loro capacità di indicizzare bene gli alberghi permette anche alle piccole e piccolissime strutture di essere trovate online”, spigano da Booking.com, “Proprio per la natura dell’offerta italiana il nostro servizio è ancora più importante. Con la cancellazione del Parity Rate si indurrà solo più confusione nel consumatore che non avrà più la certezza di trovare le stesse offerte, e gli stessi prezzi”. A questo si aggiunge la possibilità di cancellazione gratuita: se si prenota un albergo su un aggregatore online, e poi si scopre che lo stesso albergo a ridosso delle vacanze mette una stanza a prezzo più basso, le cancellazioni saranno molte più frequenti e si prenoteranno direttamente sull’ecommerce della struttura.
L'articolo è stato modificato nella parte dove citiamo l'editoriale di Alesina e Giavazzi a seguito della segnalazione di Domenico Palladino del sito Webitmag.org in cui precisava che Tripadvisor e Trivago non saranno oggetto di Parity Rate, in quanto non la praticano, e il loro business quindi non è colpito come quello di Booking.