Il d-day è il 15 giugno, data fissata da tempo come quella per la "fine del roaming" nell'Unione europea. L'estate che sta per cominciare sarà quindi la prima in cui tutti gli europei potranno viaggiare all'estero senza preoccuparsi di dover pagare tariffe maggiorate per l'uso del telefono, in particolare quello "smart", per le conversazioni, i messaggi e la navigazione su internet. In quello stesso giorno è stata fissata a Malta l'annuale "assemblea digitale" in cui esperti e operatori discutono del futuro digitale dell'Europa.
Come cambiano i costi
I prezzi all'ingrosso di voce e sms subiranno un taglio definitivo dal 15 luglio: da 0.05 a 0.032 euro al minuto per la voce e da 0.02 a 0.01 euro per ciascun messaggio. Sui prezzi all'ingrosso per i dati, che rappresentano la grande manna per il futuro del settore è prevalso un approccio progressivo: il massimo per GB che gli operatori potranno applicare tra loro passerà dai 50 euro attuali a 7,7 euro, per scendere a 6 euro nel 2018, 4,5 nel 2019, 3,5 nel 2020, 3 nel 2021 e 2,5 nel 2022. Fonti della Commissione garantiscono che, a questi livelli, l'industria delle telecomunicazioni dovrebbe continuare a investire nelle infrastrutture di rete.
In dettaglio
- Voce: da 0,05 euro a 0,032 al minuto
- Sms: da 0,02 euro a 0,01 a messaggio
- Dati: da massimo 50 euro a massimo 7,7 euro a giga
- 6 euro nel 2018
- 4,5 euro nel 2019
- 3,5 nel 2020
- 3 nel 2021
- 2,5 nel 2022
Riduzione introiti per un miliardo
A beneficiare di tariffe uguali a quelle di casa ('roam like at home' è lo slogan Ue) sarà una quota consistente dei 754 milioni di abbonati europei, pari a quasi i due terzi secondo le stime di Bruxelles (il dato è di fine 2016). Ormai quasi tutti i principali operatori telefonici hanno iniziato ad applicare il nuovo regime, e chi non provvederà entro il 15 giugno sarà soggetto ai controlli delle autorità nazionali che dovranno sanzionare gli inadempienti.
Per gli operatori ci sarà una riduzione degli introiti calcolata complessivamente in oltre un miliardo; ma, come spiegano fonti della Commissione europea, solo 36 piccoli operatori, dei 5-6.000 che offrono i loro servizi in tutta Europa, si sono finora avvalsi della possibilità di chiedere una deroga temporanea, che è stata già concessa dalle autorità nazionali a 25 fra loro.
Poche deroghe per i 'piccoli' operatori
Sono soprattutto piccoli operatori virtuali del nord Europa, di Paesi come Danimarca, Lettonia e Norvegia, in cui già da prima le tariffe erano molto contenute: i cosiddetti "casi specifici ed eccezionali" sui cui conti le nuove regole determinano perdite significative, ovvero "superiori al 3% del margine realizzato sui servizi mobili", secondo la Commissione.
Quattro cose da sapere
- A chi si applica la fine del roaming: tutti i Paesi Ue e tre dello Spazio economico europeo (Norvegia, Liechtenstein e Islanda)
- Dove non si applica: Svizzera, Andorra, Principato di Monaco.
- Quanto tempo c'è voluto: dieci anni
- Come è cambiato il roaming: i prezzi si sono ridotti di oltre il 90% in 10 anni
Lotta ai 'furbetti della sim'
Le misure messe a punto da Bruxelles prevedono che gli operatori possano intervenire in caso di abuso dimostrato, come per esempio l'acquisto di sim in Paesi in cui le tariffe sono inferiori per usarli in quelli più cari. "Esperti della Commissione, regolatori nazionali e associazioni di consumatori stanno controllando attentamente gli sviluppi del mercato in tutti i paesi per essere sicuri che le nuove regole siano rispettate - ha scritto il vicepresidente della Commissione Andrus Ansip, responsabile dell'agenda digitale - e c'è qualche caso di operatori che hanno annunciato cambiamenti tariffari che potrebbero non essere compatibili con le regole, o utilizzano la fine del roaming per alzare i prezzi delle tariffe nazionali. Ma le regole dovranno essere applicate rigidamente, e se non le rispetteranno saranno penalizzati".
Nessuna società in Europa, sottolinea ancora Ansip, "ha motivo di usare la fine del roaming come scusa per aumentare i prezzi". La fine del roaming è il primo degli elementi principali della realizzazione di un "mercato unico digitale" e Bruxelles confida che sia presto un "evidente successo".