Ragioni ed effetti  del declassamento  del debito cinese
Ragioni ed effetti  del declassamento  del debito cinese
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Cosa dice Moody’s

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Il declassamento: perché ora

  • Il rallentamento della crescita
  • Obiettivi fissati dal governo al di sopra delle potenzialità effettive
  • Un’economia che è ancora dipendente dagli stimoli del governo e da cui deriva un’alta leva (rapporto di indebitamento) in economia, per l’eccessivo ammontare di investimenti a credito.

La risposta di Pechino: downgrading “inappropriato”, ma i dubbi già c'erano

  • Il mese scorso, una riunione del Politburo del Partito Comunista Cinese, il vertice allargato a 25 membri, aveva sottolineato la necessità di affrontare i rischi del sistema finanziario, e lo stesso presidente, Xi Jinping, si era espresso in maniera molto chiara sulla questione. “Salvaguardare la sicurezza finanziaria è una questione fondamentale e strategica per lo sviluppo sociale ed economico della Cina”. Anche nel linguaggio paludato della politica cinese si può intravedere un segnale d’allarme che sarebbe emerso, più chiaramente pochi giorni dopo.
  • Il 1 maggio, la banca centrale cinese aveva suonato un altro campanello d’allarme. Il direttore dell’Ufficio di Ricerca dell’istituto che regola la politica monetaria di Pechino, Xu Zhong, aveva apertamente dichiarato che il pericolo di leverage soprattutto nel settore finanziario cresce “a un ritmo allarmante” in Cina, anche se aveva escluso ripercussioni sulla tenuta del settore bancario. La ricetta proposta da Xu, sintetizzabile nella frase “riforme, non salvataggi”, non sembra, però, così semplice da applicare.
  • L’ex ministro delle Finanze, Lou Jiwei, noto per essere un uomo che ama parlare chiaro aveva sottolineato poche settimane prima che l’alto livello di leva nel sistema finanziario cinese è il più grosso problema da affrontare per il governo, perché il debito è cresciuto nonostante gli sforzi per contenerlo e per ridurlo.
  • Secondo i dati del primo trimestre, sono diminuiti i prestiti erogati dalle banche e dalle altre istituzioni finanziarie a causa di una stretta nella liquidità da parte della banca centrale, che nel primo trimestre ha di fatto innalzato per due volte i tassi di interesse (l’ultima volta fu nel 2013): la prima volta a febbraio, al termine della settimana di ferie per il capodanno cinese, e la seconda volta a marzo, dopo la decisione della Federal Reserve statunitense di innalzare di un quarto di punto di tassi di interesse sul dollaro.

Una Cina schiacciata dal debito? Non proprio

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