Alitalia va verso il commissariamento: martedì sono previsti assemblea e Cda della compagnia, passaggi per confermare la mancata ricapitalizzazione, che sarebbe stata realizzata dai soci solo in caso di esito positivo del referendum dei lavoratori sul piano, e la richiesta dell'ammissione all'amministrazione straordinaria.
Cosa succede ora
Dopo questa tappa il ministero dello Sviluppo Economico dovrà indicare da uno a tre commissari che dovranno traghettare l'azienda in questi mesi (6 prorogabili di altri 3). Si attende intanto il via libera ufficiale da parte di Bruxelles del prestito ponte dello Stato (che oscilla tra i 300 e i 500 milioni). Il governo ha concordato che il prestito non verrà considerato come aiuto di Stato, che richiede l'approvazione da parte della Commissione, ma sarà concesso alle condizioni di mercato e per un periodo limitato nel tempo.
Le fasi dell'operazione
- Assemblea
- Nomina dei commissari
- Prestito ponte
- Vendita
- Cessione in blocco
- 'Spezzatino'
Le ipotesi per il salvataggio variano dalla cessione in blocco dell'azienda allo spezzatino. Ma l'esecutivo ha già chiarito che la seconda ipotesi sarebbe la meno auspicabile: "Spero che chi arrivi compri non lo spezzatino ma l'insieme dell'azienda, ma lo farà chiedendo condizioni che prevederanno un conto economico in equilibrio", ha detto ieri il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda.
Calenda boccia il management Alitalia: "arroganti"
Il ministro ha poi aggiunto che il fallimento di Alitalia "sarebbe uno shock per il prodotto interno lordo, superiore rispetto" allo scenario di un "periodo di sei mesi coperto dal prestito del Governo per trovare un acquirente. Non si può far fallire dalla mattina alla sera perché non avremmo più collegamenti da una parte all'altra del Paese". Calenda ha poi puntato il dito contro i vertici della compagnia: "Questo management operativo, non solo Cramer Ball ma anche Hogan, hanno non solo sbagliato il modello di business della compagnia, ma certe volte hanno avuto anche un approccio arrogante che non ha giovato a nessuno e nemmeno sull'esito del referendum".
Quindi in merito alle ricadute sugli italiani: "Renzi ha detto una cosa giusta: sarebbe allucinante punire i lavoratori per il No. Io aggiungo - ha concluso - sarebbe allucinante e immorale punire i contribuenti che giustamente hanno i loro motivi per essere seccati".
Il toto-commissari
Per i commissari i nomi che circolano da diversi giorni sono quelli di Luigi Gubitosi (che sarebbe diventato presidente in caso di successo del referendum) ed Enrico Laghi. Tuttavia, gli ultimi rumor danno in pole position Mauro Moretti, l'uomo che ha rimesso in piedi Fs prima, e Finmeccanica poi.
Il manager sarebbe fortemente voluto dall'ex premier Matteo Renzi che non si rassegna all'idea di vedere l'Italia priva di una compagnia aerea. I sindacati, da parte loro, dicono no alla liquidazione e chiedono un vero piano industriale. La leader della Cgil, Susanna Camusso, da Portella della Ginestra ha affermato: "Non può considerarsi chiusa la vertenza Alitalia, perché avrebbe un effetto sull'economia italiana, perché abbiamo ancora bisogno di un vettore. Invece di cercare capitani coraggiosi è tempo di fare un vero piano industriale per questa azienda. Il lavoro e il Paese non possono pagare gli errori aziendali che hanno portato Alitalia per due volte sull'orlo del fallimento".
Il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, ha, a sua volta, detto: "Il sindacato deve lottare contro il malaffare, i sovra-costi, le scelte sbagliate. Le imprese falliscono e a noi, lavoratori e sindacati, chiedono il conto per tentare di risollevarle. Noi siamo pronti a discutere seriamente ma la smettano di prenderci in giro".