Ore decisive per il futuro di Alitalia. Il consiglio di amministrazione si riunisce oggi per esaminare il nuovo piano industriale e, soprattutto, le risorse che i soci sono disposti a mettere in campo per finanziarlo e rimpinguare le casse dell'azienda che ha liquidità molto limitata, probabilmente solo fino alla fine del mese.
Fonti vicine al dossier spiegano che la riunione non si concluderà con l'approvazione del nuovo piano ma sarebbe già un grosso successo se si arrivasse ad un accordo su come e quante risorse mettere in campo per garantire la sopravvivenza della compagnia. L'operazione, secondo alcuni osservatori, potrebbe arrivare ad oltre un miliardo di euro tra cassa e capitale. Ma i numeri sono tutti da verificare. Di certo un posizione condivisa tra Etihad e i soci italiani (Intesa e Unicredit che detengono rispettivamente il 20,5% e il 12,9%, n.d.r.) è estremamente importante. Sembra che anche l'Advisor Roland Berger abbia infatti rilevato che la mancanza di unità nella compagine azionaria rappresenta un elemento di criticità.
Banche vogliono rientrare rapidamente degli investimenti fatti
Secondo notizie di stampa, le banche starebbero studiando la formula giuridica per avere le più ampie tutele in linea con il dettato della legge fallimentare. Sul fronte sindacale c'è grande preoccupazione perché la diffidenza delle due banche a finanziare con nuovo credito e ricapitalizzare l'azienda è un chiaro segnale che vogliono rientrare con la maggiore rapidità possibile dai prestiti e dall'investimento nell'ex compagnia di bandiera e questo si potrebbe tradurre in un piano industriale di enormi tagli dei costi e dell'occupazione visto che un risanamento all'insegna dello sviluppo e di nuovi investimenti richiede tempi più lunghi. Secondo i sindacati, la strada da imboccare è quella degli investimenti nel lungo raggio, dove la compagnia mette a disposizione 24 aerei contro i 124 destinati a medio e corto raggio. Ma questa strada, peraltro condivisa dall'attuale management, oltre ad un massiccio investimento nella flotta, non può dare frutti a breve termine ed è ostacolata dalle attuali alleanze.
Se dal 2018 sarà possibile uscire dal network mondiale Sky Team, la joint venture con la Delta e il gruppo Air France-Klm sulle tratte statunitensi che rappresentano il mercato più redditizio, scade solo nel 2022. E rinegoziare questa joint venture è tutt'altro che facile e, certamente, richiede tempo. Le preoccupazioni sindacali sono più che fondate visto che, contrariamente alle precedenti situazioni di crisi sul fronte occupazionale il Governo, anche se ha mostrato attenzione ed è impegnato in un lavoro di mediazione, può fare ben poco, nulla più di quanto è previsto per tutte le altre imprese di altri settori.
Sindacati pronti a dare battaglia se confermati esuberi
Se fossero confermate le ipotesi di 1600-2000 esuberi, per i sindacati non è possibile alcun accordo. Nel 2014 - fanno notare i sindacati - sono uscite 2.173 persone, portando il personale a 10.500 unità; ora si è tornati a 12.500-12.600 dipendenti con contratti a tempo determinato e indeterminato. La conclusione è che non si può continuare a chiedere sacrifici ai lavoratori. Il costo del lavoro - affermano i sindacati - è pari a 600 milioni di euro, cioè il 16,5-17% dei costi complessivi e il 19% dei ricavi. Percentuali più basse di Lufthansa, che vanta efficienza e che peraltro è indicata da alcuni come possibile nuovo futuro alleato: il costo del lavoro della compagnia tedesca - sostengono io rappresentanti dei lavoratori - vale il 26% dei costi e il 23% dei ricavi. E guardando al medio-lungo termine, anche le più rosee prospettive non sono positive per il fattore lavoro. Bene che vada una nuova Alitalia focalizzata sul traffico internazionale sopratutto intercontinentale non avrebbe il peso specifico per giocare da sola in un mercato caratterizzato da pochi, grandi player. E visti gli ottimi rapporti tra Etihad e Lufthansa nei cieli tedeschi, appare molto probabile che anche l'Alitalia (49% Etihad) possa divorziare da Sky Team e il gruppo Air France-Klm a favore della compagnia tedesca e del network internazionale Star Alliance.
Se entra Lufthansa difficile evitare tagli occupazionali
E se l'evoluzione fosse l'ingresso della Lufthansa a fianco di Etihad nel capitale Alitalia, la nostra ex compagnia di bandiera difficilmente avrebbe la possibilità di sviluppo e crescita occupazionale. Insomma, alla luce dei dati di fatto, pur fidando nella 'moral suasion' dell'Esecutivo nei confronti delle banche, sembra molto, molto difficile evitare la scure dei tagli occupazionali. L'affermazione che "il prezzo del risanamento non potrà ricadere sulle spalle dei lavoratori" coniata dal Governo e tanto apprezzata dai sindacati è del tutto velleitaria e non può essere onorata neanche ricorrendo al commissariamento. Una soluzione paventata dalla stampa che sembra destinata più che altro a fare pressione sugli azionisti (leggi banche).
Riguardo a possibili cambi al vertice, si fa sempre più insistente la voce che vedrebbe Luigi Gubitosi come presidente al posto di Luca Cordero di Montezemolo che sembra intenzionato a lasciare. Nei giorni scorsi l'amministratore delegato di Leonardo, Mauro Moretti, alla scadenza del mandato sulla poltrona di piazza Monte Grappa, ha ribadito di non essere intenzionato a trasferirsi all'Alitalia.