Roma - Tagli al personale, sono il denominatore comune di tutti i piani industriali delle banche italiane in difficoltà. Chi non taglia, si espande senza assumere nuovi impiegati attuando una riduzione di personale nei fatti anche se non nei numeri. L'ultima mazzata per quello che una volta era il posto sicuro, e strapagato, per antonomasia, è arrivata la settimana scorsa con il piano di tagli di Unicredit: via altre 6.500 persone dal Gruppo, di cui altre 3.900 in Italia. Già il piano al 2018 prevedeva che il personale sarebbe sceso da 49.000 persone nel 2014 a 43.200 nel 2018; la frana non si è fermata.
L’Italia ha il quarto sistema bancario per numerosità
Il primo è quello tedesco, poi seguono due Paesi meno popolosi del nostro, l’Austria e la Polonia. La Francia e la Spagna hanno un numero di banche inferiori, scrive il sindacato bancari della Cisl nell'ultima ricerca condotta nel marzo scorso.
"Il numero di banche in sé non rappresenta un dato completo, occorre valutare le dimensioni delle banche nel sistema bancario nazionale, per capire la composizione di banche grandi, medie o piccole. Abbiamo due possibilità: i dati della Bce sulle dimensioni delle prime 5 istituzioni creditizie del Paese e la stima fatta attraverso i dati di Bureau Van Dijk su un numero molto grande di banche in tutto il mondo.
I dipendenti delle banche sono oggi circa 300.000
Rispetto a 13 anni fa, sono già in calo di circa 60.000 unità. Altri 18.000 bancari dovrebbero uscire dal sistema entro il 2020. Ma le previsioni a più lungo termine parlano di almeno altre 7.000 posizioni tagliate che porterebbero il totale, entro il 2023, a 25.000 posti di lavoro persi.
Le altre banche che tagliano posti
Oltre a Unicredit, tagli importanti li ha fatti anche il Monte dei Paschi di Siena, che in queste settimane lotta per l'aumento di capitale che ne dovrà garantire la sopreavvivenza: il recente piano industriale da 2.900 esuberi controbilanciati da 300 assunzioni potrebbe essere ritoccato. In più c’è l’incognita dei 400 lavoratori esternalizzati in Fruendo che potrebbero essere reintegrati in Mps: manca un solo grado di giudizio. Ed è probabile che ciò comporterebbe per Siena una compensazione in termini di tagli.
Altri mille esuberi potrebbero arrivare dalle tre «good bank» (le nuove Banca Etruria, Banca Marche e CariChieti) su cui Ubi Banca sta chiudendo il cerchio. Se c’è attesa per le mosse di Unicredit, in Veneto i tagli saranno profondi. La fusione tra la Popolare di Vicenza e Veneto Banca procurerebbe 2.400 esuberi.
La via principale per ridurre il personale resta il prepensionamento volontario che riconosce il 66% dell’ultima retribuzione e che con gli accordi aziendali può arrivare all’80%.
Per approfondire: