Roma - E' di nuovo bufera sui call center di Almaviva. Al ministero, l'azienda toglie dal tavolo la proposta su cui si era trovato l'accordo solo due mesi fa e dà la colpa al siindacato. In ballo, alcune migliaia di posti di lavoro, e la chiusura delle sedi di Napoli e Roma.
Almaviva Contact prende atto "della totale indisponibilità" dei sindacati al percorso industriale presentato dall'azienda, e dunque "non può che considerare superata la propria proposta".
La società lo annuncia con una nota al termine del tavolo al ministero dello Sviluppo Economico con le organizzazioni sindacali. L'azienda dice "no alla cultura del sussidio inadeguata e impropria". "Dopo mesi di sostanziale indifferenza, di rifiuto a dar seguito ad impegni formalmente convenuti, di deformate rappresentazioni ai lavoratori delle proposte aziendali, - afferma l'azienda - la risposta delle Organizzazioni Sindacali è stata una pregiudiziale e assoluta indisponibilità anche al confronto, nonostante ben altre posizioni assunte nel tempo con società concorrenti, accompagnata dalla sola rivendicazione di una gestione assistenziale della crisi".
Almaviva: Giovanni al call center per 1.150 euro al mese stress incluso
Al mese di settembre 2016, Almaviva Contact ha registrato un fatturato ridotto del 50% negli ultimi quattro anni, pari a 100 milioni di euro, avendo mantenuto invariata una forza lavoro in Italia di 9000 persone, delle quali 8000 a tempo indeterminato. "Ciò a fronte di una crisi del settore che ha comportato la chiusura di almeno 15 aziende negli ultimi 18 mesi. Le perdite medie mensili afferenti ai soli siti produttivi di Roma e Napoli nel periodo successivo all'intesa, ammontano a 1,2 milioni di euro su ricavi pari a 2,3 milioni, pur in presenza di ammortizzatori sociali".