Roma, 28 nov. - Una vittoria dei Sì al referendum del 4 dicembre renderebbe l'Italia più governabile e darebbe nuovo impulso alle riforme strutturali. E' quanto sostiene l'Ocse nel suo 'Global Economic Outlook'. "Continuare e approfondire le riforme strutturali sarà fondamentale per aumentare gli standard di vita degli italiani", si legge nel rapporto, "la riforma costituzionale che sarà soggetta a referendum a dicembre sarebbe un passo in avanti perchè snellirebbe il processo legislativo e chiarirebbe la divisione delle responsabilità tra il governo centrale e gli enti locali" che allo stato attuale "ha frenato gli investimenti pubblici e privati". La riforma, aggiunge l'Ocse, "migliorerebbe la governabilità politica ed economica" dell'Italia.
Da Italia progressi su riforme, ora lotta alla povertà
Il governo italiano "sta facendo progressi sulle riforme strutturali in aree come le politiche attive per il mercato del lavoro, la pubblica amministrazione e il sistema scolastico" ma deve fare di più per combattere la povertà, lanciando un programma apposito. Si legge ancora nel 'Global Economic Outlook' dell'Ocse. "Si può fare di più per rendere il sistema di tassazione più equo ed efficace, soprattutto tagliando in maniera permanente i contributi alla sicurezza sociale dei redditi più bassi e spostando la tassazione verso i consumi e le proprietà immobiliari", si legge nel rapporto, "combattere l'elevata povertà tra le famiglie con bambini attraverso un programma nazionale mirato dovrebbe essere una priorità; rafforzare la fornitura di cure di buona qualità a bambini e anziani aiuterebbe ad aumentare stabilmente la partecipazione delle donne al mercato del lavoro".
Stime Pil Italia in rialzo, +0,9% nel 2017
L'Ocse ha rivisto in lieve rialzo la stima sulla crescita dell'economia italiana nel 2017, portandola allo 0,9%. Per il 2018 è attesa un'espansione dell'1%, mentre è confermata la stima di una crescita allo 0,8% nel 2016. Il rapporto tra deficit e Pil è invece previsto stabile al 2,4% sia nel 2016 che nei due anni successivi. "L'economia continuerà a espandersi in maniera moderata", osserva l'Ocse, "le incertezze riguardanti il settore bancario e l'effetto della Brexit modereranno i consumi privati nel 2017", laddove nel 2018 la fine degli incentivi fiscali per le nuove assunzioni "mitigherà la crescita dell'occupazione". La crescita moderata e i fattori che pesano sul credito "freneranno gli investimenti privati", sostiene l'Ocse, "la bassa crescita nell'area euro e nei maggiori partner commerciali continueranno a comprimere le esportazioni".
Le famiglie italiane tra le meno indebitate
Le famiglie italiane sono tra le meno indebitate dell'area Ocse. Secondo i dati contenuti nel rapporto, l'indebitamento lordo delle famiglie italiane è pari al 76,4% del reddito disponibile lordo, una percentuale significativamente più bassa del 92,9% della Germania o del 108,3% della Francia. Percentuali minori si trovano solo nei Paesi dell'Europa dell'Est, dove ci superano solo gli estoni con l'80,9%.
Le famiglie più indebitate sono invece quelle danesi e quelle olandesi, con un rosso pari rispettivamente al 292,3% e al 273,5%, seguite dalle norvegesi (221,7%), dalle australiane (211,5%) e dalle svizzere (202,5%). Sotto la media (107,3%) il dato statunitense, minore, ad esempio, di quello britannico (150,7%).
Sale occupazione ma consumi e investimenti deboli
Nonostante "un rafforzamento nella crescita dell'occupazione", l'Italia soffre di un indebolimento dei consumi e di investimenti ancora troppo bassi. "La crescita dei consumi privati si è indebolita in seguito a un aumento dell'incertezza e a un calo della fiducia dei consumatori", si legge nel rapporto, che sottolinea come "la crescita degli investimenti rimane più bassa rispetto alle precedenti riprese". Il tasso di disoccupazione, secondo l'organizzazione di Parigi, dovrebbe scendere dall'attuale 11,5% all'11% nel 2017 e al 10,7% nel 2018, mentre il tasso di inflazione armonizzato è previsto in crescita, dal -0,1% del 2016, allo 0,8% nel 2017 e all'1,2% nel 2018. Il debito pubblico, calcolato al 159,3% del Pil nel 2016, tornerà a salire - secondo le previsioni dell'Ocse - nel 2017, assestandosi al 159,5%, per poi tornare al 159,3% nel 2018.
A "ostacolare la ripresa degli investimenti", osserva l'Ocse, è l'elevato stock di sofferenze nei bilanci delle banche (il 18% del totale dei prestiti alle societa' non finanziarie), che ha creato una stretta sul credito. Inoltre "il credito alle imprese si è ristretto per un po' di tempo, con le incerte prospettive economiche e l'eccesso di capacita' che hanno tagliato la domanda di prestiti delle aziende".
Nondimeno "l'occupazione ha continuato a crescere" e cio' ha portato a un aumento della partecipazione del mercato del lavoro che ha "impedito una crescita più rapida del tasso di disoccupazione". Inoltre "i salari reali sono cresciuti grazie a un'inflazione al consumo persistentemente bassa derivante dall'ancora sostanziosa fiacchezza dell'economia".
Sofferenze bancarie e crisi migranti rischi per Italia
Un ulteriore aumento dei crediti deteriorati nei bilanci delle banche italiane e una nuova intensificazione della crisi migratoria sono tra i maggiori rischi al ribasso per l'economia italiana. "Rinnovate turbolenze nell'area euro o un aggravamento dei problemi di bilancio delle banche potrebbe far risalire gli spread, aumentare i costi di finanziamento del debito e richiedere una stretta fiscale", si legge nel rapporto, "la crisi dei rifugiati potrebbe intensificarsi di nuovo, ponendo sotto sforzo le finanze pubbliche e la capacità di affrontare un afflusso maggiore di migranti". Inoltre, "prezzi del petrolio e dell'energia più altri diminuirebbero il potere d'acquisto delle famiglie, abbassando i consumi privati" e "una nuova ondata di protezionismo commerciale ostacolerebbe le esportazioni verso i paesi estranei alla Ue".
Per quanto riguarda invece i rischi al rialzo, "le incertezze riguardanti il settore bancario e la Brexit potrebbero aiutare a ripristinare la fiducia dei consumatori, facendo crescere i consumi più del previsto", prosegue l'Ocse, "progressi più rapidi nel ridurre le sofferenze allenterebbe le strette sul credito; l'aumento degli investimenti pubblici previsto potrebbe anche essere più rapido ed efficace del previsto, sebbene i ritardi nell'applicazione avrebbero l'effetto opposto". "Le esportazioni", infine, "potrebbero beneficiare più del previsto dalle politiche espansionistiche nelle grandi economie non europee".
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