di Francesca Venturi
Bruxelles - Il governo Renzi può prendere fiato fino al nuovo anno e affrontare il referendum sulle modifiche alla Costituzione senza preoccuparsi di rispondere ai rilievi dell'Europa sulla manovra del 2017. Lo "spirito costruttivo e positivo" con cui in queste settimane il governo italiano e la Commissione europea hanno dialogato sul documento programmatico di bilancio sarebbe sul punto di produrre i suoi risultati: mercoledì, secondo quanto si apprende a Bruxelles, dovrebbe essere confermata dalla Commissione la decisione di rinviare ai primi mesi del 2017 un giudizio definitivo sui conti pubblici italiani.
PERCHE' IL BILANCIO ITALIANO NON PIACE A BRUXELLES
Il bilancio italiano per l'anno prossimo rischia di non rispettare le regole del patto di Stabilità e crescita su deficit e debito pubblico, ma l'approccio di Bruxelles sembra orientato non solo a tenere in considerazione tutte le richieste di scorporo delle spese straordinarie dal computo del deficit, ma anche a chiudere momentaneamente un occhio sui punti critici già individuati, come le misure "una tantum" e non strutturali da cui dipende una parte delle entrate e il ritardo nel raggiungimento dell'obiettivo di medio termine di un pareggio strutturale.
CHE COSA E' ANDATO STORTO NEI CONTI ITALIANI
Nelle previsioni economiche della scorsa settimana si era evidenziato uno scostamento significativo fra le stime della Commissione e quelle di Roma soprattutto sul debito pubblico, stimato l'anno prossimo al 133,1% del Pil, ancora in crescita, anche se di poco, rispetto al 133% di quest'anno, mentre il governo lo stimava al 132,6% nel 2017, in calo rispetto al 132,8% del 2016. Nei due ultimi anni, inoltre, l'Italia ha già beneficiato di 19 miliardi di flessibilità impegnandosi in cambio a far scendere il deficit dal 2,4% del Pil del 2016 all'1,8% l'anno prossimo. Nel documento programmatico però, a causa dei costi straordinari per le emergenze migranti e terremoto, il deficit/Pil per il 2017 è stimato al 2,3%, che secondo le previsioni Ue sale al 2,4%.
PERCHE' LA COMMISSIONE UE E' PIU' 'MORBIDA' CON L'ITALIA
Le dichiarazioni "concilianti" del commissario Moscovici, sulla volontà di "ridurre il divario" fra le stime italiane e quelle europee e sull'intenzione di concedere al governo la possibilità di affrontare "extra deficit" i costi degli eventi straordinari corrispondono con un approccio comunitario che fin dall'inizio del mandato dell'attuale Commissione si è voluto meno rigido sulle politiche di austerità e più incline al rilancio dell'economia con altri mezzi. Oltre al commissario per l'Economia e la Finanza, il socialista francese Pierre Moscovici, responsabile del dossier, a sostenere questa linea e a lavorare a favore delle richieste italiane è stata, in queste settimane, la stessa vicepresidente Federica Mogherini, che la scorsa settimana ha incontrato a Bruxelles il ministro Pier Carlo Padoan. Lo stesso presidente Jean-Claude Juncker rivendica la rottura dell'attuale esecutivo rispetto alla linea "pro austerita'" che aveva caratterizzato la precedente gestione del presidente Josè Manuel Barroso.
La scorsa settimana, è proprio su questo tema che il presidente lussemburghese si è lasciato andare a un'espressione colorita, lamentandosi delle critiche italiane e rispondendo in modo piccato a chi accusa la Commissione di perseguire politiche di austerità: "Lo dicano pure, non mi interessa", aveva detto, usando l'espressione francese "je m'en fous", letteralmente "me ne frego". L'opinione sui conti pubblici nazionali sarà decisa però domani durante la riunione del Collegio dei commissari, del quale fanno parte anche alcuni esponenti di una linea meno accondiscendente. Successivamente, dovrà passare l'esame ancora più difficile del consiglio Ecofin, il prossimo 5 dicembre: non tutti i ministri delle Finanze Ue sono d'accordo con la linea "morbida" decisa dalla Commissione.