Taranto - I Comuni dell'area occidentale della provincia di Taranto si preparano a sostenere la vertenza del gruppo Natuzzi (mobile imbottito) dove 330 lavoratori dello stabilimento di Ginosa, dal 15 ottobre, alla scadenza della cassa integrazione, rischiano di trovarsi disoccupati. Oggi nel comune di Laterza si e' svolta un assemblea tra amministratori locali, lavoratori e rsu, voluta dal sindaco Gianfranco Lopane e presente tra gli altri il deputato Pd Ludovico Vico, della commissione Attivita' produttive della Camera. Le prossime scadenze della vertenza sono ora concentrate tra i 5 e il 10 ottobre. In particolare, il 5 ci saranno 5 ore e mezzo di sciopero in tutto il gruppo con presidio dei lavoratori provenienti dai vari stabilimenti davanti al sito di Ginosa che e' quello dismesso da Natuzzi da oltre tre anni e che ha in carico i 330 addetti per i quali termina la cassa integrazione a meta' mese.
Il 10 ottobre, invece, altro sciopero nel gruppo e presidio sindacale a Roma davanti al ministero dello Sviluppo economico dove si terra' una nuova seduta della cabina di regia insediata per Natuzzi. Alla cabina di regia, e' stato detto nel vertice di Laterza, parteciperanno anche i sindaci dell'area interessata dagli insediamenti Natuzzi. Laterza e' infatti sede di stabilimento, che e' in produzione, e dista pochi chilometri da Ginosa dove invece lo stabilimento e' chiuso. Sono in tutto 2200 i dipendenti Natuzzi, distribuiti tra sei stabilimenti tra Puglia e Basilicata, e la decisione di intensificare la protesta, con due scioperi a distanza di pochi giorni, e' stata presa dai sindacati di categoria, Filca Cisl, Fillea Cgil,e Feneal Uil, dopo la rottura delle trattative al Mise e il complicarsi della vertenza a poco piu' di dieci giorni dalla scadenza della cassa integrazione per 330 unita'. La decisione di mobilitarsi, spiegano i sindacati, e' "a seguito del comportamento tenuto dall'azienda nel corso del confronto al Mise".
"La rottura della trattativa - spiegano le tre sigle sindacali - e' arrivata dopo che Natuzzi ha rifiutato la proposta delle Regioni Basilicata e Puglia di attivare la cassa integrazione in deroga fino al 30 dicembre 2016 per i 330 lavoratori per i quali, dal 15 ottobre prossimo, non ci sara' piu' alcun ammortizzatore sociale, condannandoli di fatto al licenziamento. Una scelta che abbiamo definito sbagliata e ingiusta e contro la quale ci opporremo con tutti i mezzi a nostra disposizione". Sia il 5 che il 10 ottobre lo sciopero sara' di 5 ore e mezza perche' questo e' adesso l'orario di lavoro col contratto di solidarieta' dei dipendenti Natuzzi rimasti in produzione. L'azienda, infatti, che a Santeramo in Colle, in provincia di Bari, il suo quartier generale, ha in corso da alcuni anni una fase di ristrutturazione con l'impiego di diversi ammortizzatori sociali. In merito all'indisponibilitá di accettare la proroga della cassa sino a fine anno, Natuzzi, lunedi' scorso, al termine della cabina di regia al Miae, ha dichiarato che tale proroga in deroga, proposta dalla Regione Puglia, "non e' coerente con l'implementazione del piano di riconversione del sito di Ginosa, fissato in 18 mesi. L'azienda, pur apprezzando la disponibilita' della Regione, ha dovuto prendere atto dell'assenza di un percorso chiaro e condiviso che accompagnasse la gestione degli esuberi anche a scadenza del periodo di cassa in deroga".
Inoltre Natuzzi ha anche detto che rimane l'impegno della societa' "a costituire una newco destinata alla lavorazione del taglio del poliuretano per le imbottiture, da svolgersi nello stabilimento di Ginosa, che in base al piano industriale presentato potra' riassorbire circa 104 collaboratori". Inoltre, ha affermato l'azienda, "in nessuno degli accordi siglati, Natuzzi si e' impegnata a riassorbire gli esuberi strutturali nell'organico del polo Italia". Invece, si sostiene da parte dell'azienda, "il gruppo e' fortemente impegnato a consolidare e mettere in sicurezza gli attuali 1.918 collaboratori che oggi lavorano in regime di solidarieta', per i quali negli ultimi due anni l'azienda ha gia' trasferito la produzione di oltre 200.000 sedute dagli stabilimenti esteri in Italia". I sindacati pero' hanno contestato la mancata accettazione della proroga della cassa da parte di Natuzzi - di qui appunto i nuovi scioperi - mentre il vice ministro del Mise, Teresa Bellanova, ha giudicato del tutto insufficiente l'impegno aziendale a ricollocare 104 unita' a fronte di 330 che rischiano a breve di restare disoccupate. (AGI)