Roma - L'Italia nel 2015 e' scesa dal 43esimo al 44esimo posto nella classifica delle economie più competitive stilata dal World Economic Forum (Wef), venendo superata dalla Russia. La performance del Paese, spiega il Wef, in generale "e' migliorata ma in maniera piu' lenta rispetto a quella degli altri". Non di meno, l'Italia ha toccato il miglior punteggio assoluto e sta piano piano riducendo il gap con le altre principali economie europee, tanto che il livello di competitivita' ha superato i livelli pre-crisi a differenza di quanto avvenuto per la Francia e la Spagna.
"Il mercato del lavoro, il settore finanziario e le istituzioni continuano ad essere le aree piu' deboli", prosegue lo studio, "le riforme attuate negli ultimi anni hanno migliorato la percezione dell'etica e della corruzione da parte delle aziende ma la performance del settore pubblico rimane mediocre, con una burocrazia pervasiva e un sistema giudiziario inefficiente". "Il mercato del lavoro e' diventato piu' efficiente: le pratiche di assunzione e licenziamento sono state rese piu' flessibili ed e' stato fornito uno schema per una determinazione dei salari piu' flessibile ma perche' questa riforma porti pieni benefici occorreranno tempo e relazioni piu' cooperative tra datore di lavoro e dipendente", osserva il Wef, avvertendo che, pero', "nel frattempo l'Italia continua a spreacare il suo talento: nel Sud del Paese solo una donna su tre lavora, mentre la riforma delle pensioni introdotta nel 2012, per quanto necessaria, ha chiuso ulteriormente ai giovani il mercato del lavoro". Il "punto piu' debole", secondo il Wef, e' pero' il settore finanziario: "il comparto bancario e' carico di sofferenze e alcune istituzioni hanno bisogno di essere ricapitalizzate; i recenti scandali nel credito cooperativo hanno minato ulteriormente la fiducia mentre le questioni di governance, compreso il forte legame con le fondazioni bancarie locali, e' stato affrontato solo in parte". Inoltre "l'Italia ha rafforzato la sua posizione economica ma il debito pubblico rimane elevato alla luce della bassa inflazione". "L'innovazione e la raffinatezza delle imprese restano tra i punti di forza dell'economia italiane", conclude lo studio, sottolineando i "continui miglioramenti" nel campo del digitale.
La Svizzera si conferma in testa alla classifica delle economie più competitive stilata dal World Economic Forum, che conferma inoltre Singapore e Stati Uniti al secondo e al terzo posto. Al quarto posto l'Olanda scalza invece la Germania, che scende al quinto. Nessuna novità nella top ten: i paesi che occupano le posizioni dalla sesta alla decima rimangono gli stessi del 2015. Salgono Svezia e Regno Unito (rispettivamente dal nono al sesto e dal decimo al settimo posto) e arretrano di due posizioni ciascuno Giappone, Hong Kong e Finlandia. L'economia che è salita di più gradini e invece l'India, che sale di 16 posizioni ed è trentanovesima, davanti all'Italia, che scende al quarantaquattresimo posto cedendo il quarantatreesimo alla Russia. L'altra grande economia europea, la Francia, passa invece dalla ventiduesima alla ventunesima posizione. Tra i Brics, inoltre, la Cina resta in testa al ventottesimo posto mentre il Brasile cede sei posizioni scendendo all'ottantunesima e il Sud Africa guadagna un posto al quarantasettesimo posto, rimanendo l'economia più competitiva dopo le Mauritius (al quarantacinquesimo posto) dell'Africa subsahariana, dove e' da segnalare il miglioramento del Ruanda, che scala sei posizioni ed è cinquantaduesimo.
"Il calo dell'apertura dell'economia globale sta danneggiando la competitivita' e sta rendendo piu' difficile per i leader portare avanti una crescita sostenibile e inclusiva". E' quanto sottolinea Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum, nella nuova edizione del Rapporto sulla Competitivita'. Tale tendenza e' attribuibile "a una crescita delle barriere non tariffarie". Secondo il Wef, "le misure di stimolo monetario come il quantitative easing non sono abbastanza per sostenere la crescita e devono essere accompagnate da riforme della competitivita'". (AGI)