Taranto - Differimento dei tempi di cessione dell'Ilva, che inizialmente sarebbe dovuta avvenire entro il 30 giugno scorso come prevedeva la legge 13 dell'1 febbraio scorso; possibilita' per l'Arpa Puglia di fare assunzioni in deroga rispetto ai limiti per la pubblica amministrazione; posticipo al 2018 della restituzione del prestito da 400 milioni concesso dallo Stato all'amministrazione straordinaria dell'Ilva; scudo giudiziario anche per gli acquirenti e affittuari dell'Ilva che saranno scelti alla fine della procedura in corso, ma limitato nel tempo. Sono i punti principali del nuovo decreto legge sull'Ilva, il numero 98 del 9 giugno scorso, sul quale oggi la Camera ha votato a favore. Il voto dell'aula segue quello espresso dalle commissioni Ambiente e Attivita' produttive di Montecitorio nella scorsa settimana. E prima del voto, le commissioni, con una serie di emendamenti, avevano cambiato in diverse parti il testo approvato dal Consiglio dei ministri. Adesso il decreto passa al Senato, in discussione dal 26 luglio, ma molto difficilmente ci saranno ulteriori modifiche da parte dell'assemblea di Palazzo Madama perche' il decreto scade l'8 agosto, e quindi non ci sarebbe il tempo materiale per un ulteriore passaggio alla Camera.
Il nuovo decreto legge sull'Ilva, il decimo da dicembre 2012 ad oggi, ha sollevato molte polemiche. La discussione, in realta', e' nata su questioni specifiche del provvedimento come il fatto che sara' la Cassa per i servizi energetici (Cse) a compensare il mancato rientro in quest'anno, da parte dell'Ilva, dei 400 milioni di prestito dello Stato concesso alla gestione commissariale con una legge precedente. Nei giorni scorsi l'Autorita' per l'energia aveva evidenziato il possibile rischio che il ricorso alla Cse potesse ridurre i margini di flessibilita' operativa della stessa e quindi scaricare sui costi delle bollette dell'energia, e quindi su famiglie e imprese, la mancata restituzione da parte dell'Ilva dei 400 milioni. In realta' l'Autorita' per l'energia ha poi chiarito che questo rischio esisterebbe solo se nel 2018 l'Ilva non restituisse il prestito e anche il vice ministro allo Sviluppo economico, Teresa Bellanova, ha garantito che non ci saranno riflessi per consumatori e imprese. Anche uno dei due relatori del dl, Cristina Bargero, del Pd - l'altro relatore e' Alessandro Bratti - ha fornito assicurazioni sul punto precisando che "la norma ha natura temporanea e prevede che il rimborso dell'importo sia effettuato dal 2018, come anche la Cassa per i servizi energetici ha ribadito in audizione alle commissioni della Camera. Per questo - dice Bargero - la restituzione della somma dei 400 milioni nei tempi stabiliti non comportera' dunque alcuna variazione degli importi in bolletta. Inoltre - spiega ancora Bargero - l'importo utilizzato per le bonifiche ambientali potrebbe essere coperto con i soldi derivanti dalle azioni di rivalsa per i danni ambientali e sanitari cagionati dai Riva, attualmente bloccati dal Tribunale di Bellinzona".
Altra polemica e' nata sullo scudo giudiziario, ovvero la protezione dalle responsabilita' penali connesse all'attuazione del piano ambientale Ilva di cui. dopo i commissari e le figure da loro delegate, avrebbero beneficiato anche acquirenti e affittuari dell'Ilva. Uno scudo che inizialmente non aveva limiti di tempo e per questo era stato contestato anche dalla maggioranza di Governo oltreche' dal relatore Bratti, per il quale era inaccettabile un salvacondotto illimitato. La riscrittura della norma ha adesso circoscritto l'esenzione al massimo entro dicembre 2018, che e' il termine ultimo per attuare il piano ambientale Ilva qualora acquirenti o affittuari dovessero proporre una modifica del piano ambientale vigente in relazione all'Aia di ottobre 2012. Dopo dicembre 2018 acquirenti e affittuari torneranno al regime ordinario, non ci sara' piu' lo scudo giudiziario e comunque, sottolinea Bratti, questo non ha validita' per la violazione delle norme connesse alla sicurezza sul lavoro. Un provvedimento che e' venuto incontro a molte richieste e' il potenziamento dell'Arpa Puglia. Che ora puo' derogare ai limiti per la pa per le assunzioni e contare su 7 milioni di risorse a carico della Regione Puglia, di cui 2,5 quest'anno e 5 il prossimo. Le assunzioni che servono sono quelle di tecnici per i controlli ambientali. I sindacati contestano la ulteriore proroga dell'Aia e temono un allentamento delle prescrizioni anche se il Governo ribadisce che l'elemento che caratterizza il nuovo decreto e' appunto la scelta ambientale. Degli acquirenti e affittuari dell'Ilva, infatti, dice il Governo, si valutera' anzitutto il piano ambientale e dopo quello industriale e la relativa offerta economica per l'azienda. I sindacati pongono poi il problema degli ammortizzatori sociali per i lavoratori Ilva che per Taranto scadono a fine anno e per Genova a settembre. I sindacati avrebbero voluto la proroga dei contratti di solidarieta' inserita gia' nel decreto legge ma il Governo ha escluso quest'inserimento, dichiarandolo inammissibile, e rinviato invece il diiscorso alla nuova legge di Stabilita'. Il decreto, invece, apre un altro spiraglio per le aziende dell'indotto in credito con l'Ilva: nel riparto delle risorse dello stato passivo, essendo la societa' in amministrazione straordinaria, le imprese terze, molte delle quali di Taranto, non saranno penalizzate dal fatto, previsto appunto nel decreto, che l'amministrazione straordinaria ora deve farsi carico non solo della restituzione del prestito da 300 milioni, che la legge precedente accollava invece ai privati, ma anche dare ad essa priorita' rispetto agli altri debiti. (AGI)