Roma - Ci sono margini per migliorare il sistema pensionistico purché questo resti sostenibile. I paletti restano quindi i conti pubblici e il via libera della Ue. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, conferma l'intenzione del governo di introdurre un meccanismo di flessibilità in uscita ma mette in chiaro che ogni intervento, anche il cosiddetto Ape, l'anticipo pensionistico annunciato dal premier Matteo Renzi, sarà condotto nel rispetto dell'equilibrio dei conti pubblici e dovrà essere verificato con Bruxelles. "Sicuramente c'è spazio per considerare miglioramenti del sistema pensionistico", sottolinea Padoan intervenendo alla trasmissione Radio anch'io. Il ministro ricorda che "il nostro sistema pensionistico è uno dei più stabili e sostenibili in Europa". E tale deve rimanere. Perché il sorvegliato speciale di Bruxelles, ovvero il debito (che secondo la Commissione Ue resterà stabile al 132,7% quest'anno come nel 2015 e non calerà al 132,4% come prevede il governo) "scende ma va finanziato con centinaia di miliardi ogni anno - ricorda Padoan - e questo significa che i mercati devono credere alla sostenibilità del Paese e un sistema pensionistico solido fa parte di questa sostenibilità". Così come per la riduzione delle tasse, che il ministro conferma essere "uno dei pilastri della politica del governo", anche sul fronte pensionistico, quindi, la condizione resta sempre l'equilibrio dei conti.
Il dossier pensioni dovrebbe costare circa un miliardo l'anno. Il governo non ha però ancora fornito i dettagli del progetto. Renzi ha annunciato che la misura si chiamerà Ape, sarà inserita nella prossima legge di stabilità e consentirà di anticipare, con una decurtazione economica, l'ingresso in pensione solo per un certo periodo di tempo. Il meccanismo dovrebbe prevedere una penalizzazione graduale a secondo del reddito per chi decide di anticipare il pensionamento. Lo Stato si limiterebbe a finanziare la maggiore spesa che si determina per i lavoratori beneficiari dell'anticipo che si trovino in condizione di disoccupazione mentre negli altri casi le risorse arriverebbero da banche e assicurazioni che rientrerebbero degli esborsi con le trattenute Inps sulla pensione finale. Nelle prossime settimane dovrebbe partire il confronto con le parti sociali e anche con Bruxelles. Padoan pertanto avverte: "le misure vanno valutate quando sono disponibili". Un messaggio diretto ai sindacati ma non solo. Ed è proprio il confronto che chiedono a gran voce tutte le organizzazioni sindacali. "Non siamo di fronte a un testo che si possa valutare. Mi pare che ci sia il logo e il titolo prima ancora che la proposta", ammonisce il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. Certo in base a quello che si legge fino a questo momento, per il leader della Cgil, "non siamo di fronte a un intervento strutturale sulla legge Monti-Fornero. Ma solo a una ipotesi molto penalizzante per i lavoratori che riguarda solo un breve periodo".
Inoltre, aggiunge, "non capiamo le ragioni per cui si debba far intervenire nel sistema previdenziale le banche e le assicurazioni: suona molto come un modo per finanziarle". "Ci aspettiamo una convocazione - conclude Camusso - il presidente del Consiglio ha detto che avrebbe aperto un confronto. Aspettiamo che si apra questo confronto anche perché è sempre complicato discutere di pensioni attraverso indiscrezioni giornalistiche o battute. Vorremmo capire". "Non c'è dubbio che il paese ha bisogno di più equità sociale. Ma oggi è importante aprire un tavolo di confronto per modificare la legge Fornero. Questo è quello che sta a cuore alle italiane ed agli italiane", sottolinea il segretario Generale della Cisl, Annamaria Furlan.
"Dagli annunci pare stavolta che il governo voglia seriamente lavorare per cambiare il sistema pensionistico con il confronto con le parti sociali. Noi siamo pronti con la nostra piattaforma, con le nostre proposte perché crediamo che questa sia una priorità per il paese su cui non faremo mancare il contributo del sindacato", aggiunge. Per il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, l'importante e essere convocati. "Poi discuteremo nel merito, perché ci sono un po' di idee strampalate: vorremo verificare e fare un confronto con le nostre proposte - afferma - noi riteniamo che non ci debba essere un'ulteriore penalizzazione per i lavoratori che vogliono fruire della flessibilità in uscita dal lavoro. Per le imprese, peraltro, può essere utile rinnovarsi con l'ingresso di lavoratori più giovani, così da affrontare la crisi in maniera costruttiva. Se non si fa tutto questo, allora è un problema". Quanto all'ipotesi dell'assetto di ricollocamento per i disoccupati, "è una soluzione giusta - osserva Barbagallo - solo se si creano le condizioni per avere nuovi posti di lavoro e, cioè, se si fanno gli investimenti pubblici e privati per consentire una ripresa economica e produttiva del Paese, altrimenti resta uno dei tanti annunci. Perché funzioni, dunque, oltre alle necessarie risorse - conclude - bisogna che prima si creino condizioni per il lavoro e, inoltre, che si superino le sperequazioni regionali tra Nord e Sud". (AGI)