Washington - Il peso delle sofferenze grava sul sistema bancario italiano "nonostante i costruttivi interventi delle autorità italiane per aiutare a ripianare i bilanci". Lo sottolinea il Fondo monetario internazionale nel Global Financial Stability Report, indicando come nell'area euro il comparto creditizio del nostro Paese sia stato tra i più colpiti dal calo azionario dello scorso febbraio, insieme a quello greco, e in misura minore a quello portoghese e ad alcune grandi banche tedesche. I sistemi bancari con più crediti deteriorati, come quello italiano, "hanno generalmente subito un calo più accentuato dei prezzi azionari", si legge nel Gfsr, e "il pricing del mercato è stato il riflesso delle preoccupazioni degli investitori per il fatto che alcune banche possano avere difficoltà a liberarsi del crescente fardello delle sofferenze". E anche "il bail-in del debito subordinato di quattro piccole banche italiane ha sollevato preoccupazione tra gli investitori".
Il problema delle sofferenze bancarie nella zona euro va affrontato immediatamente, sostiene il dossier, sottolineando le "importanti sfide strutturali" che gli istituti di credito devono affrontare per adattarsi alla nuova realtà "post crisi" che continua a deprimere i loro profitti. "Nella zona euro, l'elevato livello dei crediti deteriorati - sottolinea Josè Vinals, consigliere finanziario dell'Fmi - va urgentemente contrastato attraverso una strategia onnicomprensiva". Nel tempo, avverte Vinals, dovrà essere affrontata anche la questione "dell'eccesso di capacità bancaria, cioè a dire che ci sono troppe banche".
Cina, a rischio 1.300 miliardi di prestiti a imprese
"Negli ultimi 6 mesi i rischi per la stabilità finanziaria sono aumentati", è l'allarme lanciato dal Global Financial Stability Report. Hanno pesato il peggioramento delle prospettive di crescita e i timori sull'inflazione, sottolinea Josè Vinals, consigliere finanziario del Fondo Monetario Internazionale. Il calo dei prezzi delle commodity e le preoccupazioni per l'economia cinese hanno contribuito a mettere sotto pressione i mercati emergenti e i mercati del credito delle economie avanzate. "Infine - osserva Vinals - è calata la fiducia nella trazione delle politiche per i dubbi relativi alla capacità delle 'sovraccarichè politiche monetarie di compensare l'impatto degli accresciuti rischi politici ed economici". Rispetto all'inizio dell'anno, quando i mercati "hanno reagito negativamente" a livello globale, con un crollo azionario, con estrema volatilità e con una rinnovata pressione sui titoli degli istituti di credito, la situazione "appare significativamente migliorata" grazie alla ripresa dei prezzi del petrolio e delle altre commodity, "a dati Usa più forti e alle azioni di supporto delle banche centrali", si legge nel rapporto. La Cina ha inoltre rafforzato le politiche per sostenere lo sviluppo e stabilizzare il tasso di cambio. Ma il peggio potrebbe ancora arrivare in assenza di riforme. "Le turbolenze dei mercati di inizio anno sono un campanello d'allarme sul fatto che gli shock finanziari posso rapidamente riverberarsi sull'economia mondiale - avverte l'Fmi - spingendo i Paesi in una fase di stagnazione economica e finanziaria". In questo contesto, il Fondo stima un calo del Pil mondiale fino a quasi il 4% nei prossimi 5 anni e ciò equivarrebbe a sacrificare quasi un anno di crescita. Per scongiurare questo scenario, occorre intervenire sui nodi irrisolti ereditati dalla crisi nelle economie avanzate, sui rischi sistemici per la liquidità del mercato e sulle vulnerabilità delle economie emergenti. Se si agisce su questi fronti, secondo l'istituzione di Washington, si può ottenere un'espansione del Pil dell'1,7% entro il 2018, rispetto allo scenario di base.
Banche Paesi avanzati ora più sicure
Infine per il report "L'Europa deve completare l'unione bancaria e istituire uno schema europeo comune di garanzia sui depositi".(agi)