Milano - Non c'è stato un "confronto aperto" sui programmi dei candidati, nella corsa alla presidenza ha vinto il "professionismo confindustriale" di chi ha "tessuto ragnatele e scambiato consensi, come la peggiore politica". Questa l'accusa polemica di Marco Bonometti, che ha abbandonato oggi la corsa alla presidenza dopo aver incontrato i saggi, puntando anche l'indice contro la riforma Pesenti. "Non è stato possibile un confronto aperto su questo terreno, complice una riforma che ha mostrato i suoi limiti - afferma in una nota il presidente e ad di Omr (Officine meccaniche rezzatesi) - basti pensare che tra una settimana il Consiglio generale di Confindustria ascoltera' i programmi dei candidati solo dopo la consultazione dei saggi, con una illogicita' che deve essere rapidamente corretta". Secondo Bonometti "i vincoli imposti ai candidati hanno favorito 'il professionismo confindustriale', che ha potuto lavorare indisturbato, tessendo ragnatele e scambiando consensi, come la peggiore politica da noi sempre vituperata".
"Il mio obiettivo era e rimane il rafforzamento di Confindustria - scrive ancora Bonometti - assolutamente necessario in una fase come questa, in cui l'imprenditoria italiana e' impegnata in una difficile lotta per la sopravvivenza prima, e per lo sviluppo poi. Desideravo, e continuo a volere, una Confindustria forte ed unita, perché la forza e la coesione sono condizioni indispensabili per confrontarsi ad armi pari con il governo, con la politica, con il sindacato. Avevo detto subito che non mi interessava una poltrona, che non volevo voti di scambio, che non ero disponibile a compromessi che pregiudicassero gli interessi della generalità delle imprese". Bonometti ribadisce la propria avversione al 'professionismo confindustriale', che "non e' nel mio dna. Tuttavia, credo in Confindustria e continuero' ad adoperarmi affinche' questa organizzazione, che ha sempre svolto un ruolo prezioso, possa continuare a lavorare per gli imprenditori e per le imprese, con l'imprescindibile spirito di servizio, senza il quale il rischio di perdere efficacia diventa grave e insostenibile". (AGI)