Roma - Il mese di dicembre si e' chiuso con un segno meno per l'industria, ma il 2015 e' stato positivo in termini di ordinativi e di fatturato. Anzi, per quanto riguarda gli ordinativi, e' stato registrato un vero e proprio record: il rialzo su base annua e' stato del 5,2% e si tratta dell'aumento piu' forte dopo il 2010 (quando fu del 13,8%). Nel 2011 l'incremento fu piu' contenuto e cioe' del 4,2%, nel 2014 fu dello 0,8%. Negativi il 2012 (-8,1%) e il 2013 (-1,5%). Il trend dell'anno scorso e' dovuto in particolare al mercato nazionale che segna un +8,6% per le commesse nazionali. Per quanto riguarda il fatturato, nel 2015 si tratta di un rialzo dello 0,2% e si ritorna cosi' ad un segno positivo, che venne registrato nel 2011 quando fu del 6,8%. Poi negli anni successivi fu sempre negativo. Sempre secondo l'Istat, su base congiunturale e cioe' rispetto a novembre, gli ordini hanno segnato a dicembre una diminuzione del 2,8%. Giu' anche il fatturato, calato dell'1,6% rispetto a novembre ma si tratta di un dato calcolato al netto della stagionalita'.
Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di dicembre 2014), il calo e' piu' consistente ed e' del 3,0%, con una flessione del 2,7% sul mercato interno e del 3,2% su quello estero mentre gli ordini hanno segnato una diminuzione del 2,8%. Seduta al ribasso invece per le borse europee che risentono del nuovo calo del prezzo del petrolio: in particolare, il Wti passa di mano sotto quota 31 dollari al barile, dopo che ieri il ministro del petrolio dell'Arabia Saudita, Ali Al-Naimi, ha ribadito che il piano coordinato per congelare i livelli di produzione di petrolio rappresenta "l'inizio di un processo per non aggiungere barili ma questo non significa tagliare la produzione". Sul circuito elettronico i future sul Light crude Wti cedono 88 cent a 30,99 dollari e quelli sul Brent arretrano di 65 cent a 32,62 dollari. Sia questo sia anche la debolezza dei mercati finanziari hanno intanto rafforzato lo yen e portato l'euro sotto 1,10 dollari, mentre cala a picco la starlina, per il percolo di un'uscita dall'euro. La moneta europea passa di mano a 1,0989 dollari e a a 122,95 yen, il minimo da tre anni. Dollaro/yen a 112,02, dopo un minimo a 11164. Intanto il timore di una Brexit affonda la sterlina, che scende al nuovo minimo da sette anni, sotto quota 1,40 sul dollaro. La moneta britannica passa di mano a 1,3954, dopo un minimo dal marzo 2009, di 1,3943 sul biglietto verde. (AGI)