Roma - Ondata di revisioni al ribasso per l'Ocse. Nel suo Interim Economic Outlook, l'organizzazione di Parigi ha tagliato le stime di crescita di quasi tutte le maggiori economie dell'area, con la significativa eccezione dell'India, il cui Pil è stimato in crescita del 7,4% sia nel 2015 che nel 2016 (+0,1% rispetto alle stime di novembre) e del 7,3% nel 2017. Previsioni invariate per la Cina, che continua ad apparire orientata a un rallentamento (+6,9% nel 2015, +6,5% quest'anno e +6,2% l'anno venturo).
Per l'Eurozona si stima un'espansione dell'1,4% nel 2016 e dell'1,7% nel 2017 (+1,8% e +1,9% secondo le stime di novembre dopo un +1,5% nel 2015), mentre gli Usa si confermano in forma piu' robusta, sia pur in ripiegamento: +2% nel 2016 e +2,2% nel 2017 (+2,5% e +2,4% a novembre) dopo un +2,4% nel 2015. Se la cava anche il Regno Unito: +2,1% nel 2016 e +2% nel 2017 (+2,4% e +2,3% secondo le stime di novembre) dopo un +2,2% nel 2015.
Il Giappone rimane invece un po' in affanno: +0,8% quest'anno e +0,6% l'anno venturo (+1% e +0,5% secondo le stime di novembre) dopo un +0,4% nel 2015.
Europa - Per quanto riguarda le principali economie dell'Eurozona, la revisione al ribasso piu' dura spetta alla Germania: +1,3% nel 2016 e +1,7% nel 2017 (i dati di novembre prevedevano un +1,8% nel 2016 e un +2% nel 2017) dopo un +1,4% nel 2015. Regge bene, invece, la Francia che, dopo un'espansione dell'1,1% lo scorso anno, e' vista in crescita dell'1,2% nel 2016 e dell'1,5% nel 2017, in entrambi i casi un taglio delle stime di appena lo 0,1%.
Italia - L'Ocse ha rivisto al ribasso le previsioni sulla crescita del Pil italiano, stimato in espansione dello 0,6% nel 2015 e dell'1% nel 2016. Sono i dati contenunti nell'Interim Economic Outlook dell'organizzazione di Parigi. Nell'Economic Outlook dello scorso novembre il Pil italiano era stimato in crescita dello 0,8% nel 2015 e dell'1,4% nel 2016. Invariata la previsione di una crescita dell'1,4% nel 2017.
Il "cucchiaio di legno" rimane poi saldamente in mano al Brasile che, dopo aver bruciato un 3,8% lo scorso anno, e' visto in contrazione del 4% nel 2016 e a Pil invariato nel 2017, laddove l'Economic Outlook di novembre stimava una flessione dell'1,2% nel 2016 e un'espansione dell'1,8% nel 2017. Le stime di crescita sul Pil mondiale (+3% nel 2015) sono state invece ridotte dello 0,3% sia per il 2016 (+3%) che per il 2017.
Un recupero della ripresa globale "rimane sfuggente". "Nel 2016 l'espansione del Pil globale e' prevista essere non piu' alta che nel 2015, che di per se' aveva segnato il ritmo di crescita piu' lento degli ultimi cinque anni", si legge nel documento, "la crescita sta rallentando in molte economie emergenti con una ripresa molto modesta nelle economie avanzate e bassi prezzi che deprimono gli esportatori di materie prime; il commercio e gli investimenti restano deboli; la debole domanda sta portando a una bassa inflazione e a una crescita inadeguata di retribuzioni e occupazione". Anche i potenziali benefici del crollo del prezzo del greggio, sottolinea l'Ocse a proposito dell'Eurozona, "sono stati inferiori al previsto", cosi' come i bassissimi tassi di interesse e l'euro debole "devono ancora portare a un solido rafforzamento degli investimenti". In molti paesi dell'Eurozona, inoltre, "l'alto indebitamento del settore private e gli alti livelli di sofferenze bancarie restringono il canale creditizio della trasmissione della politica monetaria".
Sarà inoltre "difficile" il processo di riequilibrio dell'economia cinese, che si trova di fronte la volatilita' di tassi di cambio e borse e "l'incertezza sulla reazione delle autorita' agli sviluppi futuri". Gli Usa, da parte loro, rischiano una frenata una volta raggiunta la piena occupazione, a meno che una crescita sostenuta dei salari non risollevi l'inflazione. "Una risposta politica collettiva piu' forte e' necessaria per rafforzare la domanda", avverte l'Ocse, "la politica fiscale e' ora recessiva in molte grandi economie, il ritmo delle riforme strutturali ha rallentato". In questo contesto, conclude l'organizzazione di Parigi, la politica monetaria delle banche centrali deve restare "molto accomodante" e occorre "un impegno per aumentare collettivamente gli investimenti pubblici" il che "stimolerebbe la domanda restando su un percorso di sostenibilita' fiscale". (AGI)
Le prime sei settimane del 2016 sono state "un periodo eccezionalmente negativo" per i mercati finanziari e sussistono "concreti rischi di instabilita' finanziaria, in particolare per i mercati emergenti". E' quanto avverte l'Ocse nel suo Interim Economic Outlook. "A livello globale l'incertezza e la volatilita' dei mercati finanziari sono aumentate" per ragioni che includono "la preoccupazione per le prospettive di crescita globali e le incertezze sul tasso di cambio dello yuan", prosegue l'Ocse che sottolinea come i colpi piu' duri siano stati incassati dalle banche europee, che dall'inizio dell'anno hanno visto la loro capitalizzazione scendere di oltre il 20%. Nei mercati emergenti, invece, "i flussi di capitale si sono indeboliti o invertiti" con alcuni paesi che hanno registrato "bruschi deprezzamenti valutari". Preoccupa anche "la rapida crescita dell'indebitamento del settore privato", soprattutto in Cina.
A fronte di una ripresa economica che rimane "debole", il progetto europeo sta faticando a mantenere il sostegno politico dei cittadini per una serie di fattori che include "l'aumento dei rifugiati, minacce esterne per la sicurezza, l'impopolarita' delle misure di austerita' e forze centrifughe in alcuni paesi". E' la diagnosi contenuta nell'Interim Economic Outlook dell'Ocse. "L'Europa ha bisogno di ritrovare se stessa e parlare con una voce sola per promuovere unita' e crescita", avverte l'organizzazione di Parigi, "questa incertezza politica rischia di pesare ulteriormente sugli investimenti e potrebbe condurre a condizioni finanziare piu' difficili che deprimebbero una crescita gia' debole in Europa e altrove".
La "ripresa lenta" dell'Eurozona "e' un importante fattore che pesa sulla ripresa globale e lascia l'Europa vulnerabile agli shock globali". Lo si legge nell'Interim Economic Outlook dell'Ocse. "Una preoccupazione centrale e' il rischio che l'area euro resti impantanata in una bassa crescita, una bassa inflazione e una fiducia nelle prospettive di medio termine troppo debole per generare investimenti piu' alti e le innovazioni e riallocazioni che rafforzerebbero la produttivita' e la crescita dell'occupazione", aggiunge l'Ocse, sottolineando come tali congiuntura possa creare "interazioni negative con il settore bancario, come sottolineato dal recente brusco crollo dei prezzi dei titoli delle banche europee" le cui azioni, nelle ultime settimane, hanno toccato quotazioni basse "quasi come quelle osservate durante la crisi finanziaria nel 2009". L'organizzazione di Parigi riconosce le "importanti riforme strutturali" adottate da alcuni paesi ma giudica nel complesso il cammino riformatore "troppo lento", in particolare la cosiddetta 'agenda Juncker' sugli investimenti che "deve ancora dare i risultati prefissati". "Serve piu' ambizione per rendere le istituzioni comunitarie piu' favorevoli a crescita e produttivita'", conclude l'Ocse. (AGI)