Roma - Si avvia a conclusione il contenzioso sui Tango bond tra l'Argentina e i risparmiatori italiani che una quindicina di anni fa furono beffati dai titoli sudamericani. A inizio febbraio il governo di Buenos Aires ha raggiunto un accordo con la task force delle banche italiane e ha accettato di pagare a 50mila risparmiatori, quelli rimasti fuori dalle precedenti contrattazioni, il 150% del capitale in contanti per un controvalore di 1,35 miliardi di dollari. I Tango bond sono titoli di debito pubblico argentini ed equivalgono ai Bot e Btp italiani, in pratica sono obbligazioni emesse dallo Stato con lo scopo di finanziare il proprio debito pubblico o direttamente il deficit. Il default economico dell'Argentina del 2002 trasformo' i Tango bond in carta straccia. Oltre ai risparmiatori argentini e stranieri, nella bancarotta rimasero coinvolti 450.000 investitori italiani, per un totale di 12,8 miliardi di euro, considerando il cambio euro/dollaro di quell'anno. Da quel momento i risparmiatori italiani per difendere i loro interessi adottarono due strade: quella individuale e quella collettiva. Otto banche italiane (Banca Antonveneta, Banca Sella, San Paolo IMI, Banca Intesa, Iccrea Banca, Banca Nazionale del Lavoro, Monte dei Paschi di Siena e Unicredito) nel 2002 costituirono l'Associazione per la Tutela degli Investitori in Titoli Argentini ("Task Force Argentina" o T.F.A.) per negoziare la ristrutturazione del debito.
Il primo accordo con il governo argentino risale al 2005: il 76% dei titoli del debito pubblico oggetto del default sarebbero stati rimpiazzati con altri di un valore nominale molto piu' basso (25-35% rispetto ai titoli originari) e scadenze piu' lunghe. Nel 2008 fu allo studio un secondo accordo che includesse anche il restante 24% dei creditori, che venne concluso nel 2010. Con i due piani furono rimborsati tra i 30 e 40 miliardi. Successivamente la TFA promosse un'azione contro l'Argentina per chiedere il rimborso dell'intero valore nominale dei titoli e degli interessi, per 900 milioni di dollari, detenuti da circa 50mila obbligazionisti che non avevano accettato le precedenti ristrutturazioni del debito. La crisi economica argentina che ha mandato in fumo i Tango bond aveva avuto inizio alla fine degli anni '90, ma il periodo piu' critico e' stato tra il 1999 e il 2003. Nel 2002 l'Argentina rinuncio', dopo 10 anni, alla parita' 1 a 1 dollaro-peso. In pochi giorni il peso perse gran parte del proprio valore nel mercato non regolamentato. Immediati furono gli effetti: disoccupazione a livelli critici, inflazione altissima, recessione e fuga di capitali. Nel 2002, dopo la corsa dei correntisti a ritirare i risparmi, venne dichiarato il default e gli investitori abbandonarono completamente il Paese, lasciando l'Argentina senza riserve di valuta. (AGI)