Roma - Entro il 2018, le nostre vendite in Argentina potranno raggiungere 1,17 miliardi di euro, con un incremento cumulato del 13% circa in quattro anni. Lo stima la Sace, in occasione della visita del presidente del Consiglio Matteo Renzi nel Paese. L'Italia è il terzo partner commerciale europeo dell'Argentina dopo la Germania e la Spagna. Nel 2014 le esportazioni italiane nel Paese sono diminuite del 5%, attestandosi intorno a 1 miliardo di euro. Nei primi 10 mesi del 2015, l'export è ulteriormente calato dell'1,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Ma ora ci sono nuove potenzialità. Tra i principali settori di esportazione delle nostre aziende rientrano la meccanica strumentale (motori e turbine, macchine per la movimentazione e il sollevamento, macchine per l'industria alimentare), la metallurgia (prodotti della siderurgia, tubi, condotti, profilati) e i prodotti chimici (chimica di base, fertilizzanti).
La recente elezione di Mauricio Macri apre una nuova fase per il Paese, segnato dal recente selective default del 2014 (legato all'insolvenza del 2002), che ha precluso la possibilità di accedere a finanziamenti sui mercati internazionali e ha portato alla riduzione delle riserve valutarie. Secondo le previsioni della Banca Mondiale, l'Argentina dovrebbe riprendere infatti la strada della crescita, con un +0,7% del Pil nel 2016. Tra le principali azioni che il governo sta portando avanti figurano la riduzione del tasso di inflazione, il risanamento dei conti pubblici, e l'eliminazione delle distorsioni sul tasso di cambio e sui movimenti di capitali. Le autorità dovranno anche ridefinire un business environment trasparente e credibile, insieme a misure volte a incentivare gli investimenti esteri. Il nuovo esecutivo ha recentemente siglato un accordo, soggetto all'approvazione del Parlamento, con gli obbligazionisti italiani detentori dei "Tango Bond" che non avevano accettato le ristrutturazioni del 2005 e del 2010, e sta cercando di portare avanti i negoziati con gli hedge fund americani, offrendo circa 6,5 miliardi di dollari. Nonostante i timidi segnali di ripresa, conclude Sace, l'atteggiamento degli investitori rimane estremamente prudente. (AGI)