119 milioni di visitatori in un anno che rappresentano un incoraggiante +7,7% rispetto ai dati della precedente analisi del 2015. È questo il dato record fatto segnare dal patrimonio culturale italiano nel 2017 e riportato dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) in un documento sui numeri dei nostri musei pubblicato lo scorso 29 gennaio. Un dato che conferma i buoni dati del sistema museale italiano.
Numeri che erano stati anche oggetto di un piccolo dibattito la scorsa estate quando l’allora neoministro Alberto Bonisoli aveva fatto sapere di voler cambiare il regolamento istituito dal suo predecessore Dario Franceschini tramite il Decreto 27 giugno 2014, n. 94. Quel decreto tuttora stabilisce che nelle prime domeniche di ogni mese l’ingresso nei 480 musei e luoghi culturali statali deve essere gratuito. Bonisoli aveva annunciato di voler andare oltre quel dispositivo, da lui giudicato insufficiente per rinforzare strutturalmente il sistema museale.
In ogni caso, il decreto è ancora in vigore: domenica 3 febbraio, infatti i 480 musei e luoghi culturali statali saranno regolarmente a ingresso libero. Secondo i sostenitori dell’iniziativa di Franceschini, invece, il decreto avrebbe contribuito a portare un aumento fra i visitatori dei musei. Non si può affermare che il trend positivo di questi anni sia dovuto all’iniziativa dell’ex ministro PD, per questo servirebbero delle analisi più approfondite per capire chi sono questi 119 milioni di visitatori. Di sicuro, però, le “domeniche gratis” non hanno fatto diminuire i visitatori.
L’ultima indagine ISTAT riporta quindi che ad assicurarsi poco meno della metà dei visitatori (49%) è stato il sistema museale propriamente detto, seguito dai monumenti e dalle aree monumentali, che attirano il 37%. La fetta minore è destinata ad aree e parchi archeologici (13% dei visitatori totali).
Un’istantanea sul patrimonio culturale italiano
In totale sono 4.889 gli istituti culturali nazionali censiti da ISTAT tra musei, monumenti e aree archeologiche. Due terzi sono pubblici, ma solo 478 sono statali. La stragrande maggioranza di essi sono musei (più di 4 mila), mentre i complessi monumentali sono 570 contro i 293 parchi ed aree archeologiche. Sebbene inferiori nel numero totale, l’incremento maggiore dei visitatori è stato fatto registrare proprio da monumenti e aree archeologiche.
Per essere più precisi, come sono organizzate le due categorie più ampie utilizzate da ISTAT nella rilevazione, ovvero sistema museale e complessi monumentali? Sotto la voce “musei” rientrano, oltre ai musei veri e propri, anche gallerie e collezioni non solo artistiche, ma anche etnografiche, religiose, storiche, scientifiche, industriali.
Il complesso monumentale è quindi composto da chiese, cattedrali, ville, palazzi, giardini, architetture storiche, militari e civili, statue e anfiteatri, nella proporzione mostrata dal grafico sottostante.
Pochi luoghi di grande attrazione
Nonostante questa grande varietà di luoghi di interesse, dei 119 milioni di visitatori del 2017, la maggior tende a concentrarsi in poche aree che possiedono grande potenziale attrattivo. Nelle loro 329 strutture museali complessive, Roma, Firenze, Venezia, Napoli, Torino e Pisa contano la metà dei visitatori: 59 milioni. Ma il quartetto di città dai musei più visitati corrisponde anche alle prime quattro destinazioni turistiche del nostro paese: Roma, Firenze, Venezia e Milano hanno da sole ospitato il 38% dei turisti complessivi del 2017, pari a 23,4 milioni.
Questa capacità attrattiva di alcune mete si riflette anche sui monumenti e i musei più visitati in assoluto sul territorio italiano. Le prime venti strutture della classifica, infatti, contano da sole 43 milioni di visitatori, cioè un terzo del totale dei visitatori. Si tratta soprattutto di attrazioni celebri a livello internazionale, come il Pantheon, il Colosseo, il Museo di Sant’Arcangelo a Roma, la Galleria degli Uffizi di Firenze, il Museo di Capodimonte a Napoli, e così via. Ma testimoniano anche la difficoltà di promuovere, per la grande competizione, realtà museali “minori”, o per lo meno meno famosi nel mondo, che però possono offrire opere d’arte, patrimonio storico e monumentale di grande interesse.
Va però tenuto presente che nei dati ISTAT mancano i Musei Vaticani, perché tecnicamente si trovano all’estero. Secondo i dati della Themed Entertainment Association, un’associazione mondiale che rappresenta i principali creatori, sviluppatori e produttori di parchi d’attrazione, nel 2017 i visitatori sono stati 6 milioni e 427 mila, collocando i Musei Vaticani al primo posto assoluto della classifica italiana e ponendoli al secondo posto di quella Europea.
I Musei Vaticani sono l’unica struttura della penisola che riesce a competere per numeri con colossi come il Louvre, il British Museum o la Tate Gallery. Il principale museo censito da ISTAT è la Galleria degli Uffizi, che però si colloca lontano dalla vetta Europea e scompare a livello mondiale, quando entrano in gioco i grandi musei americani, come il Moma di New York (7 milioni di visitatori nel 2017), o il Museo Nazionale di Pechino (oltre 8 milioni).
Anche su questo fronte, nonostante l’aumento dei visitatori e il nuovo record, si ha l’impressione che talvolta l’offerta artistico-culturale dell’Italia sia talmente diffusa che sia paradossalmente difficile promuoverla, soprattutto sul piano internazionale. Ne escono vincitori solamente quelle realtà che hanno un “brand” particolarmente forte, anche al di là del patrimonio museale: Roma, Firenze, Venezia e Milano, che spesso è il classico tour dei turisti stranieri che vogliono visitare l’Italia.