Italia-Spagna, ci risiamo. I quarti di finale di Champions League mettono di fronte due delle tre squadre iberiche e le due italiane giunte fra le migliori otto squadre europee. Nell’anno forse più buio del nostro calcio, segnato dal mancato Mondiale, una piccola consolazione arriva dall’approdo ai quarti di due squadre italiane: non accadeva dalla stagione 2006-07, grazie alla Roma e al Milan, poi vincitore.
Il sorteggio avvenuto per mano dell’ex milanista Andriy Shevchenko ha così composto una griglia dei quarti di finale che vede la ormai classica Juventus-Real Madrid a fronte di tre sfide con ben pochi precedenti in ambito continentale: solo 4 i precedenti tra Barcellona e Roma, mentre del tutto inedite sono le sfide Siviglia-Bayern e Liverpool-Manchester City. Quest’ultima, ovviamente, è inedita solo in ambito europeo: in terra inglese, infatti, Liverpool e City si sono affrontate 178 volte, con i Reds vittoriosi in 87 occasioni, contro i 45 successi dei Citizens.
Real, Barcellona e Bayern specialisti dei quarti di finale
Delle 8 squadre in corsa, Real, Barcellona e Bayern sono senza dubbio le squadre più abituate ad affrontare questa fase. I blaugrana approdano ai quarti ininterrottamente dalla stagione 2007-08 (11 volte consecutive, 7 passaggi del turno su 10), e in questo ambito sono inseguiti dai madrileni a quota 8 (con annessi 7 passaggi del turno su 7, numero che non può non inquietare la Juve) e dai tedeschi a 7 (5 successi, 1 eliminazione). Real e Bayern sono gli specialisti dei quarti: 35 presenze totali per il Real contro le 29 dei bavaresi. Il Barcellona è in ritardo sui numeri totali, ma come visto sopra occorre notare che sulle 20 presenze ai quarti 11, cioè più della metà, sono consecutive a partire dalla stagione 2007-08.
La Juve dà continuità alla sua presenza fra le migliori 8: per ritrovare due volte la Juve ai quarti c’è da tornare al biennio di Fabio Capello (2004-2006), quando però i quarti furono il capolinea dei bianconeri. La prima volta a fermare la Juve fu il Liverpool (poi vincitore), la seconda volta invece l'Arsenal (poi finalista). A proposito di squadre inglesi, questa Champions rivede in questa fase il City due anni dopo l’unico approdo mentre sono 9 le stagioni nelle quali il Liverpool è stato assente dai quarti. Due anni in più ha atteso la Roma, di nuovo ai quarti dopo dieci anni. Ben più tempo ha aspettato il Siviglia: ultima e unica apparizione ai quarti nel 1957-58.
Numeri che diventano ancora più importanti se guardiamo ai dati del grafico sopra. Da quando la Champions ha questa formula (cioè dal 2003-04), Real, Barca e Bayern hanno giocato più del 75% delle partite possibili in questi tre lustri, segno di una costanza di rendimento notevole. La Juventus è la quarta forza fra le squadre ancora in corsa, seguita dal Liverpool, dalla Roma e dal City, che a dispetto del passato poco nobile è una delle candidate al titolo anche grazie al gioco dell’allenatore Pep Guardiola. La squadra meno presente in Champions negli ultimi 14 anni è il Siviglia, che però nel frattempo ha vinto 5 Europa League, di cui 3 consecutive tra 2013 e 2016: non esattamente una “cenerentola” sul piano europeo. Se stringiamo lo sguardo alle edizioni a cui queste squadre hanno effettivamente preso parte, per Bayern e Barcellona si va oltre l’80% di partite giocate, col Real al 79%. Anche questo è un brutto campanello d’allarme per Juve e Roma.
Juventus-Real Madrid
La sfida tra i Campioni d’Italia e i Campioni di Spagna e d’Europa in carica è un confronto in cui nei precedenti, numericamente, regna un certo equilibrio: 19 partite giocate, 9 vittorie Real e 8 Juve. Ma il peso cambia e di molto se consideriamo che 2 delle 9 vittorie dei blancos hanno portato a due trionfi in finale (1998 e 2017). La Juventus, dal canto suo, non perde un doppio confronto coi madridisti in una fase di eliminazione diretta dalla Coppa dei Campioni 1986-87. Da lì, la Juve ha sempre eliminato il Real tra ottavi, quarti e semifinali: è accaduto nel 1996, nel 2003, nel 2005 e nel 2015.
La Juventus può fregiarsi inoltre di essere l’ultima squadra ad aver eliminato il Real dalla Champions League. Successe appunto nella stagione 2014-15, quando il gol al Bernabeu dell’ex madridista Alvaro Morata eliminò i blancos di Carlo Ancelotti, per altro campioni in carica, schiudendo ai bianconeri le porte della finale di Berlino poi vinta dal Barcellona. Da quella eliminazione, poi, il Real dalla Champions non è più uscito, vincendo entrambe le edizioni successive, firmando una doppietta da sogno che nell’albo d’oro della Coppa mancava dal Milan di Arrigo Sacchi fra 1989 e 1990. La portata dell’impresa di quella Juve la si può apprezzare ancora meglio se si guarda a un altro dato. Il Real nelle ultime 5 stagioni (dal 2013-14 a quella in corso, compresa) ha giocato 59 partite su 60 disponibili in Champions, comprendenti tre finali (vinte) e una semifinale. Un clamoroso en-plein “rovinato” proprio dai bianconeri, che tenteranno di replicare l’impresa e vendicare il 4-1 di Cardiff. Ma non sarà semplice.
Il Real Madrid è difficile da sottovalutare. Le 12 coppe in bacheca e la sua storia recente raccontano quanto la competizione sia il terreno di caccia perfetto dei madrileni. Da quando la competizione è passata alla formula attuale (2003-04) il Real ha sempre partecipato e ha passato i giorni nel 100% dei casi. L’ultima sconfitta in un quarto di finale risale al 2003-04, quando fu eliminata dal Monaco di Didier Deschamps. Poi, tra 2004-05 e 2009-10 ha vissuto una piccola crisi fermandosi agli ottavi per ben 6 volte consecutive. Dalla stagione 2010-11 l’inversione di tendenza: da quell’anno il Real ha sempre raggiunto almeno la semifinale. Nel 2013-14 è arrivata la prima finale “recente” vinta contro i cugini dell’Atletico, sconfitti nuovamente in finale due anni dopo a Milano, per poi giungere nel 2017 al trionfo di Cardiff. In mezzo a questi trionfi c’è l’unica macchia, ovvero la stagione 2014-15 dove appunto fu fatale al Real la semifinale contro la prima Juventus di Massimiliano Allegri. In totale, dal 2010-11 a oggi, il Real ha così disputato 95 partite su 99 possibili. La Juventus, nello stesso periodo, ne conta 58. Se nell’ottavo di finale col Tottenham la Juve vestiva i gradi della veterana, qui il blasone e l’abitudine alla Champions del Real la sovrastano in modo netto.
Guardando ai numeri europei della stagione in corso, poi, vediamo che il Real ha vinto 6 partite su 8, a cui si aggiungono un pari e una sconfitta col Tottenham. 22 i gol fatti e 9 quelli subiti. La Juve ha un ruolino di marcia peggiore: 4 vittorie, 3 pareggi e 1 sconfitta, per un totale di 11 gol fatti e 8 subiti. Quando lo scorso anno la Juve pescò il Barcellona ai quarti - in un sorteggio altrettanto poco benevolo - aveva ottenuto 6 vittorie e 2 pareggi su 8 partite, segnando 14 gol e subendone solo 2. Numeri che indicano un calo nelle prestazioni, ma è pur vero che i rivali incontrati nella scorsa stagione (Siviglia, Dinamo Zagabria e Lione ai giorni, Porto agli ottavi) erano probabilmente più abbordabili di quelli affrontati in questa stagione (Barcellona, Olympiakos e Sporting Lisbona ai giorni, Tottenham agli ottavi). Il Real, inoltre, è la squadra che in questa Champions arriva più facilmente al tiro: quasi 20 a partita (19,88) contro i 13 della Juve.
Il Real tende anche a fare più possesso (in percentuale, Real “batte” Juve 57-51) ed è la terza squadra per numero di passaggi tentati, con una percentuale di realizzazione del 90%. Detta in altri termini, il Real ha una notevole propensione offensiva che coniuga grande qualità nel fraseggio e una spiccata ricerca del tiro in porta. Tutti questi indicatori mostrano una Juve più timida nel cercare la porta e meno propensa al fraseggio, per altro realizzato con minore qualità dei blancos (86% di realizzazione dei passaggi per la Juve). Per questo è lecito aspettarsi un Real più intraprendente e una Juve più attendista, anche se la gara d’andata in casa probabilmente spingerà i bianconeri a impostare una partita non troppo prudente e alla ricerca del vantaggio nei primi 180’, come accaduto dodici mesi fa contro il Barcellona.
Barcellona-Roma
Barcellona-Roma è un inedito per la fase a eliminazione della Champions. Due precedenti incroci per quattro match totali, tutti disputati in fasi a gironi, nel 2001-02 e nel 2015-16, per un totale di una vittoria a testa e due pareggi. Se la Juve cerca un’impresa alla Roma probabilmente servirà addirittura qualcosa in più. Il Barcellona sta dominando la Liga in Spagna ed è l’unica squadra capace di tenere testa al Real negli ultimi 14 anni in ambito europeo. I catalani hanno vinto 4 Champions (2006, 2009, 2011, 2015) contro le 3 (2014, 2016, 2017) dei rivali di Madrid. Real e Barcellona insieme hanno vinto pertanto il 50% delle ultime 14 Champions. I catalani non si sono qualificati alla Champions 2003-04, ma nonostante questo hanno disputato 154 partite su 182 disponibili dal 2003-04 a oggi, ovvero ne hanno giocata una in più del Real Madrid sempre presente ai nastri di partenza.
I blaugrana raggiungono almeno i quarti dal 2007-08 e li hanno superati 7 volte su 10. La Roma si riaffaccia ai quarti dieci anni dopo l’ultimo approdo alla top 8 (2008). I quarti, dal 2003 a oggi, sono stati raggiunti solo due volte dalla Roma e in entrambi i casi hanno rappresentato il capolinea: durissimo il 7-1 subito a Old Trafford nella stagione 2006-07 che ribaltò senza appello il 2-1 dell’Olimpico, mentre la stagione successiva il Manchester United di Sir Alex Ferguson - poi vincitore - vinse andata e ritorno, rispettivamente per 2-0 e 1-0. I giallorossi hanno all’attivo 64 partite giocate in Champions nelle ultime 14 stagioni, 90 in meno dei blaugrana.
Guardando ai numeri delle due squadre in coppa, scopriamo un Barcellona straordinariamente ermetico in difesa. Solo due sono i gol concessi da Marc-André Ter Stegen e compagni, che sono la miglior difesa del torneo fin qui: un dato sorprendente, frutto dell’ottimo lavoro sulla fase difensiva impostato dall’allenatore Ernesto Valverde, al primo anno sulla panchina dei catalani. A questo punto della stagione scorsa, quando il Barca era guidato da Luis Enrique, Ter Stegen aveva già subito 9 reti, e ne concederà altri 3 alla Juventus ai quarti. In compenso ne aveva segnati 26, di cui 6 solo nel rocambolesco ottavo di ritorno contro il PSG. Un cambiamento che trova conferme anche in campionato: a questo punto della Liga, l’anno scorso il Barca aveva incassato 26 gol, quest’anno invece ne ha subiti 13, la metà. Alla voce gol fatti, saldo in negativo anche in campionato: 88 i gol l’anno scorso, 74 quest’anno. Il “calo” realizzativo si ritrova anche in Europa.
Quest’anno, dopo gironi e ottavi, Messi e compagni sono fermi a quota 13 gol fatti, esattamente la metà dello scorso anno. Una piccola mutazione genetica che forse complica la vita alla Roma di Eusebio Di Francesco. I giallorossi, orfani di quel Mohamed Salah che sta facendo gol a grappoli in Premier League con la maglia del Liverpool, segnano decisamente di meno dell’anno scorso. A questo punto della Serie A 2016-17 la Roma aveva segnato 66 gol contro i 49 del campionato in corso, subendo solo 3 gol in più. In Champions la Roma conferma un attacco non esuberante (11 gol fatti in 8 partite) mentre in difesa conta un gol subito a partita di media, nonostante l’ottimo Alisson tra i pali. L’anno scorso la Juve incontrò proprio ai quarti un Barcellona spaventoso a livello offensivo, ma più traballante in difesa. Proprio su queste caratteristiche la Juve costruì la sua impresa, approfittando delle amnesie nel reparto arretrato e portandosi all’andata su quel 3-0 che disinnescò la remuntada.
Il Barcellona rimane straordinario tessitore di gioco per numero totale di passaggi tentati e riusciti (percentuale di successo del 90%), mentre la Roma si assesta su numeri paragonabili a quelli della Juventus sia per quanto riguarda i tiri tentati, i passaggi e la percentuale di riuscita. La storia e i numeri ci dicono quindi che alla Roma servono 180 minuti oltre la perfezione per regalarsi un sogno e tornare in una semifinale di Champions che manca da 34 anni.