Il 2 febbraio 2004 Roger Federer vince l’Australian Open battendo in finale Marat Safin. Con quella vittoria lo svizzero diventa per la prima volta il numero 1 del ranking mondiale. In quel momento non può immaginare che a 14 anni di distanza si troverà nella condizione di tornare nuovamente in testa alla classifica ATP. C’è riuscito ieri, giungendo in semifinale al torneo di Rotterdam. All’età di 36 anni e mezzo, Federer è diventato il più vecchio tennista a raggiungere la vetta della graduatoria mondiale, superando anche Serena Williams, costretta a cedere il primato nel 2015, all’età di 34 anni.
Da quella vittoria di Melbourne a oggi sono dunque trascorsi 14 anni, un periodo in cui il campione svizzero ha riscritto la storia del tennis. Roger Federer è infatti il tennista ad aver vinto il maggior numero di tornei del Grande Slam (20), ad aver trionfato più volte a Wimbledon (8), a essere stato più a lungo il numero 1 del mondo, sia per quanto riguarda il numero complessivo delle settimane trascorse in testa alla classifica ATP (302), sia per il numero di settimane consecutive che lo hanno visto in vetta al ranking (237). L’elenco dei record abbattuti dal campione di Basilea potrebbe continuare. Da venerdì sera lo arricchisce anche quello del numero 1 ATP più anziano di sempre.
Roger Federer Australian Open di Melbourne, febbraio 2004 - Foto: Greg Wood / Afp
Tennis, uno sport (sempre più) per “vecchi”
Federer è l’esempio più eclatante di una tendenza che nel tennis è abbastanza chiara: l’innalzamento dell’età media dei giocatori più forti nel corso degli ultimi vent’anni. Come mostra l’andamento del grafico qui in basso, la maturità anagrafica sembra favorire i successi in campo anche per quanto riguarda le donne.
Sebbene la classifica ATP per gli uomini e WTA per le donne si aggiorni di settimana in settimana in virtù dei tornei che si disputano in giro per il mondo, abbiamo scelto di considerare come giocatore migliore di un’annata quello che si trovava in testa al ranking al termine dell’anno. Nel grafico abbiamo dunque riportato l’età del numero 1 maschile e femminile al termine di ogni anno solare che va dal 1978 a oggi.
Osserviamo, per esempio, che terminato il dominio di Sampras negli anni ‘90, dal Duemila in poi l’età del numero 1 al mondo ha un andamento crescente, grazie non soltanto alla longevità sportiva di Federer, ma anche a quella di Rafael Nadal e Novak Djokovic, che hanno raggiunto (e stanno ancora raggiungendo) risultati di grande rilievo a un’età intorno ai 30 anni.
Discorso analogo, benché influenzato dallo strapotere dell’over 30 Serena Williams, si può fare nel caso del tennis femminile. Se si escludono le prestazioni della danese Caroline Wozniacki, classe 1990, numero 1 del mondo nel 2010 e nel 2011, negli ultimi vent’anni sono state diverse le numero 1 oltre la soglia dei 25 anni: oltre la già citata Williams, ricordiamo Lindsay Davenport (28enne e 29enne tra il 2004 e il 2005), Justin Henin (25enne nel 2007), Angelique Kerber (28enne nel 2016) e Simona Halep (26enne nel 2017). Sono dunque lontanissimi gli anni ‘90, quando Monica Seles (18enne e 19enne tra il 1991 e il 1992) e Martina Hingis (17enne nel 1997, 19enne e 20enne nel biennio 1999-2000) mostrarono al mondo che si poteva essere insieme teenager e prime nel ranking.
Come mostra il grafico sopra, queste considerazioni si riflettono naturalmente sull’età media dei numeri uno negli ultimi decenni. Ma c’è di più. Infatti l’innalzamento dell’età dei tennisti non si limita solo ai primi del ranking, ma sembra una tendenza generalizzata. Come racconta Paolo Valente su UbiTennis in un articolo del 2015, nel caso degli uomini l’innalzamento dell’età dei migliori è ancora più evidente se allarghiamo il campione alla Top10 e anche alla Top50 del ranking ATP. Come dire: invecchiano i numeri 1 al mondo, ma per i giovani (under 21) entrare nel top 50 è sempre più difficile.
Nell’attesa che Federer ci dica se “vuole” tornare a primeggiare a 36 anni, ha senso chiedersi se il tennis sia l’unico sport nel quale invecchiare non è poi così male, oppure se ci sono altre discipline in cui si può essere i migliori anche dopo i 30. Cominciamo questo paragone con un altro sport individuale, ovvero lo sci.
Sciatori e sciatrici: storie diverse
Il criterio che abbiamo adottato per stabilire lo sciatore e la sciatrice più forte nel corso di un’annata è stato la vittoria della Coppa del Mondo Generale. Nel grafico qui in basso abbiamo così riportato le età dei vincitori e delle vincitrici della Coppa del Mondo dal 1978 a oggi. Già a un primo sguardo sono abbastanza evidenti le differenze rispetto al caso del tennis. Per quanto riguarda gli uomini, assistiamo a un innalzamento medio dell’età abbastanza costante, che inizia tra la metà degli anni ‘80 segnati dallo strapotere del binomio Girardelli-Zurbriggen, all’epoca entrambi poco più che ventenni, e culmina nel biennio 2003-2004, con le vittorie del 34enne Stephan Eberharter e del 32enne Hermann Maier. Nei sette anni successivi, che vanno dal 2005 al 2011, l’età media dei vincitori della Coppa del Mondo va stabilizzandosi intorno ai 28 anni, con il 24enne Carlo Janka nel 2010 e il 32enne Ivica Kostelic nel 2011 posizionati agli estremi dell’intervallo. Il resto è storia recente, col dominio incontrastato di Marcel Hirscher, fresco oro olimpico, che ha fatto sue le ultime 6 coppe del mondo, cominciando nel 2012 all’età di 22 anni e marcando una netta discontinuità col recente passato.
Discorso diverso per le sciatrici. Balzano subito agli occhi le grandi oscillazioni del grafico tra la metà degli anni ‘90 e la metà degli anni Duemila, quando si passa dai 31 anni di Vreni Schneider, vincitrice nel 1995, ai 19 anni di Janica Kostelic, che alza la sua prima Coppa del mondo nel 2001. Negli anni successivi, se si esclude la vittoria della 30enne Tina Maze nel 2013, l’età media delle vincitrici della Coppa del Mondo femminile si attesta intorno ai 25 anni. A differenza di quello che accade per Hirscher, neanche l’epoca d’oro di Lindsay Vonn (classe 1984), che trionfa per ben quattro volte tra il 2008 e il 2012, riesce a influenzare significativamente l’andamento del grafico.
Guardando il grafico delle età medie nel corso degli ultimi decenni, è facile rendersi conto che l’età media delle sciatrici che vincono la Coppa del Mondo oscilla ben poco e si attesta nel suo complesso intorno ai 24 anni e mezzo. Al contrario, il grafico degli uomini mostra chiaramente (forse anche più del caso tennistico) che l’età media degli sciatori più vincenti nel corso dei decenni sia aumentata, passando dai 24 anni degli anni ‘80 ai 29 anni e mezzo degli anni Duemila. L’entrata in scena di Hirscher ha poi rimescolato un po’ le carte. Da notare che nel periodo 2010-2017 l’età media di uomini e donne è esattamente la stessa: appena sopra i 26 anni (non a caso i due pallini nel grafico sono perfettamente sovrapposti).
L’età dei campioni del ciclismo? In salita
Ci spostiamo ora verso un altro sport individuale ma con importanti logiche di squadra, ovvero il ciclismo. Come nel tennis, anche nel ciclismo le classifiche si aggiornano periodicamente durante l’anno. Per uniformità, abbiamo considerato solo le età dei ciclisti, uomini e donne, al primo posto nell’ultimo aggiornamento dell’anno solare.
Le classifiche maschili partono dal 1984, mentre quelle delle donne dieci anni dopo, per cui per questo sport non abbiamo una finestra temporale di 40 anni come accadeva per tennis e sci. A parte qualche picco negli anni Novanta e negli ultimi due anni, mediamente gli uomini arrivano al top tre anni dopo le donne (a 29 anni e mezzo contro 26 e mezzo).
Andando a vedere le età medie nei vari decenni, notiamo come fra gli uomini l’età di chi sta in vetta al ranking UCI sia anche qui in leggero aumento: negli anni Dieci del Duemila l’età media del numero uno al mondo a fine anno si è spostata stabilmente sopra i 30 anni, con l’eccezione di Peter Sagan, numero 1 nel 2016 a 26 anni e Philippe Gilbert ventinovenne nel 2011. Fra le donne, nel biennio 2016-2017 registriamo l’exploit di over 30 come Megan Guarnier e soprattutto Annemiek Van Vleuten, classe 1982, che contribuiscono ad alzare un’età media che comunque resta più bassa di tre anni rispetto a quella degli uomini.
I motori non sono (più) sport per “vecchi”
Nei principali sport motoristici, ovvero Formula 1 e MotoGP, notiamo che la tendenza è opposta. Oggi sia in F1 sia sulla classe regina delle due ruote si vince prima rispetto agli anni Ottanta-Novanta. Brutta notizia quindi per Valentino Rossi, che a 39 anni si accinge a cercare un’impresa mai riuscita a nessun pilota nelle ultime 4 decadi, ovvero vincere un Mondiale alla soglia dei 40 anni.
Il grafico indica con una certa chiarezza che il titolo di campione del mondo è sempre arrivato prima per i motociclisti che per i piloti di auto, a parte l’inversione di tendenza degli anni Novanta: nella 500 l’over 30 Michael Doohan arrivava al top dopo una carriera ad alti livelli ma senza acuti, vincendo 4 mondiali 500 consecutivi tra 1995 e 1998. Nel frattempo, la Formula 1 conosceva una fase di gloria per i ventenni con la prima parte dell’era Schumacher (25 e 26enne nel biennio 1994-1995 sulla Benetton) e l’interregno Williams con Damon Hill (26 anni nel 1996) e Jacques Villeneuve (26 anni nel 1997). Nuova gloria per i trentenni con il biennio di Mika Hakkinen, trentenne nel 1998 al suo primo titolo iridato. Quindi il quinquennio rosso di Schumacher mantiene il titolo per gli over 30 mentre in 500/MotoGP inizia l’era Rossi, che sarà poi anche l’ultimo trentenne a vincere in MotoGP, nel 2009.
In MotoGP, gli anni Dieci del duemila segnano la riscossa dei ventenni: Casey Stoner, Jorge Lorenzo e Marc Marquez contribuiscono a tenere l’alloro di campione del mondo ben sotto la soglia dei trent’anni, abbassando un trend che grazie a Rossi era ben sotto i trenta anche per ciò che concerne gli anni Zero del Duemila. Come provare a spiegare questo andamento? Forse i piloti che si spingono sempre alla continua ricerca del limite (si pensi a Marquez e a cosa face a Valencia nel 2017 con quella caduta-non caduta pazzesca) sono proprio quelli più giovani, cresciuti in MotoGP negli anni degli sviluppi dell’elettronica; questo potrebbe in qualche misura favorirli sui piloti più anziani, il cui apprendistato nella classe regina appartiene a un’epoca non lontana ma diversa. Inoltre, nuove tecniche di allenamento e monitoraggio della forma fisica, unitamente all’impiego di maggiore tecnologia installata su volanti e manubri, finisce probabilmente per favorire sportivi più giovani.
In Negli otto campionati dal 2010 al 2017 sia auto che moto esprimono campioni decisamente più giovani rispetto al passato: nelle moto i campioni degli anni Dieci sono mediamente 3 anni più giovani della media totale, ma anche sulle auto i campioni sono più giovani di un paio d’anni rispetto alla media totale dei quattro decenni che abbiamo analizzato. E dire che il Mondiale va da tre anni consecutivi a trentenni come Rosberg e Hamilton (entrambi classe ‘85): probabilmente, però, i quattro mondiali di Sebastian Vettel (classe 1987) dal 2010 al 2013 contribuiscono in modo determinante a rendere la media del periodo 2010-2017 più bassa rispetto alla media totale, alzata dai mondiali degli over 35 Nigel Mansell e Alain Prost negli anni Novanta.
Fra Palloni d’Oro e MVP regna l’equilibrio
Come ultimo settore di indagine ci rivolgiamo a due sport di squadra, il calcio e il basket. Per entrambi andiamo a vedere l’età dei vincitori di premi individuali, che in qualche modo possano replicare classifiche singole come accade negli sport visti fin qui. Per il calcio abbiamo scelto il Pallone d’Oro, un riconoscimento iconico per i calciatori. Per il basket, infine, abbiamo preso in considerazione il titolo di MVP della NBA e della WNBA, ovvero i principali campionati professionistici al mondo.
Cominciamo dal calcio. Guardando il grafico sotto colpiscono subito due aspetti: nell’arco dei quarant’anni analizzati, sono solo 7 i palloni d’oro vinti da giocatori al di sotto dei 25 anni (Van Basten a 24 anni nel 1988, Ronaldo a 21 anni nel 1997, Michael Owen a 22 anni nel 2001, Cristiano Ronaldo a 23 anni nel 2008, Lionel Messi per tre volte consecutive a partire dal 2009 quando aveva 22 anni) e appena 5 quelli vinti da giocatori al di sopra dei 29 anni (Michel Platini a 30 anni nel 1985, Pavel Nedved a 31 anni nel 2003, Fabio Cannavaro a 33 anni nel 2006, gli ultimi due vinti da Cristiano Ronaldo a 31 e 32 anni). Questo significa che dal 1978 a oggi il 70% dei calciatori che hanno vinto il pallone d’oro aveva un’età compresa tra 25 e 29 anni.
Cristiano Ronaldo - Foto: Burak Akbulut /Anadolu Agency
Il grafico del Pallone d’Oro femminile è invece frutto di una statistica molto più limitata, visto che il premio è stato istituito solo nel 2001. Un dato significativo salta però subito agli occhi. Se si esclude l’era della brasiliana Marta, vincitrice del premio per 5 volte consecutive a partire dal 2006, quando aveva 20 anni, l’età media delle calciatrici che si sono aggiudicate il Pallone d’Oro è sensibilmente più alta di quella degli uomini.
Il grafico delle età medie nel corso dei decenni è poco significativo per le donne, ma dice molto per gli uomini: la finestra utile per vincere il Pallone d’Oro è molto stretta ed è centrata intorno ai 27 anni.
Quarant’anni di MVP fra gli uomini e venti fra le donne non lasciano dubbi: nel basket, l’età dell’oro è rappresentata dai 28 anni.
A parte qualche picco, il range è abbastanza definito. Gli anni Novanta alzano la media maschile per via del continuo alternarsi di over 30 come il leggendario Michael Jordan e un altro campione assoluto come Karl Malone. Nel 2008 registriamo l’ultimo MVP trentenne, che non a caso è un’altra leggenda come Kobe Bryant.
Quest’ultimo grafico ci dice che fra gli uomini l’età media di questa decade dominata da LeBron James e Stephen Curry (entrambi classe 1988) si pone sotto la media di un anno e mezzo circa, leggermente meno per le donne. Tuttavia, la media maschile come detto è molto alzata dai fenomeni degli anni Novanta, l’unica decade durante la quale la media si alza dopo i trent’anni.