In piena estate, guardare serie Tv e film è un’attività che raggiunge ritmi, per molti di noi, da pieno regime. Sempre che la connessione di rete lo permetta. Una condizione lontana dall’essere garantita per buona parte del nostro territorio, dove sia la connessione wi-fi, anche via mobile, che quella fissa spesso si accordano assai più con il ritmo delle tartarughe che con quello delle lepri. E purtroppo in questo caso la strategia del ‘Partire per tempo’ non è affatto sufficiente a garantire un buon esito. Se la connessione è molto lenta, lo sappiamo bene, molte attività anche semplici come prenotare un hotel o fare un bonifico online, finiscono con il diventare impossibili.
Forse è la volta buona
Ma forse, sperando non ci siano ulteriori ritardi e complicazioni, stavolta ci siamo. Il 2017 dovrebbe essere l’anno chiave, quello nel quale la rete in fibra dovrebbe decisamente far fare un salto avanti alla nostra connettività in banda larga fissa. Oggi, l’Italia è agli ultimi posti in Europa, con meno della metà delle abitazioni raggiunte dalla rete a 30Mbps e meno del 20% da quella a 100Mbps. La situazione regionale è molto eterogenea con punte di ottima connettività immerse in territori sostanzialmente non connessi.
Connettività a 30Mbps
Nella connettività a 30Mbps, spiccano le regioni del Sud, mediamente meglio coperte, rispetto a quelle del Centro e del Nord. Ultima arrivata, secondo i dati del Piano strategico banda larga, gestito dal Ministero dello sviluppo economico, e dell’Agenda digitale, è la Valle d’Aosta, mentre al primo posto c’è la Calabria con oltre il 76% delle abitazioni coperte a 30Mbps.
Ultraconnettività a 100Mbps
Diversa la situazione se prendiamo in considerazione l’ultraconnettività a 100Mbps. In questo caso le regioni più avanzate sono la Lombardia e il Lazio, seguite a distanza da Campania, Liguria, Emilia-Romagna e Piemonte. Le altre regioni hanno una copertura che crolla sotto il 10% delle abitazioni totali. Una cosa è la potenziale connettività, e quindi l’aver raggiunto le abitazioni con la fibra, e un’altra è la domanda.
Un enorme lavoro da fare
Su questo fronte, sempre secondo Agenda digitale, solo 3% delle abitazioni italiane nel 2015 utilizzava una connessione a banda larga fissa di 30Mbps. Un dato ben al di sotto della copertura. E più della metà degli immobili era connesso con 2Mbps. Insomma, c’è un enorme lavoro da fare sia a livello infrastrutturale che culturale, per raggiungere le abitazioni e coprire i territori ma anche per rendere evidenti i vantaggi e fare leva sulle opportunità che una connessione a banda ultralarga può significare per chi opera sul territorio, sia in imprese e attività economiche che sociali e culturali.
Noi e il resto del mondo
Ha scatenato una vera e propria ola di indignazione, sui giornali britannici, la notizia pubblicata l’8 agosto scorso che posiziona la Gran Bretagna al 31esimo posto per velocità di connessione e di banda rispetto al resto del mondo e al 20esimo in Europa. Una reazione giustificata dal fatto che secondo i media inglesi la lentezza di navigazione è indice di un servizio scarso offerto ai cittadini, di una poca affidabilità per il funzionamento ottimale di tutta una serie di servizi che ormai, in generale, vengono dati per scontato.
Al contempo, nessun giornale manca di commentare sul fatto che ben peggio dello UK hanno fatto la Francia (al 36esimo posto) e, udite udite, l’Italia, arrivata 46esima. La graduatoria è stata pubblicata da Cable.co.uk, una piattaforma inglese che permette di operare confronti tra i vari piani di connessione a banda larga offerti sul mercato britannico e che in generale offre servizi di confronto e la possibilità di eseguire speed test, cioè la misurazione della reale velocità di rete, per scegliere in modo adeguato i propri piani di connessione a rete fissa e mobile e gli abbonamenti ai vari servizi Tv. I dati sono stati raccolti da M-Lab, un consorzio composto dal New America’s Open Technology Institute, Google Open Source Research e lo University’s Planet Lab di Princeton. Non stupisce dunque che la graduatoria sia stata stilata confrontando, tra 190 paesi, la velocità di download di video.
Quanto ci vuole per scaricare 7,5Gb?
Più precisamente, la domanda è: quanto ci mette un cittadino in varie parti del mondo a scaricare un film in HD di circa 7,5Gb? E qui iniziano le sorprese. Come vediamo dalla mappa sottostante, al primo posto c’è Singapore, che permette di effettuare il download del film in meno di 20 minuti. Svezia, Danimarca, Taiwan, Hong Kong e pochi altri hanno connessioni in media che richiedono, per lo stesso compito, da 25 a 40 minuti. Nettamente sopra 1 ora troviamo la Francia e anche l’Italia, che arriva addirittura a 90 minuti. Per moltissimi paesi a reddito più basso, in Africa, Asia e Sud America, i tempi si allungano notevolmente e arrivano oltre la giornata, per giungere al tempo più lungo, quello dello Yemen, che supera i 2 giorni. I dati derivano da oltre 63 milioni di speed test, che registrano un valore di velocità più affidabile di quello dichiarato dagli operatori e non frequentemente ben lontano da esso. I test sono stati effettuati in tutti i 190 paesi, su milioni di IPs e nell’arco di 12 mesi, fino al maggio 2017.
A livello mondiale dunque arriviamo entro i primi 50 paesi. Non necessariamente un dramma nella scala mondiale, ma come fa notare il Guardian nell’articolo a commento di questi dati, venti paesi con buona connessione entro i primi 30 sono in Europa e 17 paesi tra i peggiori 30 sono in Africa. I dati sono dunque una buona indicazione della iniqua distribuzione dell’accesso alla rete e dei conseguenti vantaggi e potenzialità di sviluppo ad essa associati. Certamente, per molte aree del mondo, come appunto interi paesi africani, la banda fissa non è al momento l’opzione più raggiungibile e probabilmente la copertura, anche ad alta velocità, arriverà prima grazie a tecnologie su dispositivi mobile. Al tempo stesso, questa graduatoria dice molto di come si posiziona il nostro paese all’interno del pool di paesi definiti ‘avanzati’. In retroguardia, con una forte necessità a spingere più di altri per mettersi in pari.
L'Italia è in ritardo
A livello europeo, infatti, i dati Infratel, la società in house del Ministero dello sviluppo economico che deve attuare i piani banda larga e ultra larga del Governo italiano, dicono che la banda a 2Mbps arriva al 99,1% delle abitazioni italiane, mentre il dato europeo indicherebbe un 100% di popolazione raggiunta. Se parliamo di ultralarga, il dato europeo, espresso in popolazione raggiunta, è di 76% per i 30Mbps e di 24% per i 100Mbps, contro il dato italiano (difficile però da confrontare perché misurato in modo diverso, popolazione contro unità immobiliari) di 41,7% di unità immobiliari raggiunte a 30Mbps e di 4,4% a 100Mbps. In Italia dunque, oggi, l’intero territorio ha accesso a una connessione di almeno 2Mbps. Un dato interessante, però, è il fatto che solo il 53% delle abitazioni abbia attivato un contratto per avere i 2Mbps.
La strada da seguire
Una buona parte della popolazione italiana, dunque, va a velocità ancora più basse. L’obiettivo della strategia banda ultra larga nel nostro paese vede la copertura del 100% delle abitazioni e unità immobiliari a 30 Mbps entro il 2020 e del 50% delle stesse a una velocità di 100Mbps. Ma se un enorme investimento va fatto, e in parte si sta facendo, per realizzare l’infrastruttura necessaria a raggiungere questo obiettivo, è altrettanto urgente e necessario lavorare sulle condizioni economiche di accesso e sulla effettiva attrattività della banda ultralarga per i cittadini, gli operatori economici, sociali e culturali che da un salto nella velocità e sicurezza delle connessioni potrebbero avere molti vantaggi e opportunità concrete di sviluppo.