È un bilancio in continua crescita, quello corrispondente al numero di rifugiati negli ultimi anni in tutto il mondo. E nel 2016 si è raggiunto un picco senza precedenti, secondo il report Global Trends rilasciato pochi giorni fa dall’United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR) in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2017. Immaginiamo l’intera popolazione italiana, e aumentiamola di circa 5 milioni: ecco il numero complessivo di persone costrette a lasciare le loro case per fuggire da guerre, persecuzioni e violazioni dei diritti umani. Oltre 65,6 milioni di sfollati entro la fine del 2016, 300.000 in più rispetto all’anno precedente: una media di 3 persone ogni secondo.
Da dove partono i rifugiati: i paesi più a rischio
Ma che cosa c’è dietro a questi numeri? Sono le storie di uomini, donne e bambini sradicati da terre devastate da conflitti: al primo posto quello siriano, responsabile della maggior parte degli esodi negli ultimi tre anni, ma anche i continui scontri in paesi come Afghanistan e Iraq, così come in molte regioni dell’Africa sub-Sahariana.
Complessivamente Siria, Afghanistan e Sud Sudan sono i tre paesi più flagellati, che in tutto costituiscono ben il 55% dei rifugiati di tutto il mondo.
Il conflitto siriano è lo scenario che domina le statistiche dei nuovi sfollati. Sono 824.400 le persone in fuga dalla Siria soltanto nell’ultimo anno, per un totale di oltre 5,5 milioni.
In Afghanistan i rifugiati sono in tutto poco più di 2,5 milioni, di cui 69.500 fuggiti nel 2016; il Sudan del Sud è invece a quota 1,4 milioni, ma nell’ultimo anno il flusso è stato particolarmente impressionante, con 737.400 nuovi rifugiati riconosciuti nel 2016.
Nella drammatica classifica dei paesi più a rischio ci sono poi la Somalia (oltre 1 milione di rifugiati), il Sudan (650.000) e la Repubblica Democratica del Congo (quasi 540.000).
I termini
Nei dibattiti pubblici si parla spesso di ‘rifugiati’ e di ‘migranti’ in modo intercambiabile, ma i due termini non sono sinonimi. In base al rapporto UNHCR, esistono anzi categorie molto specifiche che corrispondono a importanti distinzioni non soltanto concettuali, ma anche geografiche e giuridiche. Vediamo le principali, e le relative cifre associate.
Migranti. A livello internazionale non esiste una definizione universalmente riconosciuta, e di solito ‘migrante’ viene utilizzato come termine-ombrello applicato a tutte le persone che decidono di spostarsi in un’altra regione o in un altro paese con lo scopo di migliorare le loro condizioni materiali e sociali e quelle delle loro famiglie. I dati ufficiali più aggiornati sono quelli dell’International Migration Report 2015 delle Nazioni Unite, secondo cui il numero complessivo di migranti nel mondo sarebbe 244 milioni.
Rifugiati. Sono migranti forzati, costretti a scappare dalla propria casa e dal proprio paese di origine a causa di persecuzioni, conflitti, violenze o altre circostanze che minacciano l’ordine pubblico. L’articolo 14 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo afferma la possibilità di ciascun individuo di richiedere e beneficiare dell’asilo – diritto riconosciuto a livello internazionale dalla Convenzione di Ginevra del 1951. In base al report dell’UNHCR, alla fine del 2016 le persone con status di rifugiato risultano 22,5 milioni.
Sfollati interni. Come i rifugiati, sono persone costrette a fuggire da guerre o persecuzioni, con la differenza però che rimangono all’interno dei confini del paese. L’UNHCR le definisce Internally Displaced Persons, ‘persone internamente dislocate’, e le considera la categoria più vulnerabile perché – si legge nel report – “gli sfollati interni hanno abbandonato la propria casa per ragioni simili a quelle dei rifugiati, ma rimangono sotto la protezione del loro governo, anche quando quel governo costituisce la causa stessa del loro sfollamento”. Secondo l’UNHCR sono 40,3 milioni gli sfollati all’interno del proprio paese.
Richiedenti asilo. Sono persone che hanno lasciato il loro paese d’origine e hanno inoltrato una richiesta di asilo in un paese terzo, ma sono ancora in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato. I richiedenti asilo alla fine del 2016 risultano essere 2,8 milioni.
I 65,6 milioni di persone forzatamente dislocate di cui parla il rapporto UNHCR sono la somma delle ultime tre categorie – rifugiati, sfollati interni, richiedenti asilo. È in questi casi che dovrebbe scattare il sistema di protezione internazionale dei singoli paesi, con relativo obbligo di accoglienza.
Dove sono diretti i migranti: i Paesi che accolgono
Per il terzo anno consecutivo, il primo paese al mondo per l’accoglienza dei rifugiati è la Turchia, che al momento ospita in totale quasi 2,9 milioni di persone.
Un dato che non stupisce, se si pensa che la guerra civile siriana si è inasprita nell’ultimo triennio e che la grandissima maggioranza di rifugiati in Turchia – 2,8 milioni – proviene proprio dalla Siria. Nell’ultimo anno, determinante per questo bilancio è stato probabilmente anche il controverso accordo tra Unione europea e Turchia stipulato il 18 marzo 2016, che tra le altre cose prevedeva aiuti economici al governo turco per la gestione dei campi profughi.
Al secondo e terzo posto per accoglienza ci sono il Pakistan e il Libano, rispettivamente con 1,3 milioni e 1 milione di persone accolte fino alla fine del 2016.
Invece il primo paese europeo – ottavo nella classifica mondiale – è la Germania, con circa 670.000 rifugiati.
L’Italia ha ospitato fino ad ora 147.000 persone, e si trova così al ventinovesimo posto. Ma se parliamo di richieste d’asilo, ecco che il nostro paese schizza in testa alle classifiche.
Il caso italiano
L’UNHCR riporta che nel 2016 l’Italia è stato il terzo paese al mondo per domande di asilo, 123.000. In testa c’è la Germania con 722.400 richieste, seguono gli Stati Uniti con 262.000.
Particolarmente rilevante nel nostro paese è stato l’aumento delle domande nell’ultimo anno: 40.000 in più rispetto a quelle registrate nel 2015.
La Nigeria è primo paese da cui provengono le richieste di asilo all’Italia: 27.088 in tutto solo nel 2016. Seguono il Pakistan (13.637 domande), il Gambia (8.923) il Senegal (7.616) e la Costa d’Avorio (7.456).
Se invece consideriamo il numero effettivo di rifugiati nel nostro paese, emerge un quadro diverso. La maggioranza di rifugiati proviene dall’Afghanistan: 12.203 registrati all’inizio del 2016 e 16.033 alla fine. A seguire la Somalia (da 13.068 a 14.336), la Nigeria (dal 9.931 a 14.247), il Pakistan (da 9.202 a 13.412) e il Mali (da 8.334 a 11.327).
Questo quadro rispecchia la complessità della legislazione italiana in materia di diritto d’asilo, che negli ultimi anni è cambiata radicalmente e che ancora oggi è in continua evoluzione.