Il 14 ottobre va in scena alle Hawaii, come da tradizione, la finale mondiale dell’Ironman, giunta quest’anno alla quarantunesima edizione (nel 1982 si disputò un doppio evento). Saranno 2454 gli atleti pronti ad affrontare una delle prove più dure dello sport mondiale.
Negli ultimi anni questa disciplina raccoglie sempre più appassionate e appassionati in tutto il mondo. Ma in cosa consiste? L’Ironman è un tipo estremo di triathlon: combina tre diverse discipline sportive, ovvero nuoto (3,8 chilometri), ciclismo (180 chilometri) e corsa (i canonici 42 chilometri e 195 metri). La versione olimpica del triathlon si sviluppa su distanze decisamente ridotte rispetto all’Ironman: 1,5 km a nuoto, 40 km in bici e 10 a piedi. Una via di mezzo fra triathlon olimpico e Ironman è la Long Distance (O3), che propone circa 100 km in più della versione olimpica ma circa 70 in meno dell’Ironman.
Lo sviluppo di questa disciplina ha portato alla formazione di veri e propri super atleti che ogni giorno si preparano per riuscire a resistere a queste grandi distanze. Negli ultimi anni sono migliaia gli amatori in tutto il mondo che si allenano caparbiamente cercando di strappare il pass per la caratteristica prova finale hawaiana. Il calendario dell’Ironman prevede diverse tappe in giro per il mondo durante l’arco dell’anno grazie alle quali è possibile ottenere l’accesso all’evento clou alle Hawaii. Originariamente il mondiale Ironman prevedeva un programma spalmato su due giorni che univa diverse manifestazioni sportive. Poi l’organizzazione dell’evento, come la sua location, è cambiata e tutti e tre gli eventi sportivi sono stati messi uno dopo l’altro. Per gli atleti più allenati e i professionisti le Hawaii sono l’obiettivo di una stagione, per altri di una vita, ma per molti amatori già portare a termine i quasi 226 km previsti dalla massacrante prova è la più bella delle ricompense.
Detentori e record
Le ultime due edizioni sono state vinte dal tedesco Jan Frodeno, già campione olimpico di Triathlon a Pechino 2008, che si è poi dedicato con ottimi frutti alla prova estrema portando a casa anche un terzo posto nel 2014.
Tra le donne è invece l’elvetica Daniela Ryf la campionessa in carica, anche lei vincitrice nel 2015 e nel 2016. Frodeno è anche l’attuale detentore del record maschile sulla distanza Ironman: 7 ore, 35 minuti e 39 secondi, stabilito al Challenge Roth nel 2016. Il record femminile è della triatleta Chrissie Wellington, quattro volte iridata, ed è di 8 ore 18 minuti e 13 secondi, stabilito anche questo al Challenge Roth, ma nel 2011. Il contingente italiano a Kona sarà guidato dai professionisti Alessandro Degasperi, Daniel Fontana e Giulio Molinari. Degasperi nel 2016 si è classificato ventesimo assoluto su 2316 partecipanti totali (non tutti professionisti), con un tempo totale di 8 ore, 36 minuti e 58 secondi.
Uno dei grandissimi dell’Ironman è senza dubbio Alex Zanardi, pilota automobilistico, paraciclista e triatleta dal curriculum indiscutibile: 4 ori e 2 argenti olimpici fra Londra 2012 e Rio 2016, più 10 medaglie iridate (8 ori e 2 argenti). Zanardi ha partecipato a diversi eventi Ironman, come a Kona nel 2015, quando concluse la prova in 9 ore, 40 minuti e 37 secondi, 7 minuti in meno della sua prestazione 2014 sempre al Mondiale di Kona. Tempi già straordinari che pochi giorni fa, il 30 settembre a Barcellona, Zanardi ha addirittura polverizzato, infrangendo il muro delle 9 ore. 8 ore, 58 minuti e 59 secondi il tempo della sua prova, che è diventata record mondiale paralimpico dell’Ironman. Come si vede dal grafico sopra si tratta di una prestazione impressionante, non lontana dai tempi record maschili e femminili fra gli atleti normodotati.
Perché Ironman
Il nome Ironman può suonare pittoresco, ma è assolutamente indicato per descrivere chi è in grado di portare a termine una prova del genere. Per capire fino in fondo le prestazioni di questi atleti e la loro incredibile capacità di resistenza, è utile fare un raffronto con i tempi della maratona. Chi fa l’Ironman, infatti, come terza prova si cimenta in una maratona completa, 42 chilometri e 195 metri. Lo fa dopo quasi 4 chilometri di nuoto, che è una versione leggermente ridotta dei 5 km a nuoto in acque libere (disciplina mondiale, non olimpica) e 185 km di ciclismo su strada, e neppure tutti piatti.
Nella Maratona, il record mondiale maschile è del keniota Denis Kipruto Kimetto ed è di 2 ore, 2 minuti e 57 secondi. In occasione del suo record Ironman, nella maratona Frodeno ha chiuso in 2 ore 39 minuti e 18 secondi, ovvero 37 minuti in più del tempo record di Kimetto. Se avesse partecipato alle scorse Olimpiadi, con questo tempo Frodeno si sarebbe piazzato 135esimo, mettendosi alle spalle ben 6 olimpionici specialisti della maratona. Ovviamente non è detto che Frodeno potesse realmente ottenere quel tempo nel percorso di Rio, ma questa proiezione serve solo per avere un’idea della portata della sua prestazione.
Fra le donne, in occasione del suo record mondiale Wellington ha chiuso la maratona in 2 ore 44 minuti e 35 secondi, un tempo che la distanzia solamente di 29 minuti da Paula Radcliffe, detentrice del record femminile di 2 ore 15 minuti e 25 secondi. A Rio 2016, facendo la stessa proiezione fatta per gli uomini, Wellington avrebbe chiuso 76esima su 133 atlete che hanno finito la gara.
Un movimento in crescita
La crescente popolarità dell’Ironman è dovuta anche ai personaggi famosi che negli anni hanno iniziato a praticarlo. Fra gli italiani che hanno affrontato la prova alle Hawaii figura anche l’astronauta Luca Parmitano che nel 2014 ha partecipato all’evento di Kona portando al termine la corsa con un tempo finale di 12 ore e 30 minuti: una prestazione che gli ha consentito di concludere l’evento tra i primi 1500 classificati. L’astronauta raccontò che il giorno dopo era distrutto come il giorno successivo al suo rientro dal viaggio spaziale.
Fra gli altri personaggi famosi che hanno tentato l’Ironman figurano lo chef britannico Gordon Ramsay, Katherine Kelly Lang, la famosa Brooke Logan di Beautiful, e Sean Astin, il Sam del Signore degli Anelli di Peter Jackson. Tutti e tre, come Parmitano, hanno disputato la prova di Kona: il migliore è stato Ramsay, che nel 2013 ha chiuso la gara in poco più di 14 ore.