Ondate di calore e inquinamento dell’aria non colpiscono in modo omogeneo, ma hanno effetti diversi sulla salute delle persone secondo luogo e condizione socio-economica. I più vulnerabili ai rischi connessi al cambiamento climatico sono i più poveri, gli anziani e i bambini. Non solo in qualche paese in via di sviluppo, ma anche in Europa. Lo mostra l’ultimo report dell’Agenzia Europea per l’Ambiente Unequal exposure and unequal impacts: le cause ambientali continuano a contribuire a diffondere malattie gravi e a provocare morti premature, soprattutto nelle aree urbane.
Più caldo e più ricoveri in Italia
L’Italia sta subendo già effetti significativi sulla mortalità giornaliera a cause delle temperature elevate. La parte di popolazione più colpita è quella anziana, ma ci sono rischi anche per i bambini, a causa della capacità poco sviluppata di autoregolare la temperatura corporea. Ondate di calore e ondate di freddo possono causare un aumento del rischio di malattie respiratorie. Il Dipartimento di Epidemiologia (Dep) del Lazio ha calcolato che i bambini italiani da 0 a 4 anni hanno il 17% di possibilità in più di essere ricoverati in ospedale per cause respiratorie in caso di temperature elevate.
Ma a seconda della città questa percentuale varia molto. Si tratta di dati preliminari e parziali di uno studio epidemiologico (BEEP, Big data in Epidemiologia ambientale e occupazionale), che cominciano a essere presentati a conferenze e in alcune pubblicazioni scientifiche.
E il caldo può avere anche conseguenze per le donne incinte, aumentando le possibilità di parto prima del termine della gravidanza. In uno studio condotto su gruppi di madri a Roma e a Barcellona, il Dep Lazio ha evidenziato questo rischio soprattutto tra la 22esima e la 26esima settimana: all’aumento di 1°C percepito è associato un 7% di nascite pretermine sia per le donne romane sia per le catalane. Il rischio permane fino alla 36esima settimana di gestazione.
Le temperature estreme hanno un impatto maggiore sulle persone con un basso reddito o disoccupate. Mantenere la casa adeguatamente fresca d’estate o calda d’inverno è ancora un lusso che non tutti possono permettersi. Soprattutto gli anziani, le persone con problemi di salute e le famiglie povere con figli a carico. Vivere in case fredde mette i bambini a rischio di problemi respiratori, di salute mentale e isolamento sociale perché il freddo può influenzare negativamente le loro capacità di apprendimento.
In Europa ancora molte famiglie a rischio povertà con bambini a carico fanno fatica a riscaldare le loro case. In Italia sono quasi il 28%, ma raggiungono il 45% in Grecia, il 51% a Cipro e il 57% in Bulgaria.
L’aria che respirano i bambini
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha calcolato che nel 2017 sono morti 5,4 milioni di bambini che non avevano ancora compiuto i cinque anni di età. Quasi 15 mila al giorno. I maggiori rischi sono collegati alla malnutrizione e alle malattie legate alla scarsa accessibilità all’acqua potabile. Subito dopo c’è l’inquinamento atmosferico, che secondo il Global Burden of Disease, il più grande database sulle cause di morte e malattia nel mondo, è responsabile della morte di 371 mila bambini sotto i 5 anni.
I cambiamenti climatici stanno già aumentando la frequenza delle ondate di calore, dei periodi di siccità, di fenomeni atmosferici estremi e di inondazioni. Ognuno di questi fenomeni, peggiorando le condizioni ambientali in determinati luoghi, può far aumentare il numero di malattie e morti legati alla malnutrizione, alla disponibilità di acqua e alla qualità dell’aria.
Il ruolo delle città
Le città contribuiscono in maniera significativa all’inquinamento atmosferico. Consumano circa il 75% dell'energia globale e emettono tra il 50 e il 60% del totale dei gas serra a livello mondiale. Questa cifra raggiunge circa l'80% se si includono le emissioni generate dagli abitanti delle città. Le principali fonti di inquinamento sono il traffico e, in inverno, il riscaldamento domestico. Queste due fonti emettono polveri sottili e ultrasottili capaci di penetrare nelle vie respiratorie (il PM10, il PM2.5, PM0.1) e gas inquinanti come il biossido di azoto (NO2).
A causa della loro vulnerabilità fisica i bambini sono più suscettibili agli effetti nocivi dell’inquinamento ambientale. Oggi le regioni del mondo più colpite dall’inquinamento dell’aria sono il Sudest asiatico e l’Africa. L’India ha il record di circa 91 mila bambini morti all’anno, seguita dalla Nigeria che ne conta più di 70 mila. E secondo l’OMS, il 93% dei giovani di età inferiore ai 15 anni, tra cui 630 milioni sotto i 5 anni, respirano ogni giorno aria inquinata.
Nelle regioni del mondo più povere il numero di morti causate dall’inquinamento è più alto rispetto alle regioni più ricche. Ma lo status socio-economico è un fattore che determina la qualità della salute anche all’interno di una stessa regione. In Africa l’inquinamento urbano provoca il 28% delle morti di bambini poveri sotto i 5 anni e il 17% di morti tra i bambini che vivono in famiglie a medio e alto reddito. Proporzioni non molto differenti da quelle dell’Europa, dove muoiono il 20% dei bambini nella fascia a basso reddito e il 12% delle fasce più ricche.
Il numero più alto di vittime le provoca la qualità dell’aria all’interno delle case. L’inquinamento domestico è un problema molto grave in quei paesi dove per riscaldarsi e cucinare si fa ancora largo uso di fonti inquinanti. A subirne di più le conseguenze è la popolazione in difficoltà: il 53% dei bambini poveri in Africa contro il 9% dei ricchi.
In Occidente la mortalità per inquinamento è generalmente più bassa, ma la ricerca scientifica sta studiando e ottenendo i primi risultati che dimostrano come l’esposizione all’inquinamento ambientale può avere numerosi effetti sulla salute.
Osservati speciali sono i bambini. Chi vive nelle aree urbane è spesso maggiormente esposto all’inquinamento atmosferico. Rispetto agli adulti i bambini respirano più aria, bevono più acqua e mangiano più cibo in proporzione al loro peso corporeo. Se questi sono inquinati i rischi per la salute dei bambini aumentano.
Ogni anno si registrano in gran parte delle aree urbane superamenti dei limiti di legge per i PM10, PM2.5 e per l’ozono. Anche in Italia. Quando l’inquinamento atmosferico si associa ad altri fattori, come ondate di calore o incendi boschivi durante la stagione estiva, si possono amplificare gli effetti sulle vie respiratorie, aggravando i sintomi allergici e i disturbi legati all’asma. Gli scenari futuri sui cambiamenti climatici (aumento delle temperature, della siccità nel meridione e conseguente rischio di incendi boschivi) suggeriscono che il contributo di questi fattori sulla salute dei bambini diventerà ancora maggiore. E studi recenti si stanno concentrando anche sulla relazione tra l'esposizione all'inquinamento atmosferico e vari disturbi nella salute dei bambini: deficit nelle capacità cognitive, diabete di tipo 2, aumento di peso e obesità.