Immagini di un passato che si è spesso fatto storia, e di personaggi che l’hanno fatta, lungo l’arco di oltre centocinquant’anni, da quando Giuseppe Felici aprì il suo studio fotografico a Roma nel 1863. Immagini che catturano volti e momenti soprattutto dietro le Mura Leonine, perché alla famiglia Felici fu affidata fino al 2015 la responsabilità di immortalare i papi, a cominciare da Pio IX fino all’attuale pontefice. Non solo nei loro incontri in Vaticano, ma nelle udienze, nei viaggi, nelle solennità. I Felici li seguivano muniti di macchine fotografiche e dell’obbligatorio frac.
Il più drammatico scatto a Giovanni Paolo II
Colsero, quegli scatti, anche momenti drammatici e attimi particolari che hanno scandito il tempo del mondo. Come la cerimonia della firma dei Patti Lateranensi fra la Santa Sede e lo Stato italiano l’11 febbraio del 1929. O l’attentato di Ali Agca a Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981, durante l’udienza generale a piazza San Pietro.
Cinque generazioni di fotografi della stessa famiglia si sono succedute nello studio romano, che ha immortalato anche soggetti d’altro genere ma il cui interesse storico non è meno significativo. Ce n’è una selezione nelle immagini che illustrano queste righe e nella Gallery, perché l’AGI presenta ai lettori scatti quasi tutti inediti fatte eccezioni l’attentato a Giovanni Paolo II e la cerimonia del Concordato con Benito Mussolini, che vale la pena riproporre per l'importanza storica. (E c'è, di Mussolini, anche un ritratto che s'andò a fare dai Felici). Le altre immagini sono pubblicate per la prima volta, compresa quella di San Pio X ad apertura della Gallery, utilizzata solo in una mostra del 1985.
Click qui per vedere tutta la gallery
Sotto questa carrellata della Storia con la “S” maiuscola c’è anche la storia di una famiglia particolare, che ha interpretato la fotografia come arte messa al servizio della Santa Sede, finché il Vaticano ha deciso di sospendere l’ultracentenaria collaborazione e lo Studio è stato costretto alla chiusura malgrado i tentativi di Rodolfo Felici, 36 anni, architetto e ultima generazione della stirpe.
Alla chiusura "senza saperne la ragione"
Inaugurò l'attività Giuseppe Felici. Proseguirono i figli Arturo e Alberto, che passarono a loro volta il testimone a Rodolfo e Luigi, i quali lo trasmisero ai cugini Giuseppe e Alberto cui da ultimo sono seguiti Rodolfo e il fratello Federico. Nel tempo, lo Studio ha cambiato quattro sedi: dalla prima a via di Ripetta a quella in via del Babuino, poi a via degli Scipioni fino all’ultima a via Cola di Rienzo 297. I Felici l'hanno dismessa dopo l'interruzione del rapporto con il Vaticano, comunicata dalla Segreteria di Stato con una scarna lettera del 3 luglio 2015 in cui senza spiegare i motivi ritirava i permessi.
“Non so se la decisione sia partita direttamente da Papa Francesco, cui ho scritto lettere su lettere senza ricevere risposta. Oppure – dice Rodolfo Felici – se abbia influito la volontà dell’Osservatore Romano, il cui servizio fotografico adesso è l’unico abilitato a un’attività che in precedenza faceva assieme a noi. La sospensione avvenne poco prima del Giubileo straordinario della Misericordia, da cui fummo estromessi, e che tuttavia non si è rivelato l’enorme business che qualcuno magari aveva previsto”. Già nel 2008, allo Studio Felici fu chiesto il versamento di una concessione di 80 mila euro per svolgere il servizio, ma l’iniziativa rientrò dopo l’intervento di Benedetto XVI.
Lo Studio Felici ha tirato avanti fino a dicembre scorso, poi ha chiuso i battenti con la perdita del lavoro per otto famiglie. “So che qualcuno, quando seppe della lettera di sospensione, brindò persino – racconta Rodolfo Felici – forse perché si voleva trasformare il servizio in un’attività gestita in monopolio. Ma è una ipotesi, perché neanche due telefonate dal Vaticano, l’ultima del segretario di Stato Pietro Parolin a inizio di quest’anno, hanno chiarito le ragioni della scelta”.
Resta per ora nei cassetti, e se ne ignora il destino, un patrimonio fotografico che è memoria di tutti.