R oma - Boom di visite ai Fori imperiali trainato da Santa Maria Antiqua, la più antica basilica nel Foro Romano che è stata appena aperta al pubblico con i suoi magnifici dipinti dopo secoli di oblio e trent'anni di restauro. Dal 17 marzo, la data in cui è tornata accessibile al pubblico, la chiesa è stata meta di un continuo pellegrinaggio di turisti italiani e stranieri con un aumento del 12% del numero dei visitatori dell'area archeologica: fino al 4 aprile gli ingressi sono stati 279.128, contro i 251.065 registrati nello stesso periodo dello scorso anno.
La forza della mostra "Santa Maria Antiqua tra Roma e Bisanzio" è l'unicità dell'edificio: il terremoto del 847 dopo Cristo distrusse in parte il tempio e portò all'abbandono della chiesa. La basilica venne poi sepolta nel tempo da 10 metri di detriti sotto cui restò nascosta fino al 1900, quando l'archeologo Giacomo Boni avviò i lavori per riportarla alla luce. Il fatto di essere "sparita" ha salvato Santa Maria Antiqua, rimasta fedele all'architettura e agli stili pittorici dei suoi tre secoli di vita, diversamente delle altre chiese romane che hanno subito rivisitazioni e trasformazioni. La particolare vicenda fa della chiesa un "fossile vivente", una "stele di Rosetta" - come la definiscono gli esperti paragonandola al "cifrario" dell'antico Egitto - che decodifica e riscrive la storia dell'arte del periodo bizantina.
"Santa Maria Antiqua - spiega all'Agi Giuseppe Morganti, responsabile dei restauri e tra i curatori della mostra che accompagna il percorso - registra qui un importantissimo corredo di straordinaria ricchezza risalente al periodo bizantino e nel primo periodo del cristianesimo, una fase storica che manca di testimonianze. Sono rarissime a Roma e in genere e questo rappresenta la sua unicità". Più che una visita è un viaggio nel tempo. Per comprenderla e apprezzarla, infatti, "bisogna andare in avanti e indietro nei secoli" spiega l'architetto, che continua: "la basilica ha almeno due vite sulle spalle: la prima risale all'epoca imperiale quando con ogni probabilità rappresentava un vestibolo monumentale del palazzo imperiale di Domiziano oppure - è la seconda ipotesi - una biblioteca. Poi nel VI secolo fu trasformata in un luogo di culto con il riadattamento dell'edificio pagano preesistente".
"In molti aspettavano questo momento" sostiene un addetto ai servizi di vigilanza della Soprintendenza per il Colosseo e l'area archeologica centrale. "Sarebbe bello se rimanesse sempre aperta" continua. I turisti hanno tempo fino al 30 settembre per visitare la chiesa, poi con ogni probabilità le porte verranno chiuse. Almeno per quest'anno. "Le pitture, i materiali sono molto delicati" osserva Morganti. " Gli sbalzi di temperatura, il caldo, l'umidità rischiano di danneggiare la chiesa. Abbiamo messo a protezione due porte di vetro che dovrebbero restare chiuse il più possibile, ma non sono sufficienti. D'altronde è questo il prezzo da pagare. I monumenti si conservano meglio se chiusi al pubblico, ma a quel punto viene meno la loro fruizione".
E proprio il clima è stato l'ostacolo più grande nella fase di restauro: "dopo un periodo di breve apertura negli anni '50, la chiesa fu chiusa di nuovo per l'insalubrità del luogo" continua Morganti. "è collocata nel punto più basso, più depresso del foro, addossata alla parete del Palatino, quindi con frequenti infiltrazioni di acqua, e orientata verso nord. Tutto ciò minacciava la conservazione delle pitture. Negli anni '80 comincia il restauro che si concentra per i primi 15 anni soprattutto sull' impermeabilizzazione dell'edificio, e a risanare, migliorare le condizioni dell'ambiente. Una volta risanato, nel 2004, si è passati al restauro dei dipinti che coprono quasi 300 metri quadri". In tutto "quasi una ventina persone in tutto hanno lavorato al restauro che si è svolto con particolare lentezza, sia per la delicatezza degli oggetti e la necessità di procedere con cura, sia per l'inagibilità del luogo. Tra dicembre e marzo l'umidità rende impossibile lavorare la calce, i materiali, cosi' come accedere alle stanze".
Dalle due porte che proteggono la chiesa affluiscono di continuo turisti, soprattutto stranieri, colti di sorpresa da un'ondata di caldo anomala anche per gli standard primaverili romani. "Ero qui per visitare i fori, ma questa chiesa è stata una bella sorpresa" racconta un ragazzo tedesco. "Sono arrivato qui per caso - gli fa eco un altro ragazzo cinese con audioguida in mano - è bellissima. è la chiesa più antica che io abbia mai visitato". Una signora inglese sulla cinquantina si dice meravigliata: "è impressionante come Roma riesca a conservare i beni artistici". Mentre poco dopo una coppia di signori proveniente da Londra si sorprende per il fatto "che nessuno ne abbia saputo nulla per secoli". (AGI)