G iulio Einaudi editore ha deciso di celebrare Primo Levi a trent'anni dalla sua scomparsa e a quasi un secolo dalla nascita (il centenario cadrà il 31 luglio del 2019). La casa editrice di Levi, sostenuta da Intesa San Paolo, pubblica un volume di testi e centinaia di immagini, Album Primo Levi, presentato nelle Gallerie d'Italia di Milano, dove il gruppo bancario espone le opere d'arte della sua collezione e ospita mostre temporanee.
L'album è un omaggio, nei giorni in cui si celebra la memoria della shoah, allo scrittore sopravvissuto a quasi un anno di Auschwitz, "il migliore inviato speciale che l'umanità potesse mandare in quell'inferno", come ha sintetizzato il presidente di Giulio Einaudi editore, Walter Barberis. Ma il volume non è focalizzato solo sulla drammatica esperienza di Levi nel campo di concentramento: come hanno spiegato i curatori Roberta Mori e Domenico Scarpa, si tratta di "un prototipo editoriale" in cui i testi dell'autore accompagnano e commentano 400 immagini, in gran parte messe a disposizione dalla famiglia Levi, suddivise in 5 sezioni tematiche.
La prima parte dell'Album è dedicata alla chimica: la passione, lo studio e il lavoro per Primo Levi, che amava considerarsi uno scrittore della domenica, un chimico prestato alla letteratura. In realtà, ha commentato Barberis, era il contrario: un grande scrittore prestato alla chimica. Il testo di Levi che più lo rappresenta nella sua complessità, ha commentato Scarpa, è proprio "Il sistema periodico", definito dall'autorevole Royal institution britannica nel 2006 "il più bel libro di scienza che sia mai stato scritto", più ancora dell'"Origine della specie" del britannico Charles Darwin.
La seconda sezione del libro riguarda un altro grande amore di Levi, la montagna. Il terzo capitolo è quello doloroso sull'esperienza ad Auschwitz, che ha portato alla scrittura di quei capolavori che sono 'Se questo è un uomo' e 'La tregua'. Poi c'è la sezione dedicata al lavoro di scrittore e traduttore e infine quello sulle attività manuali e artistiche di Primo Levi, in particolare le sue sculture di materiali di scarto, come i fili di rame, ma anche le passioni ereditate dalla famiglia, come quella per gli scacchi, "l'unico gioco che io abbia mai accettato", per definirla con le parole dell'autore citate nell'Album.