G li scatti del fotografo romano Maurizio Riccardi e le battute del vignettista padovano Fred ci raccontano l’ossessione imperante di una società ammalata di “foto profilo”, di pastasciutte immortalate e condivise, di bastoni da selfie sopra le nostre teste e di filtri applicati come maschere di bellezza: centinaia di immagini che si accumulano inesorabilmente nella memoria dei nostri smartphone ma di cui non resterà alcuna traccia con l’uscita del nuovo modello in vendita. Che la mania di immortalare noi stessi e tutto ciò che ci circonda, in maniera quasi compulsiva, sia dettata dalla necessità di appartenere a una collettività virtuale ora che quella reale sta scomparendo?
La mostra 'T'a vuo' fà fà sta foto?' allestita a Spazio5 di Roma (via Crescenzio 99/d) dal 10 al 20 ottobre 2018 non si pone l’obiettivo di rispondere a domande così profonde ma di strappare più di un sorriso grazie all’ironia e alle opere di chi, con le immagini, lavora ormai da parecchi anni.
Maurizio Riccardi fotoreporter, giornalista è direttore dell’Agenzia di documentazione fotografica Agr. Dirige l'Archivio Riccardi e opera su tutta la sfera della comunicazione multimediale. Fra le sue mostre “Vita da Strega”, “I papi santi” e “Donne & Lavoro”. Ha pubblicato numerosi libri tra cui Africa perché (New Media, 2008), San Giovanni Paolo II. Il Papa venuto da lontano (Armando, 2014), e, con Giovanni Currado I tanti Pasolini (Armando, 2015), Gli anni d'oro del Premio Strega (Ponte Sisto, 2016), Il popolo della Repubblica (AGR, 2017), Aldo Moro | Memoria Politica Democrazia(AGR, 2018).