U na donna morta tra il IX e il X secolo e dissepolta negli '70 è stata trovata avvolta in un abito funerario di seta con su scritto "Allah". E "Alì". Nulla di strano se non fosse che il ritrovamento è avvenuto in Svezia - in una nave funeraria vichinga - e che lei, la donna, indossava un costume della tradizione svedese. La scoperta della scritta, avvenuta solo a febbraio di quest'anno grazie all'archeologa Annika Larsson che stava conducendo uno studio sui tessuti tradizionali svedesi, pone nuovi interrogativi sull'influenza dell'Islam in Scandinavia.
Larsson, che stava preparando una mostra sugli abiti vichinghi a Enkoping, decise di passare in rassegna anche i materiali rinvenuti nella tomba della donna sepolta decenni fa a Gamla Uppsala, a nord di Stoccolma. Fu così, per caso, che notò il dettaglio. All'inizio pensò a dei disegni geometrici, poi si ricordo' "di aver visto dei simboli simili in un nastro di seta di costume moresco in Spagna". "Capii che doveva trattarsi di una parola araba, non nordica". Dopo averlo analizzato meglio riconobbe lo stile cufico, tipico dell'area dell'Iraq. La parola, poi, era scritta come se fosse osservata allo specchio, una tecnica utilizzata molto nei mosaici dei monumenti funebri dell'Asia centrale. Questa scoperta, oltre all'uso massiccio di tessuti in seta nelle tombe, rafforzano la teoria secondo cui le aree in cui si erano stanziati i Vichinghi nella valle del Malar rappresentavano un avamposto occidentale della Via della Seta che attraversava la Russia dai centri di produzione del tessuto pregiato a est del Mar Caspio.
Ma c'è di più. Che i Vichinghi commerciassero con gli arabi non è una novità: gli scambi sono durati per oltre 150 anni sin dalla prima metà del nono secolo. Tuttavia, per la dottoressa Larsson la veste della donna senza nome suggerisce un vero e proprio scambio culturale di idee, non uno scambio materiale di beni. "Secondo me la persona che indossava il tessuto comprendeva il simbolismo, ma chi lo ha ricamato senz'altro sapeva leggere e scrivere e sapeva bene cosa significassero quelle lettere", spiega al New York Times la dottoressa. "Non dico che quelle persone fossero musulmane ma sicuramente siamo di fronte a una situazione in cui entrambi prendevano dall'altro". L'abbondanza di seta dimostra che avevano fatto loro la teoria del Corano secondo cui "in Paradiso si indossa il pregiato tessuto, così come l'idea della vita eterna nell'Aldila'". Il prossimo passo è l'esame del DNA per dimostrare che qualcuno di loro ha origini del Centro Asia.