N essun dubbio: il Salvator Mundi, il capolavoro dei misteri, è opera di Leonardo da Vinci. Proprio come la Gioconda, di cui è stretto parente. Parola di falsari. Anzi, dei più grandi falsari del mondo, i fratelli Posin. Russi, vivono e lavorano a Berlino da ben oltre trent’anni.
Il ‘Kunstsalon Posin’, la loro bottega nel quartiere multietnico di Neukoelln, è una specie di stanza delle meraviglie in cui si accumulano alla rinfusa capolavori di Van Gogh, Kandinsky, Antonello da Messina, Rembrandt, Botticelli, Picasso, Vermeer: i loro falsi sono richiestissimi in tutto il mondo. Anche il regista americano Wes Anderson, quello di “Grand Budapest Hotel”, è loro fedele cliente.
Ma l’ossessione dei fratelli Posin, Evgeni, Mikhail e Semyon, è da sempre Leonardo. Per i 500 anni della morte del genio di Vinci si sono messi in testa di ricreare forse la più enigmatica delle opere a lui attribuite: il Salvator Mundi, apparso come dal nulla nel 2011, venduto a Christie’s per la bellezza di 450 milioni di euro, ma dall’attribuzione controversa. Lavorandoci per centinaia di ore, utilizzando le stesse tecniche di fine ‘400, avendo alle spalle decine di altre opere vinciane, si sono convinti che il dipinto datato 1499 è effettivamente uscito dal pennello di Leonardo. È Evgeni a parlare per i tre, in esclusiva per l’Agi.
Maestro Posin, voi affermate di esservi fatti un’opinione precisa sulla creazione del Salvator Mundi. E’ di Leonardo oppure no? Come sa, anche esperti molto celebri hanno messo in dubbio la sua attribuzione.
“Più ho lavorato su questo quadro, più mi sono convinto che quest’opera sia davvero di Leonardo. Era come dipingere la Gioconda. La stessa difficoltà, la stessa intensità lavorativa, la stessa profondità. Più si osserva il quadro, più si vede la ‘Mona Lisa’. Soprattutto quando si vede la versione non restaurata. Dopo che il quadro è stato liberato dagli strati di pittura successivi, se ne riconoscono i tratti. Trovo interessante anche che il volto prima del restauro si rivela lievemente diverso”.
Voi avete dedicato tutta la vostra vita alle opere degli artisti di ogni tempo. Perché Leonardo è diverso da tutti gli altri?
“Sì, Leonardo è davvero un caso particolare. Non è solo per la sua speciale tecnica pittorica (molteplici strati di colori, il principio dello ‘sfumato’ e via dicendo), ma si tratta di qualcosa di inspiegabile che si chiama genio. Qualcosa che non è definibile a parole. Elencare la composizione, le forme e i colori e la tecnica è ovvio, ma non basta. E’ più una questione relativa all’aura che promanano le opere. Detto altrimenti, stiamo parlando dell’anima del quadro. E’ qualcosa che succede anche con altri artisti, ma con nessuno è un fenomeno così sviluppato come con Leonardo. E poi c’è il fatto che sia stato anche un grande scienziato, inventore e filosofo, architetto, musicista, cartografo, scrittore, meccanico e ingegnere: tutto ciò si rispecchia anche nella sua arte. Secondo me nessun altro artista ha raggiunto tale qualità e profondità. Il suo Uomo vitruviano è il simbolo dell’estetica del Rinascimento, la Gioconda e l’Ultima Cena sono profezie di pittura moderna. Leonardo ha utilizzato lo sfumato anche con gli sfondi o i paesaggi, che appaiono come avvolti nella nebbia. Una tecnica particolarmente evidente nella Gioconda, nel Salvator Mundi e nella sua ultima opera, il San Giovanni Battista”.
In cosa il vostro Salvator Mundi è diverso da quello che oggi è conservato ad Abu Dhabi?
“Fondamentalmente è lo stesso quadro con la stessa cornice. L’originale purtroppo non l’ho potuto vedere, ma ho visto moltissime foto con quella cornice. E poi conosco molto bene tutta l’opera tarda di Leonardo, a partire dalla Gioconda, che assomiglia molto al Salvator Mundi. Spero che mi sia riuscito creare un quadro molto, molto simile”.
Maestro Posin, cosa è vero e cosa è falso, in arte?
“Domanda difficile. In termini logici, è vero l’originale e falsa è la sua copia. Ma un falso fatto bene può essere anche considerato un’opera d’arte in sé. Faccio un esempio: quasi tutte le sculture dell’antica Grecia che conosciamo sono copie romane”.
Quale dei tanti capolavori di Leonardo sui quali ha lavorato è stato il più difficile?
“Il più difficile è stato il Salvator Mundi. Proprio perché non avevo la possibilità di studiare l’originale. La Gioconda l’ho vista numerose volte al Louvre, e poi c’è tanto altro materiale su cui lavorare: i libri, le immagini a raggi X e a infrarossi, tra gli altri. Il Salvator Mundi dovrei analizzarmelo di persona, nonostante non vi siano tante possibilità oltre le migliaia di fotografie e gli articoli contraddittori e le divergenti opinioni”.
E quante volte avete dipinto la Gioconda? E secondo lei i migliaia di visitatori che ogni giorno affollano il Louvre vedrebbero la differenza con quella uscita dalla vostra bottega?
“La Gioconda è uno dei più celebri dipinti di ogni epoca. Per la nostra azione per i 500 anni di Leonardo l’abbiamo rifatta ancora una volta, perché quella precedente è molto più grande dell’originale e accanto al Salvator Mundi non sarebbe stata bene. L’abbiamo realizzata anche su commissione, ma non spesso, perché si tratta di un’opera molto onerosa, da tutti i punti di vista. Per ipotesi, se la nostra Gioconda venisse appesa al Louvre al posto di quella vera, con la sua cornice originale, secondo me gli spettatori non vedrebbero la differenza. Un po’ perché davvero le assomiglia tanto, un po’ perché nessuno si aspetterebbe che lì ci possa esserci appesa una copia”.
Secondo lei, è giusto pagare 450 milioni di euro un dipinto, anche se è di Leonardo?
“Io credo che non sia corretto identificare un genio attraverso una somma di denaro, anche la più alta. Per tutti le cifre sono diventate ancora più immense rispetto al passato, per esempio i Van Gogh o i Picasso arrivano a costare oltre 100 milioni di euro. Eppure io ripeto: il genio non ha prezzo”.