R oma - Quando nel 2013 Janet De Nardis organizzò la prima edizione del Roma Web Fest, le web serie erano guardate con estrema diffidenza dalle produzioni tradizionali. Appena quattro anni dopo, quelle stesse grandi produzioni, a partire da Sky e Rai, investono su un settore al quale la manifestazione capitolina ha contribuito a dare la dignità artistica che meritava. "E' stata un'evoluzione molto rapida", spiega De Nardis in un'intervista all'Agi, "è cambiato tutto, inizialmente si guardava con diffidenza a tutto quello che veniva dal web, siamo stati costretti a utilizzare uno slogan come 'Il cinema ai a tempi del web' per far capire che internet non è un mostro cattivo da cui difendersi. Fino a quattro anni fa quando si parlava di web, si pesava solo alla pirateria e, quando siamo andati a parlare con le istituzioni, abbiamo dovuto sottolineare che c'è invece un mercato che deve essere regolamentato e dove ci deve essere il diritto d'autore, affinché questo diventi un settore importante per il mercato".
Il ruolo del Roma Web Fest non si esaurisce però qui. L'obiettivo di Janet De Nardis è anche orientare lo spettatore, magari casuale, tra le tantissime proposte presenti in rete. "Chiaramente andava anche fatta una cernita dei prodotti", spiega il direttore artistico del festival, "non essendoci un catalogo, chi per la prima volta si approccia al settore vuole capire cosa sono le web serie ma nel mare magnum di Youtube, Google e Vimeo non c'è una selezione, troviamo anche tanti prodotti poco validi; avendo una selezione come quella che facciamo noi o, nel resto del mondo, altri festival, andiamo a sottolineare tutte quelle opere che nascono dal basso o anche, come accade ora, quelle produzioni affermate che decidono di sperimentare e che riteniamo siano valide e possano trovare un pubblico"."Io vengo da un percorso artistico e la difficoltà maggiore per gli autori è la possibilità di mettersi in evidenza", prosegue De Nardis, "non è semplice in un Paese come il nostro dove fino a pochissimo tempo fa gli stessi registi lavoravano con gli stessi attori che lavoravano con gli stessi produttori. Era molto complicato, era necessario rompere il meccanismo e dire 'non siete bravi solo voi, i tempi cambiano ed è ora che investiate anche sui giovanì. L'intuizione è stata capire innanzituto che il web è un occasione non solo per gli autori in campo cinematografico e televisivo ma per tutti:nuovi mestieri nascono dalle connessioni con il web, come tutte le start up di cui non si fa altro che parlare". E l'industria culturale italiana, riflette De Nardis, non può sperare di sopravvivere "senza intercettare i gusti dei millennial, che non ne possono più dei cinepanettoni e vogliono anche tornare ai generi, come dimostra il successo di 'Lo chiamavano Jeeg Robot': tutto questo fa parte di un universo con cui piano piano si sta dialogando. Non è stato semplice, però è successo. Ed è successo molto in fretta". (AGI)