AGI - Raffaello, Leonardo e Caravaggio. Tre artisti uniti, a Napoli, da un sottile filo rosso. Quello di una mostra. 'L'ospite illustre', un unicum concepito dieci anni fa per Gallerie d'Italia-Napoli dall'attuale vicedirettore Antonio De Nunzio, porta nella storica sede partenopea 'La dama col liocorno' di Raffaello. Un capolavoro concepito nei primi anni del 1500, presumibilmente tra il 1503 e il 1505, che prende il posto fino al prossimo 22 giugno del 'Martirio di Sant'Orsola' di Caravaggio, in prestito a Galleria Borghese per la grande mostra su Michelangelo da Merisi, provenendo proprio da questo museo.
Un trasferimento che, come spiega Francesca Cappelletti, direttore di Galleria Borghese, ha dato il via a nuovi studi dell'opera di Raffaello. "Le mostre sono e devono sempre essere occasione di ricerca e studio - dice - per la 'Dama' ci siamo concentrati sulla storia conservativa dell'opera, comprese le radiografie degli anni '30 e le analisi successive, che l'hanno fatta diventare un caso importante di storia del restauro. Resta ancora da capire da dove arriva".
Anche per Silvia Ginzburg, docente di storia dell'arte nell'ateneo Roma Tre, l'esposizione del dipinto a Napoli ha creato la "possibilità di fare i conti con letteratura ad essa legata e rimisurare la nostra idea di Raffaello in un passaggio importante del suo sviluppo che va dal '400 alla grande scoperta di Leonardo, e cioè dello stile moderno, come diceva Vasari".
L'opera, ricorda, "ha faticato a essere riconosciuta come di Raffaello, attribuzione proposta da Longhi (nel 1927, ndr.), perché sta sul crinale" del passaggio del pittore urbinate dallo stile giovanile a quello più maturo e più 'moderno'.
"Raffaello non fu allievo di nessuno - spiega Ginzburg nel ricco catalogo di Allemandi - traendo sempre esempio da molti e combinando spunti diversi rielaborati autonomamente; tuttavia il corpo a corpo che imbastì con Leonardo e segnatamente con la Gioconda non ha paragoni nel suo intero cammino". La data di avvio della Gioconda, spiega la storica dell'arte, parlando con i cronisti, "oggi è sicura, ottobre 1503, lo dice una postilla datata in un documento che menziona una 'caput Lisae' su cui Leonardo lavora".
E proprio dalle radiografie del secolo scorso e da altre indagini, per esempio, emerge come in un primo tempo la fanciulla del quadro avesse una impostazione delle spalle e del collo più gracile, così come studi evidenziano nelle fasi di elaborazione del capolavoro leonardiano. "Ci sono tracce indiscutibili di aggiornamenti di Raffaello non solo su Leonardo, ma anche su un Perugino 'fiorentino' che si incontrano ne 'La dama col liocorno' - continua la studiosa - Raffaello tallona Leonardo. Lo si vede anche dalle colonne, che sono il 'nuovo'. Leonardo nella Gioconda vi allude, per dare consapevolezza che la figura è collocata su una loggia con la luce dell'esterno alle sue spalle. Anche la dama di Raffaello è in quella condizione, il volto ha conservato ombre e le colonne pure mostrano due fonti di luce, una esterna, dietro la donna, e una interna. Il quadro ci dice qualcosa del vertiginoso sviluppo che avrà l'arte di Raffaello".
Proprio il rapporto con la Gioconda, "fortissimo", fa supporre un soggiorno di Raffaello a Firenze più breve rispetto a quello accertato (1504-08) e con una datazione proposta verso il 1503.
'La dama col liocorno' deriva la sua impostazione dalla Gioconda, che si ritiene generalmente conosciuta per la prima volta da Raffaello poco dopo il trasferimento a Firenze della fine del 1504 , ma che si può supporre egli vide in lavorazione già l'anno precedente, nel corso di un primo breve soggiorno nella città. Tornare a studiarla in occasione della mostra napoletana ha permesso di riflettere sulla sequenza esecutiva della stessa Monna Lisa, di cui Raffaello fu il primo e, a più riprese nel tempo, il più attento spettatore.
La rassegna 'L'ospite illustre', curata e promossa da Intesa Sanpaolo , dal 2015 espone nei suoi musei delle Gallerie d'Italia e al grattacielo di Torino opere di rilievo in prestito temporaneo da prestigiosi musei italiani e internazionali.
"Accogliere la 'Dama col liocorno' conferma il solido legame di amicizia e collaborazione con la Galleria Borghese, simbolo della bellezza e del valore del patrimonio culturale italiano - spiega Michele Coppola, executive director Arte Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo - la rassegna 'L'ospite illustre' e la collana editoriale curata da Allemandi testimoniano l'impegno delle Gallerie d'Italia nel promuovere la conoscenza, lo studio e la condivisione di grandi capolavori, offrendo a un pubblico sempre più ampio di studiosi e appassionati anche occasioni di scoperta".
L'aspetto attuale de 'La Dama col licorno' è il risultato di uno storico intervento di restauro seguito a una fitta vicenda critica sviluppatasi a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Fino al 1936 infatti il personaggio ritratto era ritenuto Santa Caterina d'Alessandria, caratterizzata dal consueto attributo della ruota dentata visibile al posto dell'attuale unicorno; sulle sue spalle un pesante manto modificava il profilo della figura, coprendo parte della veduta sul paesaggio retrostante. L'opera fu restituita a Raffaello dallo storico dell'arte Roberto Longhi nel 1927, prima del restauro che la liberò dagli interventi successivi.
Le indagini radiografiche compiute sul dipinto hanno mostrato che prima dell'unicorno, emblema di castità, Raffaello aveva dipinto un cagnolino, simbolo di fedeltà: si tratta dunque plausibilmente di un ritratto eseguito in occasione di un matrimonio.