AGI - Nel pomeriggio di Natale del 1961, in una cucina di casa, si accendeva la luce per milioni di persone. Quel giorno lo scienziato e inventore cecoslovacco Otto Wichterle, aiutato dalla moglie Linda, realizzava nel suo appartamento le prime lenti a contatto morbide. Aveva costruito lui stesso l’apparecchiatura, utilizzando le lastre metalliche traforate e le viti di un gioco di costruzioni meccaniche per ragazzi, Merkur, e la dinamo della bicicletta del figlio come motore, poi sostituita da quello di un giradischi. Da quel momento veniva spalancato un nuovo orizzonte della vista, di diffusione mondiale, grazie ai suoi basilari studi sugli idrogel.
L’infausta previsione del medico di famiglia e una carriera straordinaria
Nato a Prostejov il 27 ottobre 1913, allora Impero austro-ungarico, in una importante e agiata famiglia, a Wichterle all’età di sei anni viene diagnosticata una malattia che a detta del medico non gli concede più di un anno di vita. Invece sopravvive e per la sua spiccata intelligenza brucia le tappe della formazione scolastica diplomandosi prima del tempo con lode e scoprendo pure la passione per il tennis. Si iscrive quindi alla Facoltà di ingegneria chimica e tecnologica dell’Università di Praga dove si laurea in ingegneria a 22 anni, e a 23 in scienze tecniche, sotto la guida di Emil Votoček, che lo segnalerà alla Facoltà di medicina per il nuovo campo di studi della biochimica. L’occupazione tedesca e la chiusura dell’università, con ondate di arresti e di esecuzioni, interrompe la carriera accademica ma non gli studi e le ricerche. Dopo un iniziale rifiuto, Wichterle accetta un’offerta di lavoro dall’azienda Bata, e per essa realizza una fibra sintetica che brevetta col nome di Silon, proprio mentre negli Usa si arriva al Nylon.
Perseguitato dagli occupanti nazisti e dal regime comunista
Nel 1942 è arrestato dalla Gestapo, perché il suo nome appare in una lista di membri della resistenza (si era distinto per le sue idee di sinistra già da studente universitario) ma riesce a evitare il campo di concentramento grazie a un chimico tedesco suo amico che intercede per lui. Alla fine della guerra Wichterle è impegnato a ricostruire l’insegnamento universitario a Praga, secondo un metodo innovativo: laboratori attrezzati, test continui, preparazione accurata degli studenti, esame finale formale. L’avvento del regime comunista nel 1948 in un primo tempo non lo tocca, ma nel 1958 durante alcune epurazioni politiche ne provoca il licenziamento dall’università, mascherato da dimissioni volontarie, il 31 agosto. Lo accoglie l’Accademia cecoslovacca delle scienze, dove il 4 dicembre viene nominato capo del laboratorio delle sostanze macromolecolari e poi direttore. Pur titolare di oltre duecento brevetti, il nome di Wichterle è legato alle lenti a contatto.
L’idrogel come soluzione ottimale ai problemi della vista
L’idea di utilizzare la plastica gli era venuta nel 1952 durante un viaggio in treno. Inizia quindi a lavorare a un polimero idrofilo tridimensionale tollerabile dall’occhio, un gel trasparente che assorbe il 40% di acqua, ma sussistevano problemi alle bordature al momento dell’apertura degli stampi. Gli studi e le ricerche bloccati dal licenziamento dall’università sono ripresi in accademia, affrontando la molatura dei bordi. I primi risultati positivi sulla tolleranza arrivano dalla sperimentazione su alcuni pazienti della Seconda clinica oculistica di Praga del dottor Maximilian Dreifus, suo amico, ma nel 1961 il Ministero della sanità annulla il progetto di ricerca, e allora Wichterle si porta il lavoro a casa e qui a Natale risolve tutti i problemi che gravavano sull’invenzione, colando il gel in stampi rotanti, ovvero con la fusione centrifuga. Le lenti a contatto sono adesso di alta qualità, di ottica precisa, e dai costi di realizzazione minimi, tanto che lui e la moglie in pochi giorni ne stampano migliaia.
La fusione centrifuga e le disavventure sui brevetti
Il metodo viene brevettato. Le incredibili possibilità di commercializzazione inducono il regime cecoslovacco a favorire Wichterle e a concedergli quanto richiedeva per allestire un team di ricerca. Poi, il 1968, la Primavera di Praga schiacciata dai carri armati sovietici, e la sua firma sul Manifesto delle duemila parole di cui era stato tra i promotori, ne fanno un obiettivo preciso della politica di normalizzazione. Wichterle viene accantonato, ma il regime comunista non può farne a meno. Gli americani, attraverso diverse operazioni societarie e con una certa disinvoltura operativa, stanno bypassando i brevetti nella produzione di lenti a contatto. Allo scienziato messo nella lista nera viene concesso di recarsi all’estero, ma non più di due volte l’anno, per partecipare a conferenze scientifiche e soprattutto perché difenda i suoi brevetti dalle aziende occidentali che li violavano nelle cause legali che venivano intentate. Ma a Praga qualcuno nel Partito comunista teme di dover sostenere costi processuali troppo alti negli Stati Uniti e allora nel 1977 decide di rinunciare a rivendicare i diritti di licenza accontentandosi di una quota marginale.
Il riconoscimento internazionale e la dedica di un asteroide
A ogni modo nel 1982 davanti al Tribunale federale Wichterle con la sua testimonianza dissipa ogni dubbio sull’autenticità dei brevetti che prima era stata messa in forse, e con sentenza inappellabile la Corte ne conferma la validità, sia negli Usa sia in tutti i Paesi del mondo. Con la rivoluzione di velluto e la caduta del comunismo, nel 1989 Wichterle è nominato presidente dell’Accademia cecoslovacca delle scienze. Nel 1991 riceve il dottorato onorario dall’ Università dell’Illinois a Chicago e dal Politecnico di Brooklyn, e un altro ancora nel 1993. L’anno seguente gli dedicano un asteroide. Fino a ottanta anni aveva continuato con entusiasmo a giocare a tennis con la moglie Linda, assieme alla quale il pomeriggio di Natale del 1961 aveva costruito le prime lenti a contatto, e che con lui aveva diviso ogni aspetto della vita. È morto nella sua casa per le vacanze in un piccolo villaggio della campagna boema, il 18 agosto 1998. Linda, medico odontoiatra e poliglotta (parlava sette lingue, tra cui l’italiano), si è spenta nel novembre 2023, a 106 anni.