Brat, Demure, Brain Rot, Enshittification, Manifest. Nell’ultimo anno abbiamo assistito alla comparsa di diverse parole, nuove o riscoperte, salite alla ribalta mediatica prima grazie ai social e poi ai principali dizionari (e università) del mondo.
Per un millennial calarsi in un contesto così innovativo che abbraccia strane espressioni, significati aperti e non facilmente riassumibili, continue manifestazioni di autodeterminazione da parte della Gen Z… non è semplicissimo. Ma è sicuramente un buon esercizio per provare a capire un diverso modo di vivere e di approcciarsi alla società. Una società che proprio le nuove generazioni stanno picconando e modellando. Tutto anche grazie a piattaforme come Instagram e TikTok, propulsori di viralità e, quindi, anche di neologismi e brevissimi autobiografismi.
Ma partiamo proprio da qui. Cosa vogliono dire?
- Brat (parola dell’anno per il Collins Dictionary) è un concetto complesso che può essere applicato a comportamenti, oggetti, modi di essere. L’idea di fondo è che una cosa è brat quando trasmette una sorta di libertà, sregolata e anticonformista, sfrenata e sfrontata, ma con una personalità audace e orgogliosa, stilosa nel suo riconoscersi ribelle e, a volte, perché no, anche superficiale e dozzinale.
- Demure (parola dell’anno per Dictionary.com): Si parla anche qui di stile, di come ci si approccia al mondo e alla società. Ma cambia tutto. Le parole d’ordine sono ‘discrezione’, ‘modestia’, ‘sobrietà’ e ‘semplicità’. L’estetica, del look e delle parole, è neutra ma elegante. Non si urla, non si vogliono i riflettori addosso e si scansa l’ostentazione.
- Manifest (parola dell’anno per il Cambridge Dictionary): Non è un nome, né un aggettivo ma un verbo, un'azione da perseguire per far sì che le cose accadano realmente. Ovvero tutti quei metodi, come la visualizzazione mentale, “per immaginare di raggiungere qualcosa che si desidera, nella convinzione che così facendo sarà più probabile che accada".
- Enshittification (parola dell’anno per il Macquarie Dictionary) esemplifica il concetto di ‘continuo deterioramento e peggioramento di un servizio a causa della riduzione della qualità offerta”. È legata all’evoluzione delle piattaforme e delle prestazioni online e spesso la causa viene identificata nella volontà di ottenere un guadagno sempre maggiore a scapito dell’etica e della lealtà nei confronti di chi ne usufruisce.
- Brain Rot (parola dell’anno per l’Oxford English Dictionary): Letteralmente ‘cervello marcio’, ‘cervello in putrescenza’. Riguarda un “presunto deterioramento dello stato mentale di una persona che consuma eccessivamente materiale online o sui social considerato banale, superficiale o poco stimolante”. Scrollare continuamente meme o video che ci fanno, senza alcun dubbio, perdere un’infinita di tempo, rallentando l’operatività del nostro cervello.
Pezzi di uno stesso puzzle?
Se mettiamo in ordine tutti questi i significati sembra che fuoriesca una grande tendenza di base: la continua e spasmodica ricerca di autodeterminazione, o meglio il tentativo di fare maggiore chiarezza su cosa gli appartenenti alla gen Z vogliano essere o non essere. Quella che appare è allora una grande domanda, forse ancora senza risposta, che li porta a guardarsi allo specchio, a studiare paure e desideri, e a mettere nero su bianco le certezze fin qui individuate. Sempre con un animo ribelle ma con i piedi ben piantati per terra. Un animo che si sviluppa interiormente, capace di scendere in piazza, sdraiarsi sull’asfalto di una strada ma, allo stesso tempo, certo di non voler sprecare fiato ed energie. Ma questo è solo lo sguardo laterale di un millennial che ha provato a suo tempo ad etichettarsi ed è stato invece etichettato. La speranza è che la Gen Z fugga da ciò, e che per autodeterminarsi utilizzi qualcosa di più resistente di un post-it giallo, incapace di rimanerci attaccato addosso per un lungo periodo di tempo.
In questo nuovo ‘vocabolario esistenziale’ due parole che paiono opposte, come Brat e Demure, coabitano. Si può essere sregolati e sobri; audaci e discreti, stilosi senza più cercare a tutti i costi l’approvazione di un ‘like’, di un cuore, di un commento. Questa potrebbe essere una società dell’ossimoro convivente, in cui non si perde di coerenza o credibilità. Una società in cui il ‘brain rot’ è causato ma allo stesso tempo denunciato nello stesso luogo in cui si pratica. E senza che questo rappresenti un corto circuito. È l’essenza di un vivere sempre connessi ma con un occhio di riguardo alla propria salute mentale. Ecco, questa è una generazione che non vuole perdere il contatto con la realtà, forse la prima per cui, finalmente, è chiaro il concetto di “virtuale uguale reale”.
Ma la Gen Z è anche una generazione che non ha intenzione di smettere di inseguire i propri traguardi. E lo fa con un’azione specifica, il ‘to manifest’, ovvero il vedere nella propria testa, in anticipo, cosa si vuol essere un giorno. E non bisogna limitarsi qui a pensare che si tratti di sogni vacui o utopie. Qui si immagina la persona che si vuole diventare all’interno della società: per quali battaglie spendersi, quali valori trasmettere. E si immagina il mondo in cui si vuole vivere e che si vuole lasciare a chi verrà.
È infine una generazione che non si fida più dell’apparenza ma che abbraccia l’essere parte di qualcosa, di una community. Ed è pronta a punire le truffe, i raggiri, le promesse non mantenute, il deterioramento di valori e azioni. Enshittification è una parola strana, difficile da pronunciare, ma che contiene un concetto importante. Ogni contratto verbale deve essere mantenuto, ogni ‘tradimento’ porta alla fine di un rapporto umano o alla cessazione dell’utilizzo di un servizio.
E allora torniamo alla domanda iniziale. Bastano queste parole per comprendere le mille sfaccettature di una generazione che è in continuo mutamento? No, però forse è un training utile per provare a iniziare a capirne e condividerne valori e pilastri. E se c’è qualcosa di profondamente sbagliato in questo articolo saranno proprio loro a farlo notare. Con uno spirito orgoglioso ma, anche, educato e paziente. Quella pazienza che serve per sopportare boomer e millennial che provano a entrare in sintonia con loro.