AGI - Non lasciatevi ingannare dalla copertina, da quella rilassante atmosfera anni ’20 che fa da sfondo a un gruppo di giovani sorridenti, belli ed eleganti, i capelli appena scompigliati dalla brezza del mare di Long Island. In Malastrada la famiglia Montalto affronta situazioni tutt’altro che rilassanti e la sua storia si intreccia con quella con la S maiuscola anche in questo secondo volume della trilogia di Ugo Barbara, giornalista dell’AGI e scrittore di 7 romanzi prima di questo appena uscito.
Nei decenni a cavallo fra il 19/mo e il 20/mo secolo, precisamente dal 1881 al 1920, l’umanità non ha certamente vissuto nessun periodo tranquillo, e in ogni fase di quei 40 anni ha affrontato, in Sicilia come negli Stati Uniti, mutamenti epocali, segnati da guerre, violenze e pandemie. Anche Malastrada, come I Malarazza, è un romanzo corale ricco di storie intrecciate, di colpi di scena, di confronti fra classi sociali e generazioni.
Pur essendone il seguito, però, vive di vita propria e contiene in se’ tutti gli elementi che bastano a un lettore per immergersi nella storia senza dover rimpiangere troppo di non avere conosciuto nei dettagli la prima parte. Anche qui al centro delle vicende della famiglia Montalto c’è la storia dell’emigrazione italiana in America, che non è più però, come nei decenni precedenti, quella, per quanto coraggiosa, dei viaggi in prima classe di intere famiglie, sostenute da ricchezza e spirito imprenditoriale. Ora ad emigrare, spinta dalla povertà e dalla fame dovute alle crisi che si succedono nelle terre di origine, è la povera gente, che si separa dalle famiglie per poterle sostenere da lontano, con guadagni della fatica del lavoro nei campi, nelle fabbriche, nei porti. Con loro la Sicilia esporta però anche la criminalità, quella che proprio in questo periodo comincia ad identificarsi con la mafia. La popolarità degli italiani in America, i “Dago”, ne risente, provocando ostilità che arriva in diverse occasioni all’odio che porta alla violenza più cieca.
I richiami all’attualità, inevitabili per chi ogni giorno scrive di quello che succede nel mondo, sono diversi. Il flagello della filossera della vite, che si abbattè sulle vigne europee importato dagli Stati Uniti e che gli agricoltori faticarono ad affrontare perché questo comportava l’estirpazione di piante sane, ricorda la xylella che negli anni scorsi ha distrutto tutti gli ulivi del Salento. La diffidenza, il razzismo e le violenze contro gli emigrati italiani non sono troppo diversi da quelli che si vedono oggi in Europa contro chi arriva dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia centrale. Le difficoltà delle donne a raggiungere la parità e il successo professionale non sono state affatto superate, oltre un secolo dopo quello che racconta Malastrada. Le trincee e i bombardamenti della prima guerra mondiale sono riproposti in Ucraina e Medio Oriente. La pandemia di Spagnola, con le sue conseguenze devastanti, ha molti tratti comuni con quella, esplosa quasi esattamente 100 anni dopo, del Covid 19.
Ugo Barbara conferma la sua capacità di delineare personaggi memorabili, soprattutto quelli femminili, di intrecciare i fatti di “fiction” con quelli storici, e di inserire figure della storia reale nella sua creazione romanzesca. La precisione nelle descrizioni di luoghi, costumi, cibi e abitudini, e nella costruzione dei dialoghi fanno sperare in una trasposizione sullo schermo. Alla fine di 686 pagine avvincenti, non si è ancora stanchi e si spera che l’autore non faccia aspettare troppo a lungo i suoi lettori per il terzo capitolo della saga dei Montalto.