AGI - Due eventi il 25 agosto 1939 impediscono che l’indomani alle 4.30 l’esercito tedesco sferri come previsto il Fall Weiss (Caso Bianco), il piano di attacco alla Polonia, provocando la seconda guerra mondiale: il Patto polacco-britannico di mutua assistenza e la defezione dell’Italia. In quel giorno frenetico Adolf Hitler convoca per ben tre volte il Maresciallo Wilhelm Keitel, al vertice dell’Oberkopmmando der Wehmacht, alla cancelleria del Reich per sospendere, riattivare e ancora una volta fermare in extremis i preparativi militari. Anche se il Führer il 22 agosto aveva rassicurato i suoi comandanti, in una riunione segretissima al Berghof nella quale erano tutti in borghese, che Gran Bretagna e Francia non avrebbero scatenato una guerra europea, sapendo ma tacendo che l’indomani Ribbentrop avrebbe sottoscritto con Molotov il Patto di non aggressione con l’Urss, Hermann Göring era invece a conoscenza che Londra sarebbe stata ai patti. Gliel’ha riferito l’amico Birger Dahlerus, un industriale svedese al quale ha dato incarico di portare avanti una diplomazia parallela a quella ufficiale del rivale Joachim Ribbentrop.
Il Patto militare di mutua assistenza e la defezione dell’Italia
Il 24 agosto il premier Neville Chamberlain aveva convocato il consiglio dei ministri annunciando che il governo avrebbe chiesto i piani poteri (le due camere in serata avrebbero approvato l’Emergency Power Act con 447 voti favorevoli e solo 4 contrari) e al più presto gli impegni militari disegnati ad aprile con la Polonia sarebbero stati definiti da un trattato, annunciato appunto il 25. Göring, convinto che con gli inglesi sia ancora possibile un accomodamento, affida allora a Dahlerus il compito di mediare. Hitler intanto aveva convocato l’ambasciatore britannico Nevile Henderson per proporgli un’alleanza tra Germania e Inghilterra in cambio dell’aiuto a recuperare Danzica e il Corridoio: il Reich si impegnava non solo a garantire la frontiera polacca, ma anche a tutelare l’Impero britannico in ogni parte del globo, sempre che fosse riconosciuto a Berlino il diritto a riavere le colonie. Ma quando gli viene annunciato alle 15 del Patto di mutua assistenza si riaccende di furore bellico: richiama Keitel e gli ordina di procedere. La doccia fredda arriva alle 18 quando Mussolini gli fa sapere che l’Italia non sarebbe entrata in guerra al fianco della Germania.
Ordini e contrordini di attacco per l’alba del 26 agosto
È a quel punto che Hitler annulla il Fall Weiss per il 26 agosto, quando alcune unità hanno già sconfinato. Dahlerus è intanto tornato da Londra con una lettera del ministro degli Esteri Halifax per Göring sul «desiderio del governo di Sua Maestà di arrivare a una composizione pacifica». Ribbentrop che ha scoperto la tresca e si sente scavalcato, di fronte al Führer sostiene che lo svedese è un agente britannico. La Gestapo va allora a prelevare Dahlerus in hotel e lo conduce al cospetto di Hitler, il quale lo ascolta e gli dice di partire subito per Londra a riferire un suo messaggio per arrivare a un accordo. E gli fa imparare a memoria sei punti in linea di massima uguali a quelli esposti in mattinata a Henderson. Nella mattina del 27 Dahlerus è a Londra dove riferisce tutto a Chamberlain, ad Halifax e al segretario di Stato Cadogan. Riparte alle 19 per riferire la risposta ai sei punti e vede Goering alle 23, in casa sua: Londra condivideva il desiderio di un accordo generale, ma su Danzica e il Corridoio auspicava la garanzia internazionale di Germania, Italia, Francia, Gran Bretagna e URSS; respingeva l’idea di restituire alla Germania le ex colonie e soprattutto l’offerta di garantire con le armi l’impero poiché «non conciliabile con il prestigio e gli interessi dell’impero britannico». Hitler sembra acconsentire. Un altro tentativo di scongiurare lo scoppio della guerra è da parte dell’ambasciatore italiano Raffaele Guariglia e del ministro degli affari esteri francese Georges Bonnet. Guariglia ha l’impressione che Bonnet veda con favore un intervento in extremis di Mussolini nel ruolo di mediatore.
La trappola dei “Sei punti” e della “Magnanima offerta”
Lunedì 28 agosto Halifax tenta di convincere la Polonia a sedere al tavolo dei negoziati, il più presto possibile, e in effetti arriva da Varsavia l’assenso a trattative dirette con Berlino. Dahlerus ha fatto sapere, attraverso l’ambasciata britannica a Berlino, che l’invasione della Polonia è prevista per l’alba del I settembre. Ma nella tarda serata Henderson è ricevuto da Hitler il quale gli dice di potersi ritenere soddisfatto con la «restituzione di Danzica, tutto il Corridoio e la rettifica dei confini dell’Alta Slesia». È un rilancio con nuove rivendicazioni. Varsavia, intanto, dirama l’ordine di mobilitazione generale per il 31 agosto. In un colloquio accesissimo tra Hitler e Henderson il Führer pretende pure dal governo polacco l’invio di un plenipotenziario a Berlino entro mercoledì 30 agosto. Goering rimanda Dahlerus a Londra, dove arriva nella mattina del 30, atteso da Charles F. Spencer, per riferire la cosiddetta «magnanima offerta» del Führer in 16 punti, fattagli imparare a memoria. Alle 10.30 Dahlerus ne parla con Chamberlain, Halifax, Horace Wilson e Cadogan, che rigettano la proposta hitleriana di svolgere le trattative a Berlino. Poco dopo la mezzanotte lo svedese è al Quartier generale di Göring, non sapendo che Henderson aveva già ricevuto nuove istruzioni da Londra nelle quali si asseriva che il governo britannico non poteva consigliare quello polacco ad «aderire a questo procedimento che è del tutto irregolare» (ovvero di inviare un plenipotenziario a Berlino) e pertanto l’ambasciatore invitava il governo tedesco ad attivare i normali canali diplomatici. Ai punti della nota britannica, elencati da Henderson a Ribbentrop, il ministro degli esteri nazista che lo ha ricevuto dopo la mezzanotte risponde leggendo svogliatamente e velocemente, in tedesco, la «magnanima offerta», ma rifiutandosi - contro tutte le regole della diplomazia - di consegnarne il testo. E sottolinea che il termine era scaduto senza l’arrivo del plenipotenziario a Berlino. L’ambasciatore polacco Józef Lipski, a un Henderson che lo spinge a recarsi da Ribbentrop, eccepisce che equivarrebbe a farsi consegnare un ultimatum. Anche Parigi fa pressioni su di lui.
L’ultimo tentativo di salvare la pace
Alle 10 del 31 agosto Dahlerus è all’ambasciata britannica con una copia scritta dei “16 punti”: è stato Göring ad assumersi questa responsabilità, violando il divieto di Hitler. Lipski riceve il testo della «magnanima offerta» verso mezzogiorno, al cospetto di Ogilvie-Forbes, proprio da Dahlerus che vede per la prima volta. La comunica quindi al ministro degli Esteri Józef Beck a Varsavia: è l’ultima comunicazione da Berlino. Quando Lipski, come da istruzioni ricevute, chiede udienza a Ribbentrop, si sentirà chiedere se ha pieni poteri per trattare, e al diniego viene liquidato: è l’ultimo contatto diretto tedesco-polacco. Alle 17 c’è un inutile incontro promosso da Göring a casa sua a Berlino con Henderson e Dahlerus, col beneplacito di Hitler, per staccare la Gran Bretagna dalla Polonia. La decisione era già stata presa. Alle 12.40 Hitler aveva firmato la sua “Direttiva n. 1 per la condotta della guerra”, con l’attacco alla Polonia per le 4.45 del I settembre.