AGI - Francesco Muzzopappa oggi è una delle penne più brillanti e ironiche del panorama editoriale italiano. Con 20 anni di lavoro nel mondo della pubblicità lo scrittore di origini pugliesi in ogni suo libro, dove si ride dalla prima all’ultima pagina, racconta tic, scene di vita quotidiana e le sue frustrazioni con un piglio deciso e dissacrante.
In una chiacchierata con l’AGI, all’indomani dell’assegnazione del Premio Strega, Muzzopappa svela che cosa c’è dietro ogni suo racconto, i progetti in corso e il prossimo libro in uscita a settembre “Santa Maria”, una favola distopica che vedrà protagonista la morte alle prese con l’Inps.
Hai seguito la Premiazione dello Strega? Sei contento del risultato?
"Non sono riuscito a vedere la diretta perchè mi sono addormentato prima. Dai commenti, era abbastanza scontata la vittoria di Donatella Dipietrantonio e quindi non mi ha sorpreso più di tanto. Se ne parlava già da tempo ed era tra i libri più meritevoli di quest'anno. Mi ha colpito vedere un clima molto sereno quest'anno e gli autori fare squadra. Cosa non scontata".
Ci pensi mai al tuo nome nella cinquina finalista?
"E’ abbastanza impossibile vedermi allo Strega per quello che scrivo. Sono contento così perchè ho avuto le mie soddisfazioni dal premio Troisi, al premio Guareschi. Per quello che faccio io sono degli approdi molto importanti. Allo Strega sarà molto difficile arrivarci, ma magari sono le ultime parole famose...".
Eppure, qualcuno ha affermato che tu abbia inventato un nuovo genere letterario…
"Ho ripreso la commedia, che non ha mai goduto di ottima critica perché associata alla superficialità. Ho semplicemente rimesso in pratica quello che avevo scoperto per conto mio all'università. Sono laureato in Lingue e Letterature straniere e quando la mia prof di inglese mi ha spalancato gli occhi su Swift e su Stern per me è cambiato tutto. Si può scrivere anche così, anche facendo ridere? E dicendo delle cose interessanti. Non so se ho inventato un nuovo genere, sicuramente l'ho ripreso".
Che cosa hai in serbo per i tuoi lettori? Progetti estivi?
“Per ora mi riposo perchè il 17 settembre uscirà il mio nuovo libro “Santa Maria” per Solferino. Girerò tanto l’Italia per la promozione e metto da parte le energie".
Qualche anticipazione?
“E’ una favola distopica molto amara. La protagonista è una donna che ha apparentemente 60 anni, ma in realtà ha 5 miliardi di anni perché è la Morte e vive tra noi. Abita in un paesino molto piccolo, nascondendosi da tutto e portando avanti il suo lavoro in maniera certosina, senza personalismi. Un lavoro molto metodico, numerico, non se la prende con nessuno in particolare.
Succede però che dopo 5 miliardi di anni va in burnout e decide di recarsi all'INPS per cercare di andare in pensione, ma gli uffici sono intasati di scartoffie. Quindi lei per tirarsi un po’ su è costretta a frequentare la gente, ad entrare nel mondo che finora ha trattato con distacco, per rendersi conto di quello che siamo diventati. E’ una storia di satira feroce contro gli stereotipi e i mali della società, visti dalla lente distorta della morte. Spero che possa diventare un monito verso quello che potrebbe cambiare".
Come sei approdato al marketing lo hai raccontato in un libro. Ma all’editoria come sei arrivato?
"Da gennaio ho lasciato il lavoro nel marketing. Vent'anni in una grande multinazionale ma ora mi dedico solo ai libri. Arrivo ai libri, dopo un momento di scoramento sul lavoro. Lavorando in pubblicità sei costretto a dei formati molto brevi, dove bisogna dire tutto in 20-30 secondi. In quel periodo tutti parlavano del corso di Raul Montanari a Milano e per me era molto alla portata, e lì ho iniziato a proporre dei racconti. E' stato Raul a incoraggiarmi e poi è arrivato il resto: i libri per gli adulti, i libri per i bambini".
Ma il marketing rimane nelle copertine dei tuoi libri
"I miei libri escono quasi sempre d'estate. Il prossimo uscirà a settembre. Ci sta che sotto l'ombrellone si porti un libro più colorato, in alcuni casi con immagini di pop-art molto spinta che cattura l'occhio. Ogni anno escono 90mila libri, io ho la fortuna di avere una compagna libraia e chi meglio di lei sa dirmi cosa funziona e cosa no? Copertine molto sgargianti e che si fanno notare. Viviamo in un'epoca social in cui la cornice fa già parte del quadro".
Da che cosa trai ispirazione per le tue storie?
"Il trapianto al nord ha avuto i suoi traumi. Osservo molto la gente, la fisso, cerco di capire che vita hanno. Poi, viaggiando molto in treno, prendo appunti, sento quello che dice la gente, i loro messaggi vocali a tutto volume. E mi accorgo della follia in cui siamo caduti".
Qualcuno, riconoscendosi, si è mai arrabbiato?
"Quello no, perchè cambio spesso dei dettagli. Cambio la descrizione delle persone. E poi non so se in prigione scriverei altrettanto velocemente, quindi è importante restare un uomo libero".
Nella tua produzione letteraria ci sono una serie di opere classiche accompagnate da "spiegato male". Di che cosa si tratta?
"A scuola ho avuto un trauma con Dante Alighieri. Purtroppo io, come studente, non ero tanto propenso, e neanche l'insegnante a fare il suo mestiere. Io vengo da una famiglia di insegnanti e so quanto è difficile fare quel mestiere. Ci sono persone illuminanti e altre che invece non ci si dedicano molto. Quindi in occasione dei 700 anni dalla morte del Sommo Poeta mi sono detto che era ora di prendere il toro per le corna e ho scritto "L'inferno spiegato male", ovvero come lo spiegherei io, non come il Prof. Barbero. è stato un piccolo esperimento che è andato benissimo, in un momento in cui su Dante si è scritto tantissimo. Così è nata la collana. Sto incontrando tante scuole (IV-V elementare e I e II media), ragazzi dai 9 ai 13 anni. Sono dei libri molto semplici che prendono spunto dai libri game degli anni '80, che leggevo quando ero ragazzino. Hanno dentro enigmi, illustrazioni e funzionano tantissimo tra i ragazzi. I bambini sono felici di leggere libri in cui si ride e si gioca anche".
Il tuo ultimo lavoro "Vedo gente" però non è un libro...
"Si tratta di un audiolibro scritto appositamente per Storytel, in dieci puntate da 50 minuti, recitate dal bravissimo Alessandro Tiberi abile a interpretare la parte. Parla della storia di uno scrittore molto pretenzioso, in disgrazia perché i suoi libri non vanno tantissimo perché snobba il pubblico e si trova senza amici a Milano con cui sfogarsi. L'unico che gli rimane è il vecchio amico immaginario dell'infanzia che nel frattempo è cresciuto anche lui e ha un problema di cuore. L'amico immaginario è innamorato di una ragazza immaginaria, che è l'amica immaginaria di un'importante influencer italiana in disgrazia. Ora ci tengo a dire, che la storia l'ho scritta due anni fa, a scanso di equivoci... è la prima commedia romantica che scrivo e sono molto soddisfatto del risultato, sia per come è venuta, sia per tutto il lavoro che c'è stato dietro".