AGI - Si può passare tutta la vita ad aspettare qualcosa che non arriverà mai? Sospesi a scrutare l’orizzonte in cerca di un segnale?
Del tempo sospeso, della gabbia dell’attesa è prigioniero il Tenente Giovanni Drogo, protagonista del romanzo “Il deserto dei Tartari” di Dino Buzzati, che oggi rivive in un fumetto edito da Sergio Bonelli, firmato da Michele Medda e Pasquale Frisenda.
In queste pagine, le descrizioni minuziose di Buzzati rivivono nelle atmosfere di tavole silenziose, di numerose splash, che costringono il lettore a immergersi nel tempo sospeso della fortezza Bastiani, primo avamposto del confine nord dove il tempo scorre lentissimo ad aspettare un nemico che non si paleserà mai. Un luogo da cui questa milizia appesa agli eventi, vorrebbe andare via, ma che allo stesso tempo ne subisce il fascino rimanendone imbrigliata per sempre. Questo è il destino anche di Drogo che a Bastiani ci passerà tutta la vita e che una volta tornato a casa per salutare l’anziana madre, per una licenza di 30 giorni dopo quasi due anni di assenza, si troverà spaesato di fronte al mondo e persino al cospetto della donna che pensava di amare. Il deserto diventa così la metafora della vita che scorre, tra la noia e l’assurdo rigore dei regolamenti militari che scandiscono la giornata di soldati senza guerra. A Bastiani si trasformano i sogni di gloria in granelli di polvere.
E l’amaro arriva quando al momento della battaglia, il nostro Drogo è oramai troppo malato per affrontare la guerra che ha atteso tutta la vita. Dopo anni ad attendere, lascerà la fortezza senza sfoderare la sciabola e senza medaglie da eroe. L’opera di Buzzati permea così il senso di sconfitta e inutilità della vicenda umana, in attesa degli eventi, proprio come i miliziani persi nel deserto. Il coraggio di Buzzati è anche quello di aver scritto e consegnato quest’opera nel 1939, quando l’Italia sotto impulso della propaganda si preparava a una guerra sanguinosa per il continente europeo.
Il fumetto anche stavolta si conferma un ottimo genere letterario per avvicinare il lettore ai classici della letteratura. La scelta dell’editore di riservare a questa opera di Medda e Frisenda, un formato grande (22.5 x 2.2 x 30.2 cm) con tavole in bianco e nero, che permettono un’immersione completa nelle atmosfere e i paesaggi così ben resi dalla matita di Frisenda. In questa nuova veste de “Il deserto dei Tartari” i pensieri trovano il loro spazio nei dettagli di molte tavole splash, dove il formato della pagina, e il gioco di luci e ombre, costringono a un’immersione completa nei turbamenti del protagonista. Ad aiutare il transfer con Drogo, anche la presenza di numerose sequenze di tavole mute.
Quella che Bonelli ci regala è un’edizione da collezione per gli appassionati di fumetto, ma anche un’opera necessaria per chi non conosce ancora Buzzati e vuole avvicinarsi alla sua opera in una maniera diversa, ma non meno catartica.