AGI – Non esisteva un Ennio Doris pubblico e uno privato, un Ennio Doris instancabile ottimista e uno invece più intimo e fragile. L’Ennio Doris che dialogava con Silvio Berlusconi era la stessa persona che si incontrava nei bar di Tombolo (piccolo comune di 8mila abitanti in provincia di Padova che non ha mai lasciato). Lo stesso che inventava il concetto di consulenza bancaria globale ripensando alle sue prime esperienze lavorativa, quando doveva a bussare alle porte dei suoi clienti che, essendo per lo più contadini, non potevano abbandonare i campi per recarsi in banca. Così come l’atteggiamento nei confronti della vita, come qualcosa da celebrare, da migliorare e di cui appassionarsi. Era lo stesso ostinato ottimismo che l’ha portato ad innovare così profondamente il settore bancario italiano.
Sara Doris l’ha raccontato nelle pagine di “Ennio, mio padre” (Edizioni Piemme) e ha spiegato ad AGI il perché di questo libro
Come nasce l'idea di scrivere un libro su Ennio Doris?
“La ragione d’essere di questo libro è poter testimoniare uno dei tanti modi di vivere, e farlo per portare i suoi valori anche nel futuro. Avevamo pensato ad un libro da dare alle persone che entreranno in Mediolanum, come un mezzo semplice e immediato per far capire in che azienda sono arrivati. Poi abbiamo pensato che Ennio non sarebbe mai rimasto chiuso in un confine e che la sua vita avrebbe potuto ispirare qualcuno anche fuori dal nostro ambiente. Ogni volta che presento il libro ricordo e ricordo a me stessa quali sono i valori per cui vale la pena vivere. I modelli sono importanti nella vita e quella di Ennio è una testimonianza che credo possa essere utile a molti".
«Ha avuto la fortuna, Ennio Doris, mio padre, di aver messo a fuoco molto presto il miglior talento che aveva. Suo, senza però appartenergli. Per lui, avere una capacità, una dote particolare, voleva dire aver ricevuto una risorsa da mettere a disposizione di tutti. Di proprio, un uomo di talento ha solo la responsabilità di mettere a frutto ciò che gli è stato affidato, a beneficio del mondo. Di questo era convinto.»
Nel libro di ci sono molti aneddoti che raccontano come le fortune e i successi più grandi di Doris abbiamo avuto origine dal caso, come quando ha incontrato casualmente Silvio Berlusconi o come lo stesso concetto di banca al centro di Mediolanum nasca da una prima esperienza lavorativa tutt'altro che entusiasmante...
"Lui ti incoraggiava davvero a fare quello che la vita ti chiede. Ci chiediamo sempre cosa vogliamo dalla mia vita, una domanda legittima per carità, se puoi fare quello che senti nel cuore va benissimo, sei davvero fortunato... ma se non lo puoi fare in questo momento, allora fai quello che devi fare come fosse quello che hai sempre desiderato, con la stessa passione e da lì le cose si muoveranno"
In più parti nel libro si parla dell'amore, dell'affetto per la sua gente e la sua terra. Affetto palpabile anche durante i funerali di Doris, nel 2021 nella sua Tombolo
"Quel giorno in molti mi hanno detto che non sembrava un funerale, ma una celebrazione dell’amore. Siamo tornati a casa sentendoci meglio, con più ottimismo, più sereni. Quel giorno c'erano personalità note assieme a gente del paese, senza alcuna distinzione. Così anche durante la malattia con le infermiere che ci dicevano che Ennio sembrava "uno di loro". Penso sia questo il lascito suo più grande, l'amore rimasto dentro alle persone che l'hanno conosciuto"
Quanto è difficile, da figlia, portare avanti l'opera di un così grande innovatore?
"Se ti metti a fare confronti con Ennio ne uscirai sempre perdente, ma con il tempo io e mio fratello abbiamo realizzato che è stata una fortuna averlo come padre e ci siamo resi conto che quello che sentivamo non era più responsabilità vissuta come un peso ma come un dono bellissimo che era nelle nostre mani e che dovevamo impegnarci ogni giorno per occuparcene e prendercene cura come si fa con tutte le cose belle della vita che richiedono impegno, certo, ma danno anche grandi soddisfazioni".