AGI - Dopo il successo delle prime due, la terza serie di ‘Makari’ andrà in onda su Rai 1 suddivisa in 4 nuovi episodi da domenica 18 febbraio a domenica 10 marzo. In attesa del ritorno degli splendidi panorami del trapanese e di Claudio Gioè nel ruolo di Saverio Lamanna, di Domenico Centamore in quello di Piccionello e di Ester Pantano nei panni di Suleima abbiamo incontrato l’autore dei libri editi da Sellerio da cui la serie è tratta: Gaetano Savatteri.
Da quali suoi testi prendono spunto i nuovi episodi della serie?
Dai racconti ‘La segreta alchimia’, ‘La città perfetta’, ‘Tutti i libri del mondo’ ed ‘Il fatto viene dopo’, contenuti nelle antologie ‘I colpevoli sono matti’ ed ‘Una notte in giallo’. Non mi cimento anche come sceneggiatore perché in nome delle diverse esigenze dei mezzi di espressione ritengo giusto lo facciano altri. Libri e serie tv sono prodotti distinti, ognuno dei quali merita a tal punto autonomia propria che l’autore potrebbe addirittura rivelarsi un ostacolo in fase di trasposizione. La sola cosa di cui mi preoccupo è che sia mantenuto lo spirito complessivo di questa commedia gialla. Per il resto, non essendo Shakespeare, non temo di venire tradito. Tuttavia vado spesso sul set, in quanto ancora stupefatto di vedere i miei personaggi prendere vita e curioso di scoprire come lo faranno.
Il suo lavoro è contrassegnato da un tono ironico che pare teso a contenere, ogni qual volta fa capolino, ogni tipo di riferimento alto: perché questa scelta?
Viviamo in un tempo social; sui nostri display possiamo trovare una frase di Pasolini, o di Mandela, accanto a un gattino o una crostata. Il gioco tra alto e basso è diventato costante. Dato che ormai qualsiasi cosa appaia sui social ne assume i connotati è cambiato anche il nostro approccio ai grandi classici. Se anche Dante è su TikTok io non posso che abbassare il tono, sia perché nei miei libri ho scelto quello della commedia, sia perché figlio del mio tempo.
Lei ha conosciuto Sciascia e Camilleri: in qualche modo se ne sente epigono?
Quelli sono grandi padri senza eredi. Nel senso che chi scrive oggi, in tutta Italia, non può prescindere dal lascito di questi ed altri enormi autori. Nel caso di un siciliano come me, poi, scrivere è come trovarsi in una casa di famiglia dalle cui pareti i ritratti di Pirandello, Brancati, Camilleri e altri ti sussurrano silenziosamente: cosa fai? Abbiamo già detto tutto noi, da anni ed anni. Allora tieni conto di questi progenitori e ammetti: farò quello che posso. Chi si può permettere un’operazione così affascinante e raffinata come l’invenzione della lingua di Camilleri? Io stesso uso pochissimo il dialetto nei miei libri: è impensabile confrontarsi con certi esempi. Inoltre sono cresciuto in una casa ed in ambienti in cui si parlava italiano, come avviene nella Sicilia moderna. Mentre Camilleri apparteneva ad una generazione diversa ed il suo orecchio era allenato all’ascolto di una lingua che molti anni fa, prima del crescere dell’alfabetizzazione, era estremamente diffusa e trasversale.
Ha in programma l’uscita di nuovi libri?
In primavera Sellerio pubblicherà ‘La Magna Via’, nuovo episodio della cosiddetta serie di Makari ambientato lungo il percorso della Magna Via Francigena, che i protagonisti percorreranno a piedi da Agrigento a Palermo. Mappata da Federico II è rimasta in auge fino all’‘800, quando situazione viaria dell’isola era un po’ peggiore, ma non troppo, di quella attuale. Oggi è un percorso di turismo slow.
Leggendola, si intuiscono potenzialità e pudore: ha in mente di dedicarsi in futuro a lavori di taglio più marcatamente letterario?
Accanto ai libri da cui è tratta la serie di Makari ne ho scritti altri di genere saggistico, che hanno dato in qualche modo ispirazione alla saga. ‘Non c’è più la Sicilia di una volta’ (Laterza, 2017) è ad esempio un tentativo di raccontare come l’isola non sia più quella di Sciascia e Tomasi di Lampedusa e richieda quindi nuove chiavi letterarie di lettura. Nella sua interpretazione è ormai diventato vezzo comune fare riferimento ai maestri del passato, ma si tratta di schemi superati: non esiste più la società rappresenta ne ‘Il Gattopardo’ o ‘Il giorno della civetta’, così come è anacronistica la Milano di Manzoni. Questa visione è scivolata sui libri di Makari, che descrivono una Sicilia moderna. Quanto al cosiddetto ‘romanzo serio’ è evidente che dovrò fare qualcosa di differente in futuro, che non vuol dire per forza migliore. I personaggi di Lamanna e Piccionello sono duttili e adatti a raccontare l’oggi, ma forse domani sceglierò di provare a scrivere altro.
Un paio d’anni fa ha curato per Sellerio l’antologia ‘L’isola nuova’, viaggio in trent’anni di scritture siciliane che spazia tra teatro, cinema, letteratura, giornalismo e graphic novel attraverso oltre 50 voci: qual era l’intento?
Se è vero che non c’è più la Sicilia di una volta, qual è il racconto dell’isola da far percepire? Ci sono tanti autori, come Nadia Terranova, Giosuè Calaciura e Roberto Alaimo, che raccontano una Sicilia inaspettata, non più identificabile con lumie e baroni vestiti di lino. Il presente è fatto di storie di violenza, di difficoltà legate al genere, e soprattutto contrassegnato da voci femminili, che nella raccolta sono infatti numerosissime. La Sicilia non ha avuto la sua Elsa Morante, ma una predominanza storica della scrittura maschile. Ebbene i tempi sono cambiati.
Da conoscitore del suo territorio letterario, sta per uscire qualcosa di potente dal serbatoio di tradizione e creatività della Sicilia? Magari da presentare al Festival ‘Una marina di libri’ che si terrà a Palermo a giugno sotto la sua direzione artistica?
Non so dire quanto potenti, ma di certo molte voci nuove rivelano il presente. Ogni anno alla Marina presentiamo tanti buoni libri e l’attuale può dirsi un momento di vitalità per la scrittura sulla Sicilia. A partire dal fenomeno Stefania Auci, con i suoi leoni diventati fiction, e dalla prossima proposizione in tv de ‘L’arte della gioia’ di Goliarda Sapienza. C’è voglia di Sicilia soprattutto fuori dalla regione, e credo che sull’onda del rinnovamento della sua tradizione la mia terra continuerà ad essere considerata un’isola del tesoro, rappresentato dalle storie che non smette mai di raccontare.