AGI - Dopo quasi 50 anni dal prossimo 15 novembre la stanza segreta di Michelangelo, un piccolo ambiente contenente una serie di disegni attribuiti al Buonarroti, a cui si accede dalla Sagrestia Nuova, all’interno del Museo delle Cappelle Medicee, diventa accessibile al pubblico.
L’annuncio era stato dato il 26 settembre 2023 dal Direttore Generale Musei Massimo Osanna durante la conferenza stampa di presentazione della Nuova uscita del Museo delle Cappelle Medicee, parte integrante del gruppo statale dei Musei del Bargello diretto da Paola D’Agostino.
“La conclusione dei lavori della Nuova Uscita e l’adeguamento del Museo delle Cappelle Medicee alle norme di sicurezza, consentiranno di aprire la stanza segreta di Michelangelo – ha spiegato Massimo Osanna - luogo di fascino straordinario, ma delicatissimo per l’ubicazione dello stretto ambiente nel percorso museale e per la tutela dei disegni a carboncino presenti sulle pareti”.
L’imminente e attesa apertura al pubblico della Stanza segreta, mai stata accessibile al pubblico in maniera regolamentata prima d’oggi, è ora resa possibile anche grazie al monitoraggio che verrà condotto nei prossimi mesi, d’intesa con l’Opificio delle Pietre Dure ed entrerà in vigore a partire dal 15 novembre per gruppi contingentati di massimo 4 persone alla volta, in modo da proteggere i disegni e mantenere adeguate condizioni conservative, indispensabili a salvaguardare i preziosi manufatti.
“È stato un lungo costante e paziente lavoro che ha coinvolto diverse professionalità e desidero ringraziare tutto il personale dei Musei del Bargello che ha lavorato con me in questi anni per quest’obiettivo – ha dichiarato Paola D’Agostino, direttore dei Musei del Bargello. Tra loro devo un ringraziamento particolare a Francesca de Luca, storica dell’arte e responsabile delle Cappelle Medicee e di Casa Martelli e a Benedetta Cantini, funzionario restauratore ai Musei del Bargello per l’attenta cura che hanno di questo ambiente straordinario. La mia profonda gratitudine va, ai colleghi dell’Opificio delle Pietre Dure che condividono con competenza e passione tanti progetti di restauro, diagnostica, monitoraggio e ricerca su alcuni capolavori dei Musei del Bargello”.
Il progetto
Era il novembre 1975 quando l’allora direttore del Museo delle Cappelle Medicee a Firenze, Paolo Dal Poggetto, incaricò il restauratore Sabino Giovannoni di fare dei saggi di pulitura in uno stretto corridoio sottostante l’abside della Sagrestia Nuova.
Un sopralluogo preliminare alla ricerca di uno spazio adeguato alla realizzazione di una nuova uscita del celebre museo. Fu in quella occasione che per la prima volta la stanzetta, 10 metri di lunghezza per 3 di larghezza, alta al culmine della volta 2 metri e 50, ed usata fino agli anni Cinquanta come deposito di carbonella e quindi chiusa e dimenticata per anni tornò alla luce sotto una botola completamente coperta da armadi, mobili e suppellettili accatastate.
Un luogo segreto dove il restauratore, sotto due strati di intonaco, fece la scoperta: una serie di disegni murali di figura, che Dal Poggetto attribuì a Michelangelo erano tracciati con bastoncini di legno carbonizzato e sanguigna. Immagini di dimensioni varie, in molti casi sovrapposti.
L’artista avrebbe così utilizzato i muri della piccola stanza per “abbozzare” alcuni suoi progetti tra i quali opere della Sagrestia Nuova, come le gambe di Giuliano de’ Medici duca di Nemours, citazioni dall’antico, come la testa del Laocoonte, e progetti riferibili ad altre sculture e dipinti.
L’allora direttore ipotizzò che l'artista si fosse rifugiato nel piccolo ambiente nel 1530, quando il Priore di San Lorenzo, Giovan Battista Figiovanni, lo nascose dalla vendetta del papa Clemente VII, infuriato perché l’artista – durante il periodo in cui i Medici furono cacciati dalla città - aveva militato come supervisore delle fortificazioni per il breve periodo di governo repubblicano (1527-1530). Ottenuto il perdono della famiglia Michelangelo tornò finalmente libero e riprese nuovamente i suoi incarichi fiorentini, fino a quando nel 1534 abbandonò definitivamente la città alla volta di Roma.
“Questo ambiente così piccolo è un vero unicum per il suo eccezionale potenziale evocativo. Le sue pareti sembrano contenere a stento numerosi schizzi di figura, in buona parte di formato monumentale, tracciati da segni che attestano una grande chiarezza progettuale – ha commentato Francesca de Luca, curatrice del Museo delle Cappelle Medicee -. A questi si accompagnano studi, variamente accurati o sommari, di dettagli anatomici, di volti, di pose inconsuete.
Non in tutti i disegni è avvertibile la stessa sostenuta tensione qualitativa della grafica di Michelangelo, che secondo la ricostruzione di Paolo dal Poggetto, scopritore di questa stanza nel 1975, qui si sarebbe potuto esercitare nel 1530 durante la sua latitanza per salvarsi dall’ira di papa Clemente VII Medici dovuta alla sua attività di responsabile delle fortificazioni presso il governo repubblicano, che aveva espulso la famiglia nel 1527.
Tuttavia questo luogo permette ai visitatori di oggi l'esperienza unica di poter entrare in contatto diretto non solo con il processo creativo del maestro, ma anche con la percezione della formazione del suo mito di divino artista, preso a modello dai colleghi contemporanei e dai giovani iscritti all’Accademia delle arti del Disegno, di cui Michelangelo fu nominato "Padre e Maestro", che nel 1563 stabilì la sua sede in Sagrestia”.