AGI - C'è una notizia che non troverete quasi da nessuna parte sulla stampa italiana e che pure è un duro colpo per gli amanti di quella 'letteratura di intrattenimento' che è insieme, per l'appunto, letteraria e coinvolgente.
Luca Di Fulvio, uno degli autori dal percorso più misterioso nella storia dell'editoria italiana, se n'è andato, divorato dalla Sla a 66 anni, quasi ignorato in morte come lo era stato in vita, ma solo in Italia.
Eppure in Paesi come Germania e Francia - dove si legge molto più che in Italia - era così amato da essere un ospite fisso delle parti alte delle classifiche di vendita.
Ma come è possibile che un autore abbia più successo fuori dai confini che nelle patrie librerie? Misteri del mercato, senza dubbio, ma forse anche di un certo conformismo del gusto che porta a preferire al mestiere le sperimentate formule alchimistiche delle scuole di scrittura. Pietre filosofali - o presunte tali - che generano in serie ondate tematiche che spaziano dal racconto di formazione all'intimismo esistenziale cercando di sostanziarsi più nei rimandi e negli ammiccamenti alle mode ideologiche del momento che alla reale sostanza di quello che - da che mondo è mondo - dovrebbe essere alla base di qualunque narrazione: la storia.
Addio, quindi, a un principe delle storie, quale è stato proprio Luca Di Fulvio, scrittore e drammaturgo, ricordato con commozione più dai suoi lettori che da critici e studiosi che sembrano aver dimenticato capolavori come 'La scala di Dioniso' (pubblicati nel 2006 da Mondadori) e soprattutto 'La gang dei sogni' (edito nel 2008 da Mondadori) da cui qualunque produttore con un minimo di lungimiranza avrebbe tratto già da un pezzo una straordinaria serie tv.
Merito di Rizzoli se abbiamo in Italia i suoi ultimi lavori, 'La ragazza che toccava il cielo' e 'Il bambino che trovò il sole di notte', pubblicati con enorme successo prima in Germania che in Italia.
“Luca non c’è più, ma resterà sempre con me, con noi Grazie a tutti voi per l’affetto di questi anni e per aver accolto le sue storie”, ha scritto la moglie Elisa su Instagram. “Il destino ha sempre attraversato i miei libri" diceva Di Fulvio in un'intervista, "il concetto di destino immagino sia nato con l’uomo. È la storia che gli dei hanno scritto per noi. Nel destino credo che inconsciamente cerchiamo una ragione all’esistenza. Una specie di geometria che giustifica le domande alle quali non c’è risposta. L’altro aspetto del destino – e questo ha a che fare con la mia sfera personale – è quello della scelta. Scegliersi il proprio destino. Tracciare la propria via. E questo aspetto giustifica noi stessi, singolarmente".
A lui è toccato un destino davvero bizzarro e per molti versi crudele.