AGI - Scriveva Freud che l'opposto del gioco non è ciò che è serio ma ciò che è reale. Di conseguenza il contrario del reale è il gioco: qualcosa del tipo "Ceci n'est pas una pipe" di Magritte o del Priorato di Sion. Una specie di Truman Show, insomma. Che e' molto più di quanto è finto, essendo innanzitutto uno scherzo. Un gioco appunto: basato su una tecnica del disinganno che è la fonte della disinformazione e che i situazionisti francesi chiamavano nel Dopoguerra "de'tournement". Se poi il gioco si vale anche di elementi quali l'arcano e il criptico, si raggiungono esiti singolarissimi come quello che nel 1981 arrise a Luigi Serafini, autore di un Codex, detto "Seraphinanus", fatto di illustrazioni indecifrabili e di testi illeggibili, puri segni anticonvenzionali per un nuovo alfabeto e una originale galleria, più arte che letteratura pur trattandosi di un libro, che racconta l'invissuto e viola anche la Legge di Murphy. Un'esperienza che dà seguito a tali suggestioni è quella promossa a Palermo dall'Arca degli esposti della palermitana Eliana Urbano Raimondi, curatrice di mostre e scrittrice, e del romano Ivan Cenzi, studioso di antropologia e cinematografia, che hanno allestito una mostra, "Inventarium", aperta fino al 6 maggio nella sede dell'associazione e inaugurata forse non a caso il primo aprile (il giorno dello scherzo) con un collegamento in streaming con Serafini, che ha spiegato l'idea di creare mondi nuovi, inconoscibili e immagati, eppure cosi' verosimili nella sfera onirica e della pura immaginazione.
"Inventarium" e' ispirato a un'altra idea parallela, quella della "gnosi fantastica" com’è chiamata nella mostra, dove "gnosi" non sottende rigurgiti protocristiani ma risponde al significato proprio di conoscenza, pur tuttavia e ossimoricamente fantastica, inesistente. Il gioco in realtà è più sottile e sopraffino perché' ha il senso della mistificazione: le opere con le loro didascalie si pongono su un piano scientifico ma non si tratta che di dissimulazione. Dice all'AGI Eliana Urbano Raimondi: "Il nostro progetto si propone come omaggio al 'Codex seraphinanus' e nella scia di quell'enciclopedia surreale abbiamo chiesto a trentuno artisti internazionali - molti italiani, ma anche francesi, spagnoli, giapponesi, un russo, un armeno - di abbinare a una loro opera un neologismo che fosse legato a una definizione scientifico-poetica e costituisse un lemma enciclopedico. Per esempio in 'Domofobia' Luca Cecioni illustra, in una tela dove una persona è seduta davanti a un televisore spento in una stanza spoglia, la paura degli spazi domestici che porta a rifugiarsi in motel anonimi e squallidi". Il termine non esiste né è nota la sindrome psichiatrica. Di qui il motivo della gnosi fantastica che apre a una conoscenza su un mondo inventato attraverso una definizione pseudo-scientifica formalmente strutturata ma sostanzialmente falsa alla quale l'opera d'arte fa da illustrazione come in una enciclopedia. Altro esempio di deviazione psichica quello di Gaetano Costa che in "Tronofobia" descrive la paura di adempiere alle proprie responsabilita' apicali riducendosi ad assumere atteggiamenti infantili e puerili.
Ma l'arguzia nell'Inventarium (repertorio di trovate e invenzioni) si esercita nel piu' vasto campo della pura immaginazione. Piero Schirinzi ha dato vita a un incrocio tra cigno e levriero chiamandolo "Ciniero" e offrendo una scheda storica del raro esemplare di cane vissuto in età classica ai bordi di un canale dove nel tempo le due specie si sono fuse coabitando. Il bestiario vanta altri animali favolosi, come l'aquila della Gallia Nerbonensis, dotata di poteri super sensoriali, o il Pantoctopus di Mikaelian Corvengi, pantera nera con la coda di polpo presente sin dall’antichità nell'altipiano armeno e venerata perche' protegge la popolazione dagli attacchi turchi. La mostra si divide in cinque macrosezioni tematiche, alcune a loro volta articolate: "Morte e ironia, capricci anatomici, sacro e mito", "Rito, corpo e melancolia", "Natura", "Psicotopie, psicopatologie e parafilie allucinate", "Neoarchetipi ludici, Eros autorefenziato e Thanatos, Guerra e denuncia". Le opere sono realizzate con le tecniche più diverse, dalla pittura alla scultura, dalla videoperformance all'installazione, e si offrono alla curiosità del visitatore per stimolare in esso il senso critico divertendo allo stesso tempo anche per gli effetti di un pronunciato uso dello storytelling. "Abbiamo messo gli artisti - dice Eliana Urbano Raimondi - in una posizione scomoda e noi stessi svolto una funzione maieutica. E si è avuto modo di verificare uno stretto rapporto tra opera d'arte e testo scritto: quelli con uno stile creativo più ricco e sofisticato hanno poi rivelato un lessico più ricercato, mentre una pittura sfrangiata ha tradito anche contaminazioni linguistiche". Il progetto e' nato durante la pandemia e i primi prodotti sono stati caricati sul sito dell'associazione. Agli inizi di quest'anno, forte di numerose opere inedite, la mostra e' stata fisicamente allestita a Barcellona fino al 6 marzo, dopodiché è arrivata a Palermo, con alcune modifiche degli artisti selezionati e delle opere esposte "L'interesse suscitato fin da subito dal nostro progetto - scrive nel Catalogo Ivan Cenzi - è in parte da ascivere al contesto peculiare in cui esso è nato. Quel periodo di crisi, proprio in virtu' del fatto che si ci è trovati orfani di qualsiasi conforto, si è rivelato un momento particolarmente sacro: il nostro invito a dare valore al gioco in circostanze così tragiche è stato forse avvertito come un atto taumaturgico e apotropaico". Ma sebbene figlio del Covid, "Inventarium" rimane frutto del Codex di Serafini. Con la differenza che il libro dell'artista e architetto romano e' un album di opere d'arte fatto di testi che si configurano essi stessi come motivi decorativi e artistici, mentre la rassegna palermitana si costituisce come una camera delle meraviglie dove si entra con in mano guide e schede esplicative per vivere una dimensione ultronea e ucronica. Magari sorridendo degli scherzi in bella mostra.