AGI - C'è un altro Giacometti oltre allo scultore svizzero di fama internazionale Alberto, le cui opere sono ospitate nei maggiori musei mondiali: è il fratello Diego, minore di un anno e sicuramente meno conosciuto, ma la cui arte più eclettica è ora in mostra alla Fondazione Rovati, a Milano, fino al 18 giugno.
"Diego, l’altro Giacometti" presenta 60 opere tra sculture, arredi, piccoli animali e 'maquettes' che rappresentano le declinazioni del lavoro scultoreo e di design di Diego Giacometti. Tra le sue fonti d'ispirazione c'era proprio l'arte etrusca, protagonista dell'allestimento permanente nel palazzo ottocentesco su Corso Venezia con cui l'esposizione 'dialoga'.
La mostra, curata da Casimiro Di Crescenzo e organizzata in collaborazione con PLVR Zurigo, è la prima interamente dedicata all'artista in Italia e offre uno spaccato della sua arte raffinata con opere provenienti dagli eredi di Diego Giacometti, dalla Fondation Giacometti di Parigi, dall’Alberto Giacometti Stiftung - conservata presso la Kunsthaus di Zurigo -, dal Musée Picasso-Paris di Parigi e da collezioni private. Diego Giacometti, scomparso nel 1985, 19 anni dopo Alberto, era fortemente legato al fratello con cui ha vissuto un rapporto simbiotico nei 40 anni passati insieme a Parigi.
I due fratelli erano figli del pittore Giovanni e, nonostante le assonanze formali tra le loro opere, Diego sviluppa uno stile artistico originale, caratterizzato dall'amore per la natura e gli animali. Quella di Diego è una produzione dallo stile immediatamente riconoscibile, che prende ispirazione dall’archeologia e dalla mitologia, combinate con elementi naturalistici e, anche, surreali. Gli oggetti prendono vita e acquistano una propria personalità. Le opere esaltano l’essenzialità della forma, le proporzioni perfette e il sottile gioco di equilibrio tra le diverse componenti.
L’opera di Diego è espressione dell'arte del XX secolo, in cui l'estetica e la funzionalità si fondono in modo armonioso. Le sue sculture in bronzo sono capolavori di elaborazione creativa e tecnica, in cui ogni dettaglio è curato con estrema precisione; i suoi mobili sono progettati per essere utilizzati come sedute o come tavolini, ma allo stesso tempo sono opere d'arte uniche e ricercate.
La mostra si sviluppa in quattro temi, approfonditi nel catalogo:
- Tra scultura e design;
- Bestiario, con l'importante filone degli animali visti come amici e compagni di vita, dal cucciolo Rigolo, al ragno che tesseva la tela nel suo studio, alla volpe Misrose, alla gatta Fofa;
- Lo Spazio Bianco raccoglie una serie di ritratti di Diego eseguiti dal padre e dal fratello;
- Per la prima volta vengono esposti i tre Oiseaux creati nel 1942 per il salotto dell'appartamento di Francis Gruber: lo Specchio del 1942, nato da una fantasia barocca, la Mano del 1942-1944, e l’Applique aux panthères, un tempo collocata nella casa dell’artista in rue du Moulin-Vert a Parigi.
Come spiega Giovanna Forlanelli, Presidente della Fondazione Luigi Rovati, "la scelta di ospitare per la prima volta in Italia Diego Giacometti è motivata dalla forte ispirazione che l’artista trae dall’arte etrusca. Dal piano ipogeo al piano nobile, le opere di Diego si inseriscono nel percorso permanente, nel dialogo continuo fra antico e contemporaneo, dimensione identitaria del nostro Museo d’arte".